Energia verde
L'utilizzo dei residui forestali per la bioenergia è un bene per l'ambiente

Con la decomposizione i residui forestali non sono neutri dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica. Usandoli per energia si può evitare l'emissione di 5,6 miliardi di tonnellate di CO2 al 2050
10 febbraio 2023 | Marcello Ortenzi
I risultati preliminari dello studio del Prof. Dr. Hubert Röder, Hochschule Weihenstephan-Triesdorf (Progetto KLIMAHOLZ), mostrano che l’utilizzo dei residui forestali per la bioenergia avrà un effetto positivo sul clima fino al 2050. Il rapporto tiene conto del fatto che questi residui verrebbero altrimenti lasciati nelle foreste e si decomporrebbero, senza sostituire i combustibili fossili e senza dare reddito dalle pratiche di gestione forestale sostenibile. Si tratterrebbe di una situazione perdente per la transizione energetica, la transizione verso foreste resilienti al clima e la mitigazione dei cambiamenti climatici.
Per mitigazione si intende la riduzione delle fonti di gas da biocombustibili (ad esempio mediante l’incremento della quota di energie rinnovabili o la creazione di un sistema di mobilità più pulito) oppure potenziandone lo stoccaggio quali l’aumento delle dimensioni delle foreste. In breve, la mitigazione è un intervento umano che riduce le fonti delle emissioni di gas a effetto serra e/o rafforza i pozzi di assorbimento.
Considerando la decomposizione, si dimostra che la bioenergia da residui forestali non solo è neutra dal punto di vista delle emissioni di carbonio, ma ha anche un sostanziale effetto positivo in termini di protezione del clima. Il legno di bassa qualità, residuo dei lavori forestali, contenente detriti legnosi sia grossolani che fini, non è adatto ad altri usi nell’industria del legno (arredamento, costruzioni, energia, carta, imballaggi).
Utilizzando il cippato e il pellet di questi residui forestali, si possono evitare cumulativamente circa 5,6 miliardi di tonnellate di CO2eq dal 2020 al 2050, salvaguardando la biodiversità e la salute delle foreste. Questo calcolo si basa sull’uso di cippato di residui forestali in Europa, che consentirà di risparmiare 2,8 miliardi di tonnellate di CO2eq entro il 2050, con una quantità di residui pari al 10% dello stock in crescita lasciato nella foresta per salvaguardare la biodiversità.
Se, invece, tutti i residui fossero lasciati nelle foreste, le emissioni salirebbero a oltre 2,8 miliardi di tonnellate di CO2eq.
Si considerano inoltre le sinergie con le tecnologie a emissioni negative (NET), cioè metodi che consentono di rimuovere il CO2 dall’atmosfera e immagazzinarlo in modo permanente. Le NET comprendono approcci sia tecnici che biologici, in quest’ultimo caso sostanzialmente la gestione del bosco e del suolo nonché lo stoccaggio di carbone vegetale. Si intende la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS) o il biochar (materiale ricavato da pirolisi della biomassa), nonché con l’idrogeno. Questi benefici aggiuntivi aprono la porta a futuri progetti intelligenti per il clima e l’energia nel medio termine.
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