L'arca olearia

Prezzo minimo garantito per l'olio extra vergine d'oliva di qualità, tra speranze e disillusioni

Prezzo minimo garantito per l'olio extra vergine d'oliva di qualità, tra speranze e disillusioni

L'Antitrust ha bocciato la prima stesura dell'accordo di filiera sul prezzo minimo garantito per l'olio extra vergine di oliva italiano di qualità. Ora si ricomincia ma i tempi stringono. Quale sarà il prezzo finale? E' una corsa contro il tempo. In gioco anche il Piano olivicolo nazionale

30 ottobre 2015 | Alberto Grimelli

Teatro Naturale ha seguito da vicino i lavori del tavolo di filiera che ha riunito tutte le anime e le sigle olivicolo-olearie al fine di giungere a un accordo per un prezzo minimo garantito per l'olio extra vergine d'oliva italiano di qualità.

L'ultima bozza approvata da tutti gli attori e sottoposta al parere dell'Antitrust era davvero un buon accordo, a partire dalla durata triennale, che garantiva respiro e prospettive non solo agli operatori ma anche ai vari sindacati che potevano, su queste basi, normalizzare i rapporti, dopo più di un decennio di guerra aperta.

Il premio di prezzo di 50 centesimi per chilogrammo di olio, rispetto alla quotazione della piazza di Bari, per un olio extra vergine d'oliva che rispettasse rigorosi parametri di qualità, nei fatti quelli del vecchio disciplinare SQN Alta Qualità, di tracciabilità e di sicurezza alimentare, come l'assenza di tracce di fitofarmaci non autorizzati sui mercati internazionali (vedi clorpyrifos), garantiva certamente, sulla base delle serie storiche, almeno la copertura delle spese di produzione per la filiera agricola, più spesso un margine di guadagno lordo di 15-25 centesimi.

Non si trattava di un accordo completamente soddisfacente, almeno nell'ottica di una vera valorizzazione dell'extra vergine italiano di qualità, ma di un buon punto di partenza.

Sottoscritto da tutti gli attori presenti al tavolo di filiera, l'accordo è però stato bocciato dall'Antitrust, perchè contrario alla libera concorrenza. Fissare un prezzo minimo garantito, tra le altre cose per più anni, violerebbe il principio della libera negoziazione tra le parti. L'interpretazione è quantomai singolare, anche in considerazione del fatto che simili accordi, nel settore agricolo, esistono già per latte, pomodoro e grano. Perchè per l'olio extra vergine d'oliva no?
La prima spiegazione sta certamente nella mancanza di copertura politica all'accordo. Dopo che il Ministero delle politiche agricole ha ricevuto il parere negativo dell'Antitrust, a quanto pare, lo stesso Ministro Martina si sarebbe dichiarato da sempre contrario a un simile patto di filiera.
La seconda spiegazione risiede nelle resistenze all'interno della filiera olivicolo-olearia. Se i vertici di tutte le associazioni hanno lavorato duramente per raggiungere un'intesa, alla base e in maniera trasversale, una minoranza ha attivamente complottato per far fallire il progetto. Interessi particolari spingono per il mantenimento dello status quo e quindi anche degli accordi sottobanco, spesso storici, esistenti tra singoli operatori: imbottigliatori, industriali, cooperative e organizzazioni dei produttori.

La coincidenza di questi due fattori, mancanza di copertura politica e resistenze nella stessa filiera, hanno spinto, secondo voci di corridoio, l'Antitrust verso un atteggiamento prudente, bocciando un accordo frutto di una mediazione durata mesi.

I rappresentanti delle principali sigle sindacali olivicolo-olearie non si sono però dati per vinti e sono ritornati al tavolo per negoziare un accordo, meglio sarebbe definirlo un contratto, su altre basi, coinvolgendo anche la Grande Distribuzione. Da un patto di filiera per un prezzo minimo garantito a un contratto di fornitura con condizioni economiche definite. Anche un simile accordo dovrebbe passare sotto le forche caudine dell'Antitrust, configurandosi l'ipotesi di cartello tra imprese, ma con molte più possibilità di un'approvazione da parte dell'Autorità per la concorrenza e il mercato.

Febbrili trattative sono in corso e speriamo vadano a buon fine. Non è solo questione di volontà ma anche di tempi, visto che presto la campagna olearia sarà nel suo culmine, con la necessità della chiusura dei contratti di fornitura.
Quale sarà quindi il prezzo dell'olio extra vergine di oliva italiano quest'anno? A quanto ci risulta diversi commercianti e imbottigliatori stanno già attuando una politica di proclami al ribasso, dichiarando che non pagheranno più di 3,5 euro/kg, incuranti del fatto che in Spagna si stanno chiudendo contratti per prezzi oscillanti tra i 3,8 e i 4,1 euro/kg.
Dopo che l'olio italiano è di fatto scomparso dagli scaffali l'anno scorso, la politica commerciale scelta da alcuni operatori per reinserirlo a scaffale è quella degli sconti, ovvero offrirlo già in svendita per incentivare l'acquisto da parte dei buyer.

L'olio extra vergine di oliva italiano, insomma, non vedrebbe più riconosciuto alcun premio di prezzo rispetto agli altri extra vergini internazionali, ovvero l'olio italiano varrebbe tanto quanto quelli provenienti da Spagna, Grecia e Tunisia. Si perderebbe tutto quel valore culturale fondante della distintività e unicità italiana. Tutti gli oli sono uguali. L'olio è olio, indipendentemente dalla provenienza.

