Energia verde
Le energie rinnovabili sono un'opportunità geopolitica per l'Italia
Nell’ultimo decennio, l’Italia ha speso 44 miliardi di euro l’anno per le importazioni di combustibili fossili e oggi può giocare un ruolo di prim'attore a livello mondiale in alcune componenti ad alta tecnologia e apparecchiature nel settore eolico
24 giugno 2020 | Marcello Ortenzi
Le fonti di energia rinnovabile sono il fulcro della transizione energetica e continueranno a esserlo in futuro. Eolico e solare sono diventati competitivi anche senza sussidi e stanno rimpiazzando i combustibili fossili in molte aree del mondo, e non più solo in Europa. L’era delle rinnovabili porterà con sé trasformazioni importanti in politica internazionale. In uno studio appena pubblicato, l’Istituto Affari Internazionali (IAI) spiega come ci saranno tali trasformazioni, con particolare attenzione all’Italia e alla sua politica estera.
Lo studio evidenzia come il cambiamento climatico sia ormai una grave minaccia sociale, politica ed economica e, se ignorato, il suo impatto sarà devastante non solo sull’ambiente ma anche sulla sicurezza internazionale. Le rinnovabili hanno caratteristiche intrinseche che le differenziano dalle altre fonti energetiche e che cambieranno il concetto di sicurezza energetica. Mentre le rinnovabili portano a una maggiore elettrificazione del sistema, una minor distanza tra luoghi di produzione e luoghi di consumo implica una riduzione degli scambi intercontinentali. Ci sarà sempre più la necessità di potenziare le reti elettriche e sarà cruciale per gli stati trovare modi per mitigare l’intermittenza delle rinnovabili. Tra questi vi sono batterie, idrogeno e reti più capienti, integrate e digitalizzate. L’Italia ha l’interesse ad aumentare la propria produzione energetica, poiché dipende dall’estero per più del 70% del proprio fabbisogno. L’Italia importa più del 90% del petrolio e del gas che consuma, da regioni instabili quali Caspio, Medio Oriente e Nordafrica (Libia). Nonostante buoni livelli di diversificazione, l’esposizione a rischi di sicurezza degli approvvigionamenti è notevole in una situazione di crescente instabilità politica.
Nell’ultimo decennio, l’Italia ha speso 44 miliardi di euro l’anno per le importazioni di combustibili fossili. Un elemento da considerare è che costruire nuovi legami d’interdipendenza positiva fra nazioni fondati sulle rinnovabili, è desiderabile e potrebbe apportare benefici non solo politici ma anche economici. Infatti, le rinnovabili possono essere prodotte in modo più efficiente in alcune regioni che in altre, grazie ad esempio per una maggiore irradiazione solare, ventilazione o disponibilità di terreni liberi. Una delle sfide più importanti della transizione energetica sarà quella di evitare il collasso sociale, politico ed economico d’interi Paesi i cui modelli di sviluppo sono attualmente basati sulla produzione e sul commercio di combustibili fossili. L’Italia sarebbe particolarmente esposta a eventuali ripercussioni negative data la sua posizione geografica di vicinanza al Medio Oriente e al Nordafrica. L’Italia ha buone basi di partenza. In conformità a vari criteri, l’Italia è al primo posto in Europa nel geotermico e nelle pompe di calore, seconda nel solare e nell’idroelettrico e quinta nell’eolico. Inoltre il nostro paese produce 4 Twh l’anno di energia elettrica e 86 Twh termici da biomasse. L’Italia ha inoltre la terza migliore produttività del lavoro in Europa nelle rinnovabili ed è stato il settimo più grande investitore al mondo in rinnovabili nell’ultimo decennio. Il 35% dell’elettricità prodotta in Italia deriva dalle rinnovabili, in linea con i target. Il nostro Paese gode inoltre di una posizione di leadership in alcune componenti ad alta tecnologia e apparecchiature nel settore eolico ed è dotato di una rete elettrica all’avanguardia. Ma si può e si deve sicuramente fare di più, promuovendo politiche industriali verdi e creando sinergie tra politica industriale e politica estera.
Mentre le rinnovabili offrono all’Italia la possibilità di consolidare la propria posizione geo-economica e geopolitica, appare necessario un maggior coordinamento interministeriale. Inoltre, è necessario individuare aree di potenziale vantaggio comparato e per esprimerlo, creando nuove opportunità per le imprese italiane all’estero e nuovi rapporti d’interdipendenza positiva. È auspicabile istituire un Osservatorio per l’Energia indipendente che fornisca al decisore politico dati e studi aggiornati sulle dimensioni politico-economiche della transizione energetica, affinché l’Italia possa cogliere al meglio le grandi opportunità offerte dall’era delle rinnovabili.