Mondo Enoico 16/06/2012

I vantaggi dell'irrigazione rispetto ai vitigni nazionali

I vantaggi dell'irrigazione rispetto ai vitigni nazionali

Recenti esperienze condotte da diversi atenei hanno indicato come i vitigni si comportino diversamente a seconda della restituzione irrigua applicata


NETAFIM ITALIA

L’ampia sperimentazione e le recenti pubblicazioni, in merito ai risultati delle prove in microirrigazione a goccia in viticoltura, evidenziano diversi comportamenti secondo i differenti tipi di vitigni con sviluppi interessanti sulla qualità dei mosti e quindi sulla seguente tecnica di vinificazione.

Si sta consolidando la ricerca di tecniche irrigue mirate che, se da un lato nascono dalle medesime considerazioni fisiologiche di partenza, dall’altra permettono di evidenziare comportamenti differenti secondo la tecnica colturale, degli obiettivi produttivi e del microclima delle diverse zone.

La cosa, ovviamente, non stupisce più di tanto in linea generale, quanto invece è da apprezzare l’elevarsi della tecnica microirrigua a goccia da pratica saltuaria di soccorso, o di emergenza, a vera e propria pratica agronomica con precisi obiettivi produttivi e precise tecniche di applicazione.

È dimostrato che il mantenimento di uno stato idrico minimo nella vite è funzionale al corretto completamento della maturazione fisiologica e tecnologica, ovvero non solo zuccheri e acidità ma anche sostanze fenoliche e aromatiche.

La gestione dell’acqua ci permette di gestire diverse variabili anche utilizzando le tecniche di deficit idrico controllato (RDI) oppure ci consente di pianificare l’irrigazione per ottenere uno stato idrico minimo atto a produrre quanto desiderato senza promuovere troppa vegetazione. Il deficit idrico controllato è quella tecnica di programmazione irrigua che tende a limitare la disponibilità idrica entro particolari fasi fenologiche: Allegagione, Inizio sviluppo grappoli (moltiplicazione cellulare) e Invaiatura. Permette un importante risparmio idrico nell’ordine del 40-50%, migliora la qualità della produzione con riduzione della produzione rispetto al pienamente irrigato.

Altra tecnica è lo stress idrico sostenuto che si basa sul mantenimento di un regime irriguo limitativo (minimo) costante durante tutto il ciclo colturale determina un calo produttivo rispetto al pienamente irrigato con interessanti miglioramento qualitativo della produzione, i risparmi idrici maggiori del 50%. Comporta il grande vantaggio di avere maggiore facilità nell’automazione dell’irrigazione (interazione con sensori e sistemi di monitoraggio) grazie alla possibilità di programmare a tavolino turni e volumi irrigui.

NETAFIM e' in prima linea da oltre 40 anni al fianco dei maggiori esperti mondiali del settore vitivinicolo per sviluppare ed applicare le tecnologie piu' avanzate di gestione della risorsa idrica nel vigneto.

La competenza maturata nel corso di questi anni rappresenta la miglior garanzia per un prodotto di qualita' e per una gestione razionale dell'irrigazione finalizzata ad ottimizzare l'uso dell'acqua in termini di efficienza e costi.

Recenti esperienze condotte da diversi atenei hanno indicato come i vitigni si comportino diversamente a seconda della restituzione irrigua applicata, di seguito riportiamo solo alcuni esempi che sono stati recentemente portati a conoscenza dalle pubblicazioni.

È il caso del Verdicchio dove l’irrigazione applicata al 30% del fabbisogno idrico stimato sull’evapotraspirato, rispetto alla tesi di controllo, ha influenzato poco l’andamento della maturazione, la produzione e la concentrazione zuccherina, mentre ha portato ad un leggero abbassamento dell’acidità e a un aumento dell’azoto prontamente assimilabile dai lieviti. Nel caso del Sangiovese invece, l’irrigazione al 30% del fabbisogno, ha indotto un leggero incremento della produzione, un calo della concentrazione zuccherina e il mantenimento della concentrazione di antociani e polifenoli.