Una politica commerciale assolutamente contraria alla valorizzazione che è invece il fondamento dell'accordo di filiera voluto dalle sigle sindacali.

E' un vero e proprio braccio di ferro quello che si sta giocando dietro le quinte, per lo stesso futuro e la sopravvivenza dell'olivicoltura italiana. Inutile infatti nascondere che al patto sul prezzo minimo garantito, qualunque forma prenderà, è collegato il successo del Piano olivicolo nazionale che, non a caso, è ancora fermo ai box. Senza una vera e concreta politica di valorizzazione dell'olio italiano non ci sono infatti nemmeno i presupposti per investimenti nel settore e quindi per far partire il Piano olivicolo nazionale. I 32 milioni di euro destinati al settore verrebbero così destinati ad altri comparti, come quello zootecnico, tanto caro al Ministro Martina, che sta affrontando una nuova bufera dopo il parere dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla presunta cancerogenità delle carni lavorate.

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati

Accedi o Registrati

Elia Pellegrino

02 novembre 2015 ore 18:45

Carissimo direttore, a titolo personale e non solo avendo il mandato AIFO alla sottoscrizione di questo accordo in qualità di vice presidente, che a noi questa bozza non ci piaceva affatto! Sai bene che sono in puglia e sai bene che conosco la mia Terra e gli attori della filiera che la animano; un accordo che prevedeva l'ottenimento del prezzo della Borsa merci di Bari (teatro "naturale" di diatribe settimanali sulla fissazione del prezzo mercantile da parte di rilevatori direi di parte ad eccezione di qualcuno) non portava nessun maggior valore alla filiera tutta. Ma anche il sovrapprezzo di € 0,40 per olii esenti da fitofarmaci, pareggiava si e no quello che di fatto è il mercato da alcune campagne olearie dell'extravergine "pulito" per il Mercato USA. Io la bozza di accordo l'ho trovata solo una occasione mediatica per fare emergere una condivisione tra tutte le sigle. IO HO VOTATO NO Antitrust a prescindere per la mia categoria, i frantoiani, che sono in puglia i veri detentori dell'olio; per avere certezze di prezzo e di remunerazione a cascata, si deve tornare a fissare un prezzo minimo garantito altrimenti non se ne fa nulla
Elia Pellegrino

luca crocenzi

02 novembre 2015 ore 12:05

Caro Direttore, in qualche modo mi sento di condividere i Suoi timori riguardo la sorte di un olio italiano che rischia di perdere qualunque premialità nei confronti dei Suoi competitor europei. Da una parte i produttori mi sembrano un pò intimoriti rispetto ai prezzi che potremmo incontrare nella nuova campagna, dall'altra, chi è in acquisto, pare al contempo prevedere sempre un certo riconoscimento "all'olio nazionale". Come già descritto all'interno del nostro Trimestrale di Ottobre, in effetti, se uno prova a fare un confronto tra tra l'italiano vecchia campagna e lo spagnolo dello stesso periodo, in questa fase, pare proprio che non vi siano differenze.
Il rischio obiettivamente che questo possa concretizzarsi anche per il nuovo prodotto ci può essere e sappiamo come il differenziale tenda a ridimensionarsi molto di fronte a campagne nelle quali in Italia c'è prodotto e in Spagna un pò meno (non bisogna andare molto indietro, basta andarsi guardare i primi mesi della stagione 12/13).
In ogni caso, incrociamo le dita Direttore, soprattutto per le attività che ci si attende per il Piano Olivicolo.
Luca Crocenzi

Marco Cartolina

01 novembre 2015 ore 10:22

Egregio dott. Grimelli, vi informo che sui territori spagnoli e portoghesi in queste ultime settimane si sono chiusi contratti di acquisto di oli extravergini di oliva di qualità con prezzi oscillanti tra 3,2 e 4,1 euro/kg per piccole quantità e in parte già ritirate. Inoltre, per l'olio extravergine italiano nuovo raccolto si sono chiusi contratti, sempre per piccole quantità, a prezzi compresi tra 4,5 e 5,5 euro/kg di origine Sicilia e Calabria. Bisogna considerare il fatto che in questo momento è in atto una fase di riflessione da parte di tutti gli operatori della filiera olivicola (frantoiani, imbottigliatori e grande distribuzione) in attesa di valutare quale impatto sui prezzi determinerà l'immissione contemporanea sul mercato delle produzioni di Italia, Grecia, Spagna e anche del piccolo Portogallo (circa 90.000 tonnellate di olio di qualità e senza clorpyrifos). Condivido la preoccupazione in riferimento alla possibilità da parte del Ministero di dirottare i 32 milioni di euro del piano olivicolo nazionale verso altri settori alimentari. Questi fondi sono indispensabili per aiutare gli olivicoltori italiani a ristrutturare ed ammodernare gli impianti e a produrre olive senza fitofarmaci non autorizzati sui mercati internazionali. Per non parlare della necessità del Salento e della Calabria di rinnovare gli attuali impianti olivicoli che producono basse quantità di olio con basse qualità chimiche ed organolettiche.
Saluti