Energia verde 16/06/2023

Il futuro è della bioeconomia circolare

Il futuro è della bioeconomia circolare

In Italia, nel 2021, la bioeconomia ha registrato un rimbalzo, diffuso a tutti i settori, recuperando pienamente il terreno perso e raggiungendo 364,3 miliardi di euro fi fatturato e 2 milioni di occupati


L’iniziativa annuale in favore della Bioeconomia è stata lanciata nel 2019 da Assobiotec, l’Associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie, e il Cluster SPRING, il Cluster italiano della Bioeconomia Circolare, proprio per raccontare quello che si vorrebbe per la nuova economia. Significa impiegare risorse biologiche rinnovabili nonché caratteristiche e opportunità offerte dalla bioeconomia circolare. La bioeconomia impiega come input le risorse biologiche della terra e del mare, i flussi di rifiuti, per la produzione industriale, energetica, alimentare e mangimistica. La bioeconomia poggia su tre principi: rigenerazione territoriale, salute del suolo e creazione di interconnessioni tra settori diversi. Della bioeconomia, secondo una classificazione europea, fanno parte i settori della produzione primaria, ossia agricoltura, allevamento, foreste, pesca e acquacoltura, e i settori industriali che trasformano le materie prime biologiche, come l’industria alimentare e dei mangimi, quella della cellulosa e della carta, della lavorazione del legno, l’industria chimica e quella dell’energia. La lotta contro il cambiamento climatico e i suoi effetti è un obiettivo che in questi tempi è risaltato in modo tragico in Emilia Romagna. In questa giornata Federchimica Assobiotec, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari di Università di Bologna e Cluster SPRING, in collaborazione con il Cluster Nazionale Agrifood CLAN, hanno organizzato l’evento “Biotecnologie e Sustainable Development Goals nel contesto della Bioeconomia circolare”.

Bioeconomia circolare

Elena Sgaravatti, Vicepresidente di Assobiotec ha puntualizzato che le biotecnologie, motore di innovazione della bioeconomia, possono essere strumento per rispondere a questa e a diverse altre emergenze globali che le Nazioni Unite hanno sintetizzato nei 17 goal dell’Agenda 2030. Stime EY dicono che il mercato della bioeconomia in ambito biotech triplicherà, a livello mondo, il proprio valore fra il 2020 e il 2028. I principali Paesi del Vecchio Continente e le più importanti potenze oltreoceano hanno già scelto di puntare su queste tecnologie che sono in grado di conciliare per la prima volta sviluppo sostenibile e crescita economica. L’Italia non può e non deve rimanere indietro». In effetti, si va diffondendo l’informazione relativa all’azione delle biotecnologie che consentono di realizzare processi più efficienti sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale, e in alcuni casi persino di ottenere prodotti non ricavabili impiegando le fonti fossili. L’innovazione legata alle biotecnologie risulta strategica soprattutto in risposta alle sempre più evidenti esigenze di produrre di più e meglio con meno risorse e di riduzione dell’impatto dell’attività umana sul pianeta. Secondo l’ultimo rapporto “La bioeconomia in Europa” realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Federchimica Assobiotec, nel 2021 la bioeconomia ha confermato la sua rilevanza, generando in Francia, Germania, Spagna e Italia un output pari a circa 1.500 miliardi di euro, occupando oltre 7 milioni di persone. In Italia, sempre nel 2021, la bioeconomia ha registrato un rimbalzo dell’output pari al 10,6%, diffuso a tutti i settori, recuperando pienamente il terreno perso e raggiungendo 364,3 miliardi di euro. Stabile l’occupazione a 2 milioni di persone. Le indagini dei centri studi hanno rilevato che sono presenti bioraffinerie integrate, in tutto il territorio, uniche al mondo nel loro genere, frutto di investimenti che hanno raggiunto il miliardo di euro e della volontà di riconvertire vecchi impianti industriali dismessi, come quelli petrolchimici. Menzionato anche l’impegno di ENI nell’investimento in di bioprodotti innovativi, soprattutto nei “sustainable aviation fuel”, quei biocarburanti che vengono utilizzati per l’aviazione, un settore che ha bisogno di ridurre enormemente la propria impronta ambientale. Si evidenzia che la bioeconomia circolare è un pilastro della transizione ecologica ed è più dirompente dell’economia circolare perché tendenzialmente vuole affrancarsi dall’impiego di fonti fossili.

Come rafforzare la bioeconomia circolare

Tra le priorità da affrontare, secondo gli esperti intervenuti all’evento, è necessario supportare la ricerca innovativa, favorire il trasferimento tecnologico, e quindi la commercializzazione dei nuovi prodotti. Si deve creare un mercato per la bioeconomia, per i bioprodotti, per non rischiare di rendere inutili investimenti ingenti. Si tratta della rivoluzione industriale del terzo millennio che implica un cambio di mentalità, la necessità di capire che il mondo non può più essere governato come è avvenuto nello scorso secolo. Oggi c’è l’urgenza di mitigare gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici ed è fondamentale che le decisioni di oggi in materia di infrastrutture energetiche e bioeconomia tengano conto dell’obiettivo di domani relativo alla neutralità climatica, al fine di evitare l’instaurarsi di meccanismi di dipendenza dal carbonio. Entro l’obiettivo della mitigazione le biotecnologie hanno certamente un ruolo strategico e sono lo strumento per lo sviluppo di un’economia prospera, sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

di Marcello Ortenzi