L'arca olearia

La Spagna dell'olio di oliva vince anche sulla ricerca biomedica

Terminati i lavori del Cias a Cordoba e Jaen, il professor Francesco Visioli fa il punto della situazione: eravamo gli unici, ora siamo stati surclassati nel giro di pochi anni. Una denuncia amara che deve far riflettere

29 novembre 2008 | Francesco Visioli



Si e’ tenuto a Cordoba e Jean (Andalusia, Spagna), dal 20 al 22 novembre 2008, la seconda edizione del congresso internazionale denominato Cias (Congreso Internacional sobre Aceite de oliva y Salud, vedi link esterno). Si tratta del maggior congresso a livello mondiale su questo tema e riunisce esperti per lo piu’ spagnoli e del resto del mediterraneo.

Organizzato dalla regione andalusa, ci si è divisi tra Cordoba (il primo giorno) e Jaen (i restanti due). Dico subito che non sono state presentate grandi novità scientifiche (almeno per chi segue questo filone di ricerca) e che un documento di consenso e di riassunto è ora in via di elaborazione e verrà, si spera, pubblicato l’anno prossimo su una rivista internazionale (quello originato dal Cias 2004 è stato pubblicato nel 2005 sull’European Journal of Clinical Nutrition).

Approfitto quindi della gentilezza di "Teatro Naturale" per esprimere considerazioni di altra natura, ovviamente personali ed opinabili.
Dal punto di vista economico ed agronomico seguo da lontano (non essendo un esperto) le polemiche sul “conflitto” Spagna-Italia.

La ricerca biomedica
Dal punto di vista della ricerca biomedica, però, mi sono reso conto che ogni eventuale tentativo di confronto è ormai inutile. Siamo (dico noi italiani ed il resto del mondo) stati surclassati nel giro di pochi anni. Ricordo che quando abbiamo iniziato a lavorare su questo argomento all’Università di Milano (nel 1993, primo lavoro pubblicato nel 1994) eravamo praticamente gli unici e lo siamo rimasti per qualche anno, affiancati poi da altri validi gruppi di ricerca italiani e non.

Quello che ha fatto in seguito la Spagna, tanto per cambiare, è stato di investire nella ricerca biomedica, per arrivare a dimostrare che l’olio d’oliva è superiore, in termini di ricadute sulla salute umana, agli altri oli vegetali (non è ancora dimostrato, ma ci stiamo arrivando).

Negli ultimi cinque anni, quindi, le pubblicazioni scientifiche provenienti dalla Spagna sono aumentate in modo esponenziale, mentre quelle italiane si sono quasi fermate.
In particolare, i gruppi di ricerca spagnoli hanno a disposizione centri medici in cui saggiare vari tipi di diete e grassi su soggetti cardiopatici, ottenendo quindi dati altamente rilevanti dal punto di vista umano.

La Spagna ha quindi investito per valorizzare ciò che ha (il comparto agricolo ed oleario), lasciando apparentemente da parte le polemiche e le frammentazioni in svariati organismi in competizione tra di loro, quanto invece non è accaduto in Italia.

La creazione di un centro d'eccellenza
La direzione mi è apparsa chiara e i risultati tangibili. Un esempio lampante è quello della recente creazione di un centro d’eccellenza sull’olio d’oliva (Ceas), con sede proprio a Jaen, dove si è tenuta la prima riunione del comitato scientifico. Il sottoscritto è tra i cinque membri permanenti di tale comitato e dovrà distribuire – secondo criteri di merito - qualche milione di euro elargito dalla Junta andalusa a favore di gruppi di ricerca, ovviamente anche loro andalusi.

Ricordo con senso di frustrazione la fatica che il nostro gruppo ha fatto per racimolare quei soldi che, allora, avevano portato il nome dell’Università italiana in cima alle classifiche della ricerca biomedica sull’olio d’oliva. Certo, la ricerca è per sua natura globale (o globalizzata) e non devono esserci distinzioni di campanile nell’avanzare del sapere. Però, sarà egoismo, sarà vanagloria, ma l’aver perso la leadership non fa piacere.

Un distacco non più colmabile
Credo personalmente che il distacco dalla Spagna in questo campo non sia colmabile nei prossimi anni e che non valga neanche la pena di mettere in campo forze risicate che non potranno farci competere con i cugini andalusi.

Accontentiamoci di fare ricerche di buon livello e leggere e studiare le nuove scoperte che proverranno dal paese iberico. A proposito delle quali posso riassumere lo stato dell’arte cosi’:

1) in campo cardiovascolare le ricerche che dimostrano come l’uso di olio d’oliva extra vergine, nell’ambito di una dieta equilibrata e di tipo mediterraneo, abbia azioni cardioprotettive sono abbastanza avanzate. Non possiamo ancora dire di avere dati inoppugnabili, ma da questo punto di vista la via sembra tracciata e si arriverà probabilmente a dimostrare i benefici dell’olio extra vergine;

2) restano le altre due grandi aree di salute umana: le malattie neurodegenerative ed i tumori. In questi campi la ricerca è ancora molto arretrata, anche per la difficoltà di mettere a punto modelli sperimentali adeguati e per ragioni etiche;

3) esistono campi, come quello della cosmetica e delle patologie cutanee, in cui forse si faranno progressi più rapidi del previsto.

L'unica via da percorrere
Concludo sposando ancora una volta la linea di pensiero di "Teatro Naturale". Non potendo più competere sul piano quali-quantitativo con altri Paesi, nè in campo agronomico/agricolo nè in campo biomedico ad esso correlato, forse l’unica via da percorrere è quella di valorizzare quanto la tipicità e la peculiarità della nostra produzione, se non altro per non deludere quanti si impegnano a fondo e con entusiasmo nel nostro comparto agricolo.

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