L'arca olearia

LO STATO DI SALUTE DEGLI OLI ITALIANI / 4. LA PAROLA AI CONSUMATORI: SI BRANCOLA ANCORA NELL'IGNORANZA, MA NEPPURE IL PREZZO AIUTA. NON SEMPRE A UNA BELLA CONFEZIONE, COSTOSA, SI ACCOMPAGNA UN PRODOTTO DI QUALITA'

Ora è la volta di chi l’olio lo acquista: nei tradizionali punti vendita c'è una maggiore offerta e una maggiore attenzione alla comunicazione delle caratteristiche del prodotto, ma nei ristoranti è rarissimo trovare un posto dove sia possibile scegliere tra vari tipi di extra vergine

30 giugno 2007 | Luigi Caricato

Come stanno gli oli italiani?

Dopo il parere del mondo della ricerca, dei buyer della grande distribuzione e degli enotecari, nonché degli assaggiatori professionali, passiamo direttamente a ciò che pensano alcuni consumatori.

Non si tratta di consumatori presi a caso, ma di figure che rappresentano un livello socio-culturale alto, in gran parte espressione di un mondo estraneo alla produzione dell'olio.

La domanda è all'incirca la medesima delle due puntate precedenti; ovverosia, in questo caso specifico:
“
Qual è l'effettivo stato di salute degli oli extra vergini di oliva in Italia?
Quelli da te degustati nelle varie occasioni - in famiglia, da amici o al ristorante - come si presentano nel complesso? Sono appena sufficienti, discreti, buoni o eccellenti?





IL PARERE DEI CONSUMATORI

Elisa Venturi, pubbliche relazioni, Marche
“In merito all’inchiesta sullo stato di salute degli oli italiani, dato che mi è richiesta assoluta franchezza, vorrei darle una risposta un po’ provocatoria, ma in cui io credo molto. Di conseguenza preferirei che lei riportasse la mia risposta unicamente a mio nome perché, come può ben immaginare, un’azienda come la Pieralisi non può che rimanere neutrale in certi ambiti.
Sulla base della mia esperienza, intensa seppur breve, vorrei risponderle che gli oli italiani oggi si presentano di discreta qualità: è stato fatto tanto negli ultimi anni, ma sembra incredibile ammettere che tra gli oli proposti per partecipare a concorsi e manifestazioni importanti vengono ancora presentati dai produttori oli lampanti. Nel complesso, comunque, gli oli italiani sono validi e gran parte di questo valore gli viene attribuito dalla specificità del loro assetto organolettico, certo purché si parli di oli “effettivamente italiani”.
Ed è questa la critica che vorrei portare: certamente l’olio che prendiamo al frantoio dietro casa è italiano, ma quante delle bottiglie presenti sulle tavole degli italiani contengono oli prodotti da noi? I dati parlano chiari: l’Italia esporta quasi la metà della propria produzione e, per soddisfare la domanda interna, ne importa altrettanti quantitativi.
Quindi alla domanda “qual è l’effettivo stato di salute degli oli extravergini di oliva in Italia” rispondo che è buono, anche se c’è ancora molto da fare, soprattutto in alcune regioni del Paese, purché si parli di olio realmente italiano.

Ilaria MANCINO, musicista e giornalista, Emilia
Quello che salta più evidente al gusto di una comune consumatrice, che però è pugliese e quindi "immersa" sin dalla nascita nella cultura dell'olio d'oliva, è che alla dicitura extra vergine non corrisponda una unicità di qualità.
Per quello che riguarda l'uso in casa o fuori, chiaramente tutto dipende dalla cultura dell'olio. Anche nei ristoranti la qualità e la giusta scelta dell'olio d'oliva dipende dalla cultura dell'olio di ciascun ristoratore. E comunque è rarissimo trovare un posto dove sia possibile scegliere il tipo di olio per condire l'insalata. In generale direi che in Italia anche per l'olio, come per altre eccellenze nostrane, brancoliamo spesso nell'ignoranza e non ci aiuta il prezzo, perché non sempre ad una bella confezione costosa si accompagna un prodotto di equipollente qualità.

Angelo RUTA, regista cinematografico e teatrale, nonché illustratore, Lombardia
Qual è l'effettivo stato di salute degli oli extra vergini di oliva in Italia?
Difficile dirlo, da consumatore. Quello che mi sembra di intuire, acquistando l'olio nei tradizionali punti vendita (intendo supermercati o piccoli esercizi di vendita di prodotti alimentari) è che ci sia una maggiore offerta e una maggiore attenzione alla comunicazione delle caratteristiche del prodotto (ad esempio se è ottenuto da olive italiane, se è confezionato in Italia, ecc.)
Quelli da me degustati nelle varie occasioni sono mediamente buoni, con qualche punta di eccellenza. Confesso però una scarsa educazione al gusto dell'olio, nel senso che mi manca un parametro per coglierne appieno tutte le qualità.

Andrea PANONT, consulente di aziende vitivinicole, Lombardia
La sensazione è che manca completamente un'idea di sviluppo e crescita del settore, da cui discende uno squilibrio tra concetto "potenziale" e effettivo stato dell'arte. Si sa che in Italia si fanno le cose bene (olio, vino, pasta, ecc.) ma non si hanno gli strumenti per scegliere e quindi dividere certe produzioni di massa, in quanto generiche, da altre (non per forza piccole e agricole-artigianali) più caratterizzate per concetto di qualità, territorio, prodotto, packaging. Mi sa che alla fine si sceglie per il tipo di bottiglia e etichetta e per aggregazioni di origine (Toscana, Liguria, Umbria, Puglia, ecc.).
Arrivo così al secondo punto, forse il più dolente. Se sai cercare e hai la fortuna di essere nel giro di conviviali momenti di incontro e di degustazioni assaggi prodotti buoni. Penso che negli ultimi anni la qualità sia migliorata assieme alla consapevolezza dei produttori. Se sai scegliere degusti ottimi prodotti. Però, per quanto concerne le occasioni di consumo con gli amici (a parte un ristretto gruppo, prevalentemente famiglia e certi amici ) siamo passati sì all'olio d'oliva extra vergine, ma lì siamo rimasti. Al ristorante poi, si prende quello che c'è, e qui torniamo al ruolo del ristoratore...

Antonella CASILLI, Ispettore del lavoro e critico letterario, Salento
Come è a te noto mio marito è imprenditore agricolo produttore di olive ed olio, oltre che capo panel, quindi l'olio che consumiamo in casa è di qualità eccellente. In casa di amici a volte mi capita di assaggiare buoni oli a volte ottimi.
Al ristorante non faccio mai uso di olio crudo perché: quando è in ampolla trasparente non mi piace il colore, quando è in bottiglia è unta da fuori e comunque siccome per lo più si usa con le insalate non mangio mai l'insalata perché penso possa non essere lavata bene.

Piera GENTA, giornalista gastronomica e pubbliche relazioni, Piemonte
L’Italia produce il miglior extra vergine del mondo con circa 40 Dop, purtroppo la conoscenza dell’olio d’oliva e’ ancora piuttosto scarsa.
Per quanto mi riguarda, preferisco un olio monovarietale di provenienza sud Italia. Probabilmente so scegliere, quindi posso affermare che nel complesso il mio giudizio è molto positivo.

(4. Fine)


LE PRECEDENTI PUNTATE

1. LA PAROLA AI SELEZIONATORI DI QUALITA’ E AI BUYERS
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2. LA PAROLA AGLI ESPERTI ASSAGGIATORI
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3. LA PAROLA A CHI OPERA A VARI LIVELLI NEL MONDO DELLA RICERCA
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