L'arca olearia

Truccate le elezioni per i vertici del Consiglio oleicolo internazionale: la morte dell'olio di oliva di qualità

Israele denuncia una grave violazione del diritto internazionale nel corso della sessione del Consiglio a Marrakesh e non riconosce la rielezione di Abdelladif Ghedira, Jamie Lillo e Mustafa Septeci alla guida del Coi. Si profila uno scontro che potrebbe finire a New York.In esclusiva la lettera d'accusa integrale del rappresentante israeliano, Adi Naali

02 agosto 2019 | Alberto Grimelli

Tunisia e Spagna si volevano prendere il settore dell'olio d'oliva, le redini del potere, per comandare e dettare le linee politiche che permettessero di creare il perfetto olio extra vergine di oliva commodity, a partire dal depotenziamento/abolizione del panel test.

Ci sono anche riusciti, ottenendo la riconferma dei vertici del Consiglio oleicolo internazionale, con Abdelladif Ghedira direttore esecutivo, Jamie Lillo e Mustafa Septeci direttori aggiunti, per i prossimi quattro anni.

Secondo la ricostruzione di Israele che, alla riunione del Consiglio di Marrakesh del 26 giugno scorso, aveva mandato Ignazio Castellucci, avvocato e docente dell'Università di Teramo, l'elezione è stata tuttavia viziata da una violazione del diritto internazionale, lasciando fuori dalla porta il rappresentante israeliano, impedendo così allo Stato della Stella di Davide di partecipare ai lavori ed esercitare il diritto di voto.

Perchè lasciare Israele, con un atto d'imperio mai visto in sedi internazionali, fuori dalla porta? Secondo quanto ci risulta, Castellucci avrebbe dovuto votare contro la rielezione di Ghedira, Lillo e Septeci. Un voto che, vista l'astensione dell'Unione europea, sarebbe valso come un veto e avrebbe bloccato la riconferma e tutti i piani successivi che vogliono emarginare e ridurre a semplice bandiera l'olio di oliva di qualità.

La gravità inaudita dell'atto d'imperio, secondo la ricostruzione che il capo delegazione di Israele al Coi, Adi Naali, ha fornito a tutti gli Stati membri del Coi, starebbe nel fatto che l'Unione europea si sarebbe resa complice del misfatto, con lo spagnolo Miguel Garcia Navarro, capo delegazione del'Ue, che, insieme i parigrado tunisino e turco, avrebbe disconosciuto la lettera di accredito a Ignazio Castellucci. Non solo, sempre secondo Israele, l'orario dei lavori del comitato per gli accrediti sarebbe stato falsificato, ponendolo alle 9.15, così potendo affermare che la mail delle 9.37, inviata dal Ministero dell'agricoltura israeliano, fosse giunta fuori tempo massimo. In effetti i lavori del Consiglio sarebbero cominciati, secondo quanto risulta a Teatro Naturale, solo alle 10.30, esattamente l'orario in cui si sono presentati nella sala Miguel Garcia Navarro, Kamel Ben Ammar e Mehemet Hacilarli, ovvero i componenti del comitato accrediti.

E' poi molto strano il fatto che la bandiera di Israele, nonostante fosse giunta la lettera di accredito poi non riconosciuta, non facesse bella mostra di sé nella sala del Consiglio fin dalla mattina presto, quando invece erano presenti quelle di tutti gli altri Stati, quasi che l'assenza di Israele fosse programmata.

Ancor più strano che a Ignazio Castellucci, rappresentante di Israele, non sia stato concesso, mentre era in corso il comitato accrediti, l'accesso alla sala del Consiglio al pari di tutti gli altri rappresentanti, accesso che gli sarebbe stato negato, anche fisicamente, più tardi, impedendogli così di conferire con gli altri delegati.

Dobbiamo poi aggiungere che, secondo quanto affermato da Adi Naali nella lettera, Ignazio Castellucci non avrebbe più potuto, nonostante le sollecitazioni, parlare con Abdelladif Ghedira, a cui pure, alle 10.53, era giunta una mail dall'Ambasciata di Israele in Spagna che riaffermava che l'italiano era il rappresentante di Israele.

