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Risparmiare sui costi con la potatura meccanica della vite. Ma non è oro tutto ciò che luccica

Abbassare i costi di produzione sta diventando un imperativo ma la meccanizzazione integrale spesso non fornisce il risultato atteso e può essere persino controproducente dal punto di vista quantitativo e qualitativo

08 dicembre 2012 | Graziano Alderighi

Le scelte dei vitivinicoltori si stanno polarizzando, da una parte chi ritorna a pratiche colturali antiche, magari rivisitate in chiave moderna, come la potatura soft di Simonit&Sirch e chi invece spinge per una meccanizzazione integrale delle operazioni.

La meccanizzazione integrale della potatura può portare a un risparmio di manodopera che può arrivare al 90% rispetto all'operazione completamente manuale. L'incidenza complessiva della potatura sul totale delle spese del vigneto è stata calcolata nel 14% dall'Ing. Fernando Maines dello Iasma e può essere dimezzato con una potatura meccanica seguita da rifinitura manuale, ancor oggi la tecnica preferita per risparmiare sui costi.

Infatti la potatura integrale meccanizzata presenta alcune problematiche che ancora non sono state risolte, tra le quali spiccano un minore rigoglio vegetativo, un ridotto peso medio dei grappoli, una diminuzione del contenuto zuccherino dell'uva ma un significativo innalzamento della produzione. Le ricerche effettuate fino ad oggi sono però discordi nel fornire l'entità delle criticità dovute alla potatura integralmente meccanizzata, dipendendo soprattutto dal vitigno ma anche dalla fertilità del suolo e dalle condizioni microclimatiche. Il Cabernet Sauvignon allevato a Casarsa e potato integralmente a macchina può presentare persino tenori zuccherini superiori a quelli del testimone potato manualmente. Nessun incremento significativo della produzione dovuto alla potatura meccanica è stato riscontrato sul Moscato, dati simili si hanno anche per lo Chardonnay.

L'incremento produttivo dovuto a potatura meccanica integrale è però significativo per la maggior parte dei vitigni, anche se si assiste spesso a una riduzione del fenomeno dopo due/tre anni per accumulo di legno vecchio con conseguente incremento delle gemme cieche. Le piante, infatti, spesso riescono ad autoregolarsi per l'ottimizzazione dei germogli fertili ma questo sistema, con la potatura meccanizzata, che lascia tralci lignificati necessariamente lunghi, può non essere sufficiente a garantire il carico produttivo a ceppo adeguato per vini di elevata qualità.

Uno studio recente dell'Istituto francese della vite e del vino, condotto in particolare su Merlot, ha verificato che l'incremento medio produttivo nei nove anni della prova è stato del 41%.

Naturalmente è fondamentale, allo scopo, procedere all'individuazione anche del sistema di allevamento migliore per la potatura meccanica che in molti casi è risultato il cordone permanente a un'altezza massima di 1,6 metri da terra.

Gli svantaggi della potatura meccanica integrale non debbono però far credere di dover abbandonare ogni speranza nel ridurre i costi. E' infatti possibile adottare la potatura meccanica in abbinamento alla rifinitura manuale che riduce gli svantaggi di quella completamente integrale, fino ad annullarli nel caso si esegua un corretto riadattamento di tutte le altre pratiche colturali, concimazione e irrigazione soprattutto.

In questo caso è possibile dimezzare il tempo lavoro per ettaro già con una macchina potatrice polivalente a lame rotanti con due operatori, a seguire, per la rifinitura. E' possibile poi un risparmio di un'ulteriore 28% del tempo lavoro se la macchina polivalente è dotata anche di lama verticale con un operatore aggiuntivo che esegue la rifinitura sulla parte opposto del filare a quella di operatività della macchina, consentendo così un singolo passaggio per filare vitato.

In generale, però, quando si esegue una potatura meccanica è bene attenersi a qualche regola generale. Innanzitutto è consigliabile posizionare l'organo di taglio il più vicino possibile al cordone, per evitare fenomeni di invecchiamento ed eccessi produttivi. Occorre evitare le ferite radenti, mantenendo un moncone equivalente almeno al diametro della ferita da taglio al momento dell’eliminazione di legno di due o più anni. Occorre poi tenere in maggiore conto della sensibilità al freddo dei singoli vitigni. Generalmente la potatura meccanica crea ferite più numerose e di dimensioni maggiori, ragion per cui, sulle varietà più sensibili al gelo è meglio intervenire solo poco prima della ripresa vegetativa, così da favorire un più rapido processo di cicatrizzazione delle ferite.

Un cenno infine alla difesa fitosanitaria. Sebbene non si siano mai riscontrati problemi di gestione fitosanitaria nel caso della potatura meccanica è bene lavare frequentemente le attrezzature preferibilmente con sali quaternari d’ammonio all’1% per prevenire il diffondersi delle malattie del legno, come la temutissima mal dell'esca.

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