Mondo Enoico

Alla caccia di nuovi metodi per regolare la maturazione delle uve

I cambiamenti climatici in atto stanno anche modificando le dinamiche di maturazione delle uve, con conseguenze negative sulla qualità del vino e sulla stessa produttività. Occorre prendere provvedimenti

10 marzo 2012 | Ernesto Vania

Il clima cambia. Le ricadute sull'agricoltura non si esauriscono a seguito dei danni provocati da siccità, ondate di calore o gelo polare. La stessa fisiologia delle colture agrarie è influenzata con ripercussioni sulla produttività e sulla dinamica di maturazione dei frutti.

La vite non è esclusa da questa dinamica.

Leanne Webb dell’Agenzia nazionale di scienze australiana (Csiro) ha infatti evidenziato quanto ben noto ai viticoltori nella pratica quotidiana: il riscaldamento climatico e la siccità fanno maturare prima l’uva, condizionando in questo modo la qualità dei vini.

I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 64 anni di vendemmie e analizzato i tempi di maturazione delle uve in questo arco di tempo, i contenuti di zucchero dei vini, le caratteristiche organolettiche dei vini prodotti e le variabili ambientali del periodo considerato, come temperature e umidità. E’ stato scoperto che la tendenza verso la maturazione precoce dell’uva da vino può essere collegata a due variabili legate al clima: il riscaldamento e il calo del contenuto idrico del suolo, ossia la siccità.

Comprendere allora meglio la fisiologia dell'acino, collegandola al tenore in ormoni è quindi fondamentale per impostare una tecnica agronomica di contrasto ai cambiamenti climatici.

L'uva, infatti, necessita della presenza di ormoni per la sua crescita. Nella prima fase del suo sviluppo, l'acino funziona come gli organi verdi poiché contiene clorofilla; si parla di periodo erbaceo. La sua crescita è correlata alla ricchezza di vari ormoni (auxine, citochinine e gibberelline). Gli ormoni di crescita possono provenire dagli organi interni dell'acino, ma la maggior parte proviene dai vinaccioli. Il tenore in ormoni di crescita di un acino aumenta molto sino al momento dell'invaiatura, in seguito diminuisce in funzione del numero dei vinaccioli. Più vinaccioli corrispondono a un peso maggiore dell'acino e a un maggiore contenuto ormonico.

In base a questa dinamica è possibile comprendere come gli ormoni possano giocare un ruolo fondamentale nel ritardare la maturazione dell'uva. Ma quali ormoni? Secondo l'Agenzia nazionale di scienze australiana il più efficace nel raggiungere l'obiettivo potrebbe essere l'NAA (acido 1-naftaleneacetico).

Ma esistono metodi più semplici per controllare la maturazione? Il carico di frutti può essere un fattore agronomico di controllo e quindi occorre prestare attenzione ai diradamenti.

Meno nota è l'azione del rame, anticrittogamico molto utilizzato in vigna. Il suo utilizzo durante il periodo di fioritura può portare ad una diminuzione del numero di vinaccioli e dunque una diminuzione della resa, avendo quindi lo stesso effetto di un diradamento anticipato.

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