Secondo quanto raccontato nella dettagliata cronistoria, inoltre, Ignazio Castellucci avrebbe cercato di farsi spiegare da Miguel Garcia Navarro, nel corso di una pausa dei lavori, il motivo del rifiuto dell'accredito, al che lo spagnolo avrebbe risposto: “non so chi sia lei e perchè lei stia parlando con me”, un'asserzione falsa visto che, come ricostruito nella lettera, lo stesso Castellucci alle 9.37 sarebbe entrato nella stanza dove era riunito il comitato accrediti, presentandosi e sbandierando la nuova lettera giunta dal Ministero dell'agricoltura israeliano.

Una concatenazione di fatti e circostanze difficilmente smentibile tanto che Israele sarebbe pronto a portare la questione all'Onu, sotto la cui egida è il Coi, e all'Unctad, ovvero l'organismo delle Nazioni Unite che viglia sugli accordi internazionali, quale è l'International Olive Oil Agreement che regola la vita del Consiglio oleicolo internazionale.

Successivamente alla lettura della missiva di Adi Naali abbiamo cercato di raccogliere commenti e dichiarazioni, ottenendo solo l'imbarazzato silenzio dell'Unione europea, con Miguel Garcia Navarro che risulta in ferie fino al 26 agosto, e la preoccupazione della Direzione generale agricoltura, ossessionata dal fatto che il caso diventi diplomatico, coinvolgendo direttamente i suoi uffici.

Conferme, invece, sia sui contenuti sia sui toni della lettera da parte di Israele che non riconosce la rielezione di Ghedira, Lillo e Septeci e quindi tutti i loro atti.

Per il momento silenzio anche dal governo italiano, come pure dal resto della diplomazia internazionale, anche se potrebbero esserci sviluppi nei prossimi giorni. L'impressione è che la perentorietà della missiva abbia sorpreso e spiazzato un po' tutti.

Pare infatti evidente che non possa essere sufficiente a Israele il “sacrificio” di Miguel Garcia Navarro che, secondo quanto ci risulta, avrebbe già chiesto il trasferimento al di fuori della Direzione generale agricoltura di Bruxelles. Non è neanche la prima volta che uno spagnolo deve lasciare, di tutta fretta, l'incarico di capo/vice capo unità olio d'oliva a Bruxelles. Simile circostanza capitò a Jesus Zorrilla, oggi rappresentante dell'Ue a Washington, proprio in occasione della scorsa elezione al Coi, che incoronò Abdelladif Ghedira a direttore esecutivo e Jamie Lillo a direttore aggiunto.

Insomma il Coi è diventato il parco giochi, “sporchi”, di un gruppo di potere e di affari pronto a tutto pur di mantenere le redini del comando.

Stavolta però il clan dell'olio commodity ha trovato sulla propria strada non l'imbelle Italia ma il combattivo Israele, aprendo una partita molto più complessa e interessante, che seguiremo con attenzione.

DOCUMENTO ALLEGATO: lettera di Adi Naali, capo delegazione di Israele al Coi, al presidente e a tutti i capi delegazione degli Stati membri del Consiglio oleicolo internazionale

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Alberto Paggetti

05 agosto 2019 ore 15:00

Certo non morirà nessuno, ma qualcuno farà meglio i suoi interessi senza rompiscatole (grande industria olearia). Ma il ns. Ministro Gian Marco Centinaio come valuta la questione?
Alberto paggetti

Frank Geffers

05 agosto 2019 ore 11:35

Ancora non è morto nessuno e tantomeno l’olio di oliva di qualità che in Italia si continuerà a fare. Bisogna investire sulla comunicazione per decantare le qualità dell’olio EVO italiano e perdere meno tempo con queste telenovele politiche che però, devo ammettere, stanno prendendo una piega interessante e inaspettata.

Vincenzo Rota

03 agosto 2019 ore 09:28

Mi sembra strano che gli israeliani nominano un italiano . Ed i nostri rappresentanti italiani che dicono ? Subiamo sempre.....oppure per far passare questa supremazia spagnola e nordafricana ci hanno accontentato con qualche poltroncina in cambio......e nessuno deve. sapere .