Energia verde

E' legge europea: rinnovabili al 45% entro il 2030

E' legge europea: rinnovabili al 45% entro il 2030

L'Italia è al settimo posto in Europa nella generazione da biomasse solide e prevalgono le centrali a cogenerazione, quindi pienamente adempienti al testo attuale della Red III

11 novembre 2022 | Marcello Ortenzi

Il 14 settembre il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di direttiva sulle energie rinnovabili (RED III) con l’obiettivo principale di aumentare fino al 45% la quota di rinnovabili nel consumo finale di energia dell’UE entro il 2030; attualmente tale quota era prevista al 32%. Tuttavia sono state previste limitazioni all’uso della biomassa legnosa che pure è un fattore importante di produzione energetica sostenibile e di buona gestione dei boschi. Infatti se è mantenuta la possibilità di impiego ai fini del raggiungimento dell’obiettivo sulle rinnovabili, si è prevista, tuttavia, una progressiva diminuzione, anche se in termini vaghi.

La valorizzazione energetica di questa risorsa nei nostri ordinamenti, è funzionale al recupero della gestione forestale e quindi propedeutica a vantaggi ambientali e socioeconomici che vanno ben oltre, in termini di rilevanza, la questione delle emissioni da combustione, di cui viene accusata  da alcuni ambienti ambientali europei.

La nuova RED III si inserisce nell’ambito della strategia “Pronti per il 55%”, adottato dalla Commissione europea il 14 luglio 2021 con la finalità di adeguare la legislazione corrente in materia di clima ed energia e raggiungere il nuovo obiettivo dell’UE di riduzione minima del 55% di emissioni di gas serra (GHG) entro il 2030. Il pacchetto “Pronti per il 55%” include anche la revisione della direttiva sull’efficienza energetica, per allineare le disposizioni di quest’ultima all’obiettivo del 55%. Una novità introdotta nella Red III è la definizione di "biomassa legnosa primaria", che in realtà non sembrava ad oggi essere necessaria. La definizione della direttiva recita: «biomassa legnosa primaria»: tutto il legname tondo abbattuto o altrimenti raccolto e rimosso. Comprende tutto il legname ottenuto da rimozioni, ossia le quantità rimosse dalle foreste, compreso il legname recuperato a causa della mortalità naturale e da abbattimenti e disboscamenti. Include tutto il legname rimosso con o senza corteccia, compreso il legname rimosso nella sua forma tonda, o spaccato, grossolanamente squadrato o in altre forme, ad esempio rami, radici, ceppi e nodi e il legname grossolanamente sagomato o appuntito”. L'introduzione del concetto di "biomassa legnosa primaria" sembra miri ad impedire l'utilizzo della biomassa delle foreste naturali come sostituta del carbone nelle centrali termoelettriche, e a limitarne l'utilizzo negli altri impianti.

Il testo introduce anche collegamenti tra biomassa e rifiuti, come se la stessa sia gestibile solo all’interno del settore rifiuti. È condivisibile il criterio di non premiare gli impianti a biomassa per sola generazione elettrica, in quanto si tratta della tecnologia meno efficiente, ma il legislatore europeo non chiarisce l'applicabilità agli impianti di teleriscaldamento, in Italia ottimamente funzionanti, né sull'utilizzo puramente termico della biomassa legnosa o la sua trasformazione in pellet o carbone vegetale o legno torrefatto. L'Italia è al settimo posto in Europa nella generazione da biomasse solide, ma da noi prevalgono le centrali a cogenerazione, quindi pienamente adempienti al testo attuale della Red III. Siamo al quarto posto nell'uso termico - domestico e industriale - della legna da ardere (Barometro delle Biomasse Solide 2021). La definizione, cavillosa e contraddittoria, di "biomassa legnosa primaria" rischia di convertire un'opportunità di difesa dell'ambiente in una situazione di abbandono dei boschi, con il conseguente incremento del rischio incendi e propagazione di malattie o, nel migliore dei casi, di un aumento dei costi a spese del contribuente.

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