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QUANDO TRAMONTA IL SOL
Si è da poco conclusa la decima edizione del Salone internazionale dell’olio di oliva vergine ed extra vergine, con qualche disappunto in più e tanta delusione. Quest’anno maggiormente in ombra rispetto al Vinitaly. Il rischio di perdere un momento così significativo non è poi tanto remoto. Si chiedono certezze e qualificate attenzioni
10 aprile 2004 | Luigi Caricato
Triste, solitario y final. Si può parafrasare in questo modo, con il titolo di un celebre romanzo dellâargentino Osvaldo Soriano, la grande involuzione del Sol, il Salone internazionale dellâolio dâoliva vergine ed extra vergine. Lâedizione numero dieci si è svolta decisamente sottotono a Verona, dallâ1 al 5 aprile, e ha segnato un brutto e penoso passo falso, che dovrebbe â si spera - far riflettere gli organizzatori, oltre che lâintero comparto. Occorrono nuove soluzioni, altrimenti quanto finora costruito con fatica negli anni svanirà in un niente.
Intanto nuoce allâimmagine lâesibita internazionalizzazione. Esibita, perché compare solo sulla copertina del catalogo. La realtà è ben diversa. Unico stand, quello francese, a promozione delle giornate dellâolio di oliva, a parte quello istituzionale del Coi, il Consiglio oleicolo internazionale. Ma a disertare la manifestazione sono state anche alcune importanti regioni oliandole come Lazio e Umbria, per esempio; o la stessa Sardegna, a parte la provincia di Oristano.
Cosa non ha funzionato? Soprattutto lo stato di incertezza. Da tre anni a questa parte si annuncia la separazione del Sol dal Vinitaly, salvo poi ritrovarsi con le due manifestazioni ancora insieme. In questo 2004 vi è però una sgradita sorpresa: lâabbandono degli spazi espositivi del World Trade Center (oggi Palaexpo) per i due decentratissimi padiglioni collocati in maniera irrazionale e assurdamente periferica. Non si parli poi di Enolitech, ancor peggio. Tanto vale rinunciare a organizzare tali manifestazioni.
Lâolio in tensostruttura, dunque. Altro aspetto oggetto di irritata contestazione. Già , che straordinaria idea. Gli extra vergini si potevano in compenso degustare senza il ricorso al riscaldamento dei campioni! Affluivano in libertà le componenti volatili degli aromi, unitamente ai sentori di pelle. Sì, di pelle. Allâinterno del padiglione F esponeva addirittura unâazienda di borse. Un Sol pieno di sorprese.
Scarsa affluenza, ma non solo. Una nostra lettrice ci scrive una lettera di malcontento (lâabbiamo pubblicata nella sezione âlettereâ): âSiamo un gruppo di specializzandi in elaiotecnica di Romaâ annuncia. E prosegue: â siamo veramente indignatiâ. E circa la collocazione degli spazi in cui si sono tenuti i mini corsi e le degustazioni regionali guidate, la lettrice Irma Brizi scrive, anche a nome del gruppo il proprio disappunto, in quanto gli spazi erano situati in prossimità di macchinari agricoli, erano rumorosi e creavano disturbo al normale svolgimento dei corsi.
âTutto ciò â aggiunge la lettrice - non predisponeva all'assaggio e ha contribuito ad allontanare i visitatori dal mondo dell'olio, ovviamente attratti maggiormente dal Vinitaly. E' ora di finirla â prosegue - si fanno soltanto chiacchere e mai fatti;l'olio è e rimarra sempre la cenerentola della situazione se continuiamo a presentarlo in questo modo, e affiancato al vino, che è aiutato dall'ondata modaiola e dal vincente marketing di presentazione coadiuvato dalla presenza di Vips nei padiglioniâ.
Questa testimonianza è solo una tra le tante, altre non sono state espresse, ma il malumore sui volti manifestava senza esitazioni sconcerto e delusione.
Una disattenzione colpevole anche da parte dei media. Anche i giornalisti buongustai-e-para-o-pseudo-agricoli hanno disatteso lâappuntamento. Pochissimi infatti i pezzi sul Sol, anzi forse dire pochissimi è pure sbagliato. Non si è scritto proprio nulla, o quasi. Lo stesso quotidiano veronese âLâArenaâ ha deluso le aspettative, pur giocando in casa; ignorando del tutto la manifestazione nei giorni clou, tranne che per un articolo uscito lunedì a manifestazione oramai in chiusura, dal titolo Lâolio di oliva cerca strategie di mercato. Nellâarticolo è stata peraltro censurata la mia presenza a una tavola rotonda. Un vero peccato, anche perché qualcosa di utile lâavevo pur detta. Giuditta Bolognesi, lâautrice del pezzo, ha riportato le citazioni degli altri tre relatori, ma non le mie. Ne riporto solo una, in particolare, ai lettori di âTeatro Naturaleâ: âI giornalisti italiani che si occupano di agricoltura sono ignoranti. Non nel senso offensivo del termine, beninteso. Ma proprio in quanto ignorano la materia. Vi sono giornalisti che si occupano in maniera professionale e specialistica di politica, economia, cultura, spettacoli, sport, costume e quantâaltro, ma non di agricoltura. Mancano voci qualificate ed esperte e i molti strafalcioni o le veline dei poteri fanno spesso la differenza. In altri Paesi, invece, lâagricoltura ha spazi importanti, non viene confinata in un ghetto come da noiâ. Figuriamoci poi lâolio, molti ignorano cosa sia.
Un futuro incerto Con tali premesse il futuro non si delinea nel verso giusto. La responsabilità di VeronaFiere per il declino del Sol è evidente. Se non si correrà ai ripari il grande momento dellâolio ben presto svanirà , oppure in alternativa altri enti fieristici organizzeranno una manifestazione degna di considerazione. Ci pensino su a Verona, sarebbe proprio un peccato.
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