Un leggero apporto idrico potrebbe essere pertanto un elemento importante per ottenere vini con una buona colorazione, ma con una alcolicità contenuta. Dalle esperienze sull'irrigazione del Vermentino in Sardegna, nella zona del Parteolla, emerge la possibilità di risparmi idrici importanti con salvaguardia degli ottimi risultati produttivi già raggiunti. Sembra emergere, peraltro, la concreta possibilità di vantaggiosa evoluzione verso sistemi di irrigazione sotto-suolo (subirrigazione), con distribuzione alternata dell'acqua. Nel Vermentino la tecnica in RDI ha dato i migliori risultati produttivi soprattutto in termini di zuccheri e sostanze fenoliche. La tecnica di Stress Idrico Sostenuto ha dato buoni risultati produttivi e considerevole risparmio idrico ed è risultato il metodo di più facile gestione in automazione. Importante il dato della gestione in solo soccorso che, essendo una tecnica meno razionale e più improvvisata basandosi su indicatori macroscopici che si manifestano a danno già avvenuto, ha dato minore produzione e soprattutto scarsa qualità. Cabernet e Cannonau a confronto (stessa forma di allevamento e stesso carico di gemme) sotto RDI sono stati confrontati con testimone in asciutto. Il risultato è che il contenuto di polifenoli, antociani totali ed estraibili è stato condizionato dal diverso regime irriguo solo nel Cabernet mentre la produzione, in termini quantitativi, si è ridotta solo nel Cannonau.

Ancora su Sangiovese in provincia di Siena una maggiore disponibilità tra invaiatura e maturazione sembra aver avuto effetti positivi sul patrimonio zuccherino e sui composti fenolici e sul colore, il progressivo ridursi della disponibilità idrica verso la maturazione ha portato effetti positivi sulla qualità evidenziando fasi di maggiore e minore sensibilità alla carenza idrica e meccanismi fisiologici di risposta diversificati.

Altre esperienze che hanno coinvolto Abruzzo, Puglia e le due isole maggiori Sicilia e Sardegna evidenziano l’importanza delle tecniche microirrigue nella regolazione del contenuto in acidità titolabile, polifenoli e antociani. Concludendo si è evidenziato, anche su altri vitigni come Montepulciano e Syrah la diversa risposta allo stress e i diversi meccanismi di elaborazione delle sostanze di pregio organolettico. La recente pubblicazione dei risultati di 4 anni di prove su Merlot dell’Università di Udine confortano le evidenze espresse ma invitano a prestare attenzione al ruolo del singolo vitigno. Le prove muoveranno a breve su vitigni a bacca bianca quali Ribolla gialla e Friulano. Quindi la strategia di gestione della risorsa idrica deve basarsi su parametri affidabili per monitorare lo stato idrico e le condizioni di stress della pianta, non è più sufficiente parlare solo di gestione per uve a bacca rossa o a bacca bianca. Possiamo affermare, in accordo con le recenti evidenze, che la risposta al contenuto idrico varia in funzione del vitigno. Sta al viticoltore, al tecnico o al consulente saper utilizzare queste variabili per favorire una sempre migliore espressione varietale e gestire le produzioni, in funzione del prezioso compromesso tra quantità e qualità, in accordo con le pratiche agronomiche più razionali quali l’uso programmato dell’irrigazione a goccia.

NETAFIM ITALIA

 

Bibliografia

- Scalabrelli, Remorini, Tuccio e Tonutti – Qualità dell’uva e del vino e interventi irrigui (Informatore Agrario n° 20 maggio 2011)
- Bucchetti, Peterlunger, Falcinella, Cipriani, Castellarin – Deficit idrico e qualità di uva e vino (Informatore Agrario n° 15 aprile 2012)
- La Microirrigazione: progetti pilota in diverse realtà e su diverse colture arboree (Progetto n. 18 - L.R. 37/99 – D.GR. 1234/05)
- Mercenaro e Nieddu, Risposte ecofisiologiche e qualità della produzione nel Cannonau e nel Cabernet s. in relazione a restituzioni idriche differenziate – 2006


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