L'arca olearia

MAI SOTTOVALUTARE I DANNI DA AGENTI FUNGINI SULL’OLIVO. PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

Lebbra, piombatura, fumaggine e soprattutto occhio di pavone sono i patogeni da cui guardarsi. Generalmente il loro impatto economico è modesto, ma può divenire rilevante in alcuni ambienti e per determinate varietà

23 settembre 2006 | Alberto Grimelli

Usualmente l’importanza di questi patogeni viene trascurata a favore di una maggiore attenzione verso altri, ben più determinati parassiti.
Una tale visione è, spesso, giustificata dallo scarso impatto economico che hanno le tre principali malattie fungine dell’olivo: lebbra, piombatura, fumaggine e occhio di pavone. In alcuni areali, per alcune varietà o in annate umide, con condizioni che favoriscono lo sviluppo e la diffusione dei funghi, il danno economico può risultare significativo, anche se spesso indiretto, ovvero causato da una imponente defogliazione con conseguente riduzione dell’attività fotosintetica e metabolica delle piante.
La miglior difesa, nei confronti di questi agenti patogeni, è sempre la prevenzione, ovvero garantire una buona areazione della chioma e uno sviluppo contenuto di succhioni.

Occhio di pavone
Agente patogeno: Spilocaea oleagina
La diffusione avviene mediante i conidi che vengono veicolati dall'acqua; la penetrazione del fungo nei tessuti vegetali avviene attraverso la perforazione della cuticola. Questo patogeno è presente sulla pianta praticamente tutto l’anno e i suoi conidi, in presenza di condizioni termo-igrometriche favorevoli (bagnatura di 24-48 ore e temperatura di 16-24 °C), germinano, penetrando attivamente all’interno dei tessuti.
Si tratta di un fungo in grado di attaccare giovani rametti e soprattutto foglie, in minor misura frutti. Si manifesta con tipiche macchioline rotondeggianti, grigiastre al centro e brune alla periferia, circondate da un alone giallastro.Dalla penetrazione del fungo all’espressione dei sintomi può intercorrere un periodo di latenza molto variabile: da qualche settimana a diversi mesi, in relazione alle diverse condizioni ambientali. Per scoprire precocemente la malattia può essere adottata la tecnica che consiste nell’immergere un campione di foglie in una soluzione di NaOH o KOH al 5% per 2-4 minuti a temperatura ambiente se si tratta di foglie giovani, o a 55-60 °C nel caso di foglie vecchie. Qualora l’infezione sia presente, sulla pagina superiore delle foglie si evidenzieranno le tipiche macchioline circolari. La soglia di intervento si stima nel 30-40% delle foglie colpite.
Il danno consiste in una riduzione della superficie fotosintetica, filloptosi molto spinta in caso di attacchi gravi, indebolimento delle piante che sono così più sensibili ai danni da freddo.
Questa patologia è anche connessa alla suscettibilità varietale; appaiono, infatti, particolarmente soggette all’infezione Coratina, Nocellara del Belice, Ogliarola, Bosana e più tolleranti Carboncella, Cassanese, Dritta di Moscufo, Ascolana, Leccino, Frantoio, Dolce Agogia.
La difesa è affidata a trattamenti rameici generalmente concentrati da febbraio a aprile e dalla fine di settembre a tutto novembre.

Piombatura o cercosporiosi
Agente patogeno: Mycocentrospora cladosporoides
Si conserva come conidio sulle foglie infette, o anche come saprofita nel terreno. La penetrazione nei tessuti dell'ospite è diretta.
Il tessuto colpito sono le foglie sulla cui pagina inferiore appaiono delle macchie vellutate, fuligginose, in corrispondenza delle quali compaiono, sulla pagina superiore, aree clorotiche.
Generalmente il contenimento di questa patologia avviene mediante i trattamenti rameici adottati per contenere l’occhio di pavone, tuttavia in presenza di condizioni climatiche favorevoli alla malattia, questi trattamenti potrebbero non essere sufficientemente calibrati sul patogeno, rendendo così necessario differenziare le epoche di intervento in relazione all’effettiva incidenza della malattia.

Lebbra dell’olivo
Agente patogeno: Colletotrichum gleosporioides
Si conserva sotto forma di periteci, di micelio o di conidi nei frutti marciti, nei semi, nei residui vegetali. Penetra attraverso aperture naturali (stomi, lenticelle) o ferite.
I tessuti colpiti sono rami, foglie, frutti e talvolta anche i fiori.
La presenza del patogeno è riscontrabile per eventuali macchie aride, biancastre, tondeggianti o irregolari sui rami che disseccano con caduta di foglie e frutti. Sui frutti si manifestano invece macchie brune più o meno chiare, spesso nel punto di inserzione del peduncolo. Sulle foglie, invece, macchie dapprima verde chiaro poi bruno, prevalentemente lungo i margini.
Sebbene l’infezione causata da questo micete determini cascola precoce delle olive e dalle rimanenti si ottenga un olio di qualità molto scadente, solo nel caso si evidenzino attacchi assai cospicui si possono rendere necessari interventi specifici, da effettuarsi all’invaiatura e da ripetersi a distanza di circa un mese.

Fumaggine
Agenti patogeni: Capnodium, Alternaria, Cladosporium ecc.
Sebbene si considerino i funghi gli agenti patogeni, in realtà essi non arrecano nessun danno diretto alla pianta, trattandosi in realtà di un gruppo di epifiti che si nutre della melata delle cocciniglie.
In caso di infestazione le piante, e in particolare i giovani rametti, si presentano ricoperti da un diffuso micelio di colore nerastro, simile a feltro.
Il danno è quindi indiretto, causando una riduzione della superficie fotosintetizzante.
I trattamenti anticrittogamici diretti nei confronti di questo complesso di funghi non sortiscono
risultati soddisfacenti. Di contro il miglior metodo di controllo di questa manifestazione è quello di tipo indiretto basato sulla difesa nei confronti della cocciniglia responsabile della produzione di melata interrompendo quindi i “rifornimenti” per i miceti epifiti. La lotta contro la cocciniglia è, di solito di natura preventiva, ovvero agronomica: oculata potatura, concimazioni azotate mai eccessive, eliminazione dei rametti intensamente colpiti. Qualora risultasse necessario è possibile intervenire contro le forme giovanili delle cocciniglie, le neanidi, con insetticidi che agiscono per contatto oppure anche con olio bianco. Una volta eliminata la causa della fumaggine è possibile sciogliere la melata, eliminando quindi anche il micelio (feltro) nero, mediante saponi di potassio o lavaggi con urea.

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