Energia verde
L'Italia è sempre meno green. Frenano le rinnovabili ma non le emissioni di anidride carbonica
Sempre più lontani gli obiettivi di abbattere i livelli di emissione che continuano a crescere. L'Italia contribuisce al 10% delle emissioni del vecchio continente e frena l'installazione di impianti energetici verdi, in controtendenza col resto del mondo. Anche polemiche sterili sul collegato agricolo frenano le bioenergie
06 maggio 2016 | R. T.
Secondo Eurostat, le emissioni di CO2 complessive dei Paesi membri Ue sono aumentate dello 0,7% nel 2015 rispetto all’anno precedente.
Il primato negativo tocca alla Slovacchia, che registra un incremento delle emissioni del 9,5%, seguita da Portogallo (8,6%), Ungheria (6,7%). Il Paese più inquinante di tutta l'Unione europea è la Germania che però è riuscita a stabilizzare le sue emissioni nel 2015 rispetto al 2014.
Nella classifica l’Italia si attesta al sesto posto, con un aumento del 3,5% delle emissioni nocive, ed è responsabile per il 10,6% delle emissioni tra i paesi dell’Unione Europea, terza nella classifica dei paesi più inquinanti, subito dopo Germania e Gran Bretagna e prima di Francia e Polonia.
Secondo il rapporto "La svolta dopo l’accordo di Parigi. Italy Climate Report 2016", il nostro Paese per mantenere gli impegni presi a Parigi dovrebbe dimezzare le emissioni di gas serra al 2050 rispetto ai valori del 1990 (siamo a -20%), portare il consumo di energia derivante da fonti rinnovabili al 35% (oggi è al 17%) e al 66% dei consumi elettrici (siamo al 38%).
I trend in atto, però, sono opposti.
Rallenta la crescita delle energie rinnovabili in Italia nel 2015, in un contesto mondiale in cui è stato segnato un record assoluto degli investimenti. A fronte infatti di una previsione nel 'BelPaese' di incremento dell'installato del 7% nel periodo 2016-2020 rispetto al 2015 (era del 43% nel periodo 2010-2015), alla fine dell'anno scorso si registrano a livello globale investimenti pari a oltre 290 miliardi di euro (+21% rispetto al 2014). Questi i principali dati emersi nel corso della presentazione del secondo "Renewable energy report" redatto dall'Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.
Nel 2015, secondo lo studio, la nuova potenza installata è stata di 893 MW nell'intero comparto delle rinnovabili. Le rinnovabili hanno contribuito al 40,5% delle produzione e alla copertura del 35% della domanda elettrica nazionale.
I dati italiani contrastano con quelli a livello mondiale, "dove è ormai evidente come il trend negativo degli anni 2012 e 2013 sia definitivamente superato. Il 2015 fa segnare il 'record' assoluto di investimenti anche oltre il picco raggiunto nel 2011".
Mentre l'Italia resta al palo le altre nazioni corrono e forse la ragione sta anche in certe battaglie di retroguardia.
Utilitalia (Associazione di mprese dei servizi energetici idrici e ambientali), Fise Assoambiente (Associazione delle imprese del settore dell’igiene ambientale, della gestione dei rifiuti e delle bonifiche) e Cic (Consorzio Italiano Compostatori) si sono apertamente poste in contrasto alla normativa, contenuta nel collegato agricolo, che permette di utilizzare gli scarti e le potature verdi a fini bioenergetici.
Secondo Fiper e Airu (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano) invece dal punto di vista economico, per l’amministratore pubblico, la gestione di sfalci e potature passerà da costo di smaltimento a vendita sul mercato con relativo ricavo: “Questo provvedimento va nella direzione di promuovere concretamente il teleriscaldamento efficiente, priorità definita chiaramente della Direttiva europea sull’efficienza energetica e recepita poi a livello nazionale nel decreto legislativo n.102 del 2014, valorizzando a fini energetici le fonti rinnovabili presenti sul territorio per produrre e distribuire energia attraverso reti di teleriscaldamento”.
A livello globale nel 2014 e nel 2015, nonostante la pessima performance di Europa e Italia, le emissioni di CO2 sono leggermente calate dello 0,6%, nonostante un aumento del Pil del 3%.