L'arca olearia
Arrivati caldo e sole. E' tempo di decidere se e come potare l'olivo

L'anticipo di primavera, dopo i freddi siberiani di qualche settimana fa, obbliga gli olivicoltori a valutare già oggi l'effetto del gelo e a impostare gli interventi. Le osservazioni vanno eseguite in varie parti della chioma. Alle volte meglio un intervento drastico per ricostruire l'olivo
17 marzo 2012 | Claudio Cantini
Le temperature si stanno velocemente innalzando in tutta Italia e con i primi accenni di ripresa vegetativa è tempo di verificare i danni subiti dalle piante di olivo con le minime termiche dello scorso mese di febbraio. Alcune aziende avevano già potato al momento delle nevicate e degli abbassamenti termici, altre dovevano ancora intervenire. In pochi giorni siamo passati dall’inverno alla primavera in termini di temperature e le aziende devono decidere adesso se e come potare, molto velocemente. Per valutare in modo corretto quale sia stato l’effetto del gelo e calibrare al meglio gli interventi di potatura è necessario esaminare con attenzione sia la vegetazione che il legno delle piante.
Naturalmente, dove i danni siano meccanici, occorre per prima cosa eliminare le parti scheletriche danneggiate. Se le foglie presentano soltanto qualche lieve ingiallimento e torsione, con lievi danni ai soli rami di un anno di età, sarà più che sufficiente procedere a potature solo poco più accentuate del normale. Dove invece le foglie siano completamente secche e si comincino a vedere spaccature anche sui rami occorre esaminare con cura quanto estesamente i danni abbiano interessato il legno. In questo periodo infatti, su piante in normali condizioni, scalzando con una lama di coltello la corteccia, si può notare che i tessuti posti tra questa ed il legno si presentano umidi in quanto la pianta entra “in succhio”. La buccia dovrebbe normalmente distaccarsi con facilità, anche solo agendo con le unghie delle dita, inoltre toccando le superfici esposte si dovrebbe chiaramente avvertire la presenza di acqua.
Dove il gelo abbia danneggiato i tessuti invece le superfici esposte con il coltello si presentano completamente asciutte, la corteccia rimarrà attaccata al legno e si potrà forse già notare uno strato di cellule, quelle del cambio, imbrunite e con un più o meno intenso colore marrone che diverrà sempre più scuro. L’imbrunimento delle cellule danneggiate inizia dai rami più giovani ma può arrivare ad interessare le branche di secondo e primo ordine fino alle principali e nei casi più gravi il tronco. Le osservazioni quindi devono essere fatte eseguendo dei saggi in varie zone della chioma, iniziando dagli organi lignificati più giovani e scendendo progressivamente verso le parti più vecchie e stabili dello scheletro. L’intervento di potatura deve essere eseguito eliminando tutte le parti asciutte ed lasciando solo le zone dove i tessuti sono integri e il cambio non presenta più color marrone.
Se le piante sono danneggiate solo nelle parti più periferiche e giovani delle chiome, può essere sufficiente procedere a potature indirizzate alla eliminazione di queste parti secche.
Attenzione però a non incorrere nell’errore di voler lasciare completamente integra tutta la parte scheletrica più vecchia, eliminando soltanto i rami di uno e due anni. Operando così infatti si può supporre di ricostituire le piante, con la stessa forma, molto velocemente ma in realtà la risposta vegetativa che si ottiene è sempre alquanto scarsa. Questo è dovuto al fatto che molto spesso i danni al legno sono più profondi di quanto si pensi e quindi le parti che rimangono dopo la potatura non sono completamente funzionali. L’emissione di nuovi germogli inoltre avviene preferibilmente nelle zone più in alto dello scheletro ed il risultato di questo tipo di potatura è quello di ottenere scarsi ciuffi di vegetazione concentrati solo in alto, dove sono meno utili. La scarsa presenza di vegetazione su parti importanti dello scheletro può provocare disseccamenti scalari anche a distanza di anni dall’intervento di riforma a causa di scarsa funzionalità del legno. Riformare le piante attraverso il mantenimento della struttura del tronco e delle branche è quindi possibile ma occorre comunque attendere diversi anni e impiegare molto lavoro specializzato. Dove i danni siano notevoli si può approfittare dell’intervento straordinario di potatura per abbassare l’altezza delle piante, effettuando dei tagli di raccorciamento sulle branche principali e potando fino in corrispondenza del legno sano. Questo tipo di intervento, effettuato con motosega è più veloce rispetto a quello effettuato con attrezzatura manuale e le piante risponderanno con vigore. Sarà così possibile ridare una forma in 2-3 anni, ringiovanendo il più possibile il legno e la struttura portante della pianta.
Se la presenza di tessuti imbruniti e secchi coinvolge la quasi totalità dello scheletro la via più veloce anche se traumatica, è quella di tagliare l’olivo alla base il più vicino possibile al terreno. Negli anni seguenti la capitozzatura, le piante debbono essere lasciate libere di crescere per almeno tre anni senza alcuna potatura. Una potatura eccessiva e precoce della vegetazione che emerge dalle ceppaie di olivi capitozzati può provocare insorgenza di caratteri di giovanilità, ritardare l’entrata in produzione e ridurre la produttività complessiva delle piante. Soltanto al terzo anno si potrà iniziare ad intervenire diradando leggermente i polloni ad iniziare da quelli disposti nella zona centrale. Le piante così trattate possono entrare in produzione già al terzo anno e producono sicuramente al quarto. Il taglio al piede delle piante fortemente danneggiate può essere consigliato in quanto non si corre il rischio sottostimare l’entità del danno e lasciare legno rovinato; le chiome si riformano più velocemente di quelle capitozzate in alto e la spesa è minore.
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Donato Galeone
17 marzo 2012 ore 10:47La Sua "lezione" - strettamente tecnica - attualissima, è da comunicare e praticare.
La divulgherò - approfondendo - con gli oltre 40 olivicoltori che in questi giorni partecipano al "Seminario Divulgativo di Potatura degli Olivi" proposto dal Comune di Collepardo -Basso Lazio - all'Arsial-Regione Lazio-Consorzio Rida.
E' noto anche a Lei che nel Lazio la Provincia di Frosinone è stata sotto neve, nella prima quindicina di febbraio.
La neve ha danneggiato,prevalentemente, le piante di olivi vegetanti nel Lazio.
Il "Seminario di Potatura degli Olivi" a me affidato,in collaborazione con Giovanni Fiorini,esperto potatore,è iniziato il 15 marzo e terminerà il 23 marzo con la tematica conclusiva sulle "modalità di conduzione agronomica e di buona pratica agricola degli oliveti".
Già ieri, 16 marzo, abbiamo svolto la prima esercitazione tecnico pratica di potatura, tra gli olivi danneggiati dalla neve.
Sono stati riproposti ai partecipanti l'importanza delle modalità e dei tempi degli interventi sulle piante, anticipando parte delle Sue attualissime indicazioni.
Seguiranno altre due sopralluoghi negli oliveti di Collepardo.
Sono presenti agli incontri sia presso il Centro La Rocca che alle esercitazioni di potatura sulle piante anche produttori dei Comuni limitrofi a Collepardo, coinvolti dal Vice Sindaco Eugenio Ferrante- anch'egli Olivocoltore.
Questa mio commento è "plauso" alla Sua nota informativa - che condivido dall'A alla Z- ripeto - perché lo è, peraltro, attualissima nella esecuzione - ancora - per pochi giorni di primavera.
Sono certo che la Sua"lezione" sarà divulgata e praticata non solo a Collepardo, grazie,innanzitutto, al ruolo che settimanalmente Teatro Naturale offre al mondo agricolo.
Un grazie per la Sua collaborazione ed un caro saluto.
Donato Galeone