Energia verde
Presentate in Piemonte le nuove linee guida sul digestato
Nuovi criteri di uniformità per l’uso agronomico del biofertilizzante ottenuto dal biogas. La Regione anticipa le norme nazionali che saranno assunte con il "decreto effluenti"
27 novembre 2015 | Marcello Ortenzi
L'amministrazione regionale piemontese ha chiarito, con una specifica Delibera di Giunta, approvata lo scorso 5 ottobre, i criteri di utilizzo agronomico del digestato, biofertilizzante prodotto dai processi di digestione anaerobica degli impianti a biogas. Tutto il digestato prodotto da matrici agricole (sottoprodotti agro-industriali, reflui di allevamento e colture di integrazione) è a questo punto utilizzabile come fertilizzante sul territorio regionale. La nuova delibera integra le disposizioni già vigenti dal 2009, stabilendo nuovi criteri di uniformità e chiarezza nella classificazione del digestato. Il Piemonte ha così anticipato quanto prevede a livello nazionale il testo del decreto ministeriale sugli effluenti della zootecnia, che, dopo il via libera della Conferenza Stato-Regioni, verrà approvato dai ministeri ma ancora non si sa quando andrà in gazzetta.
I dettagli della nuova delibera regionale sono stati pubblicamente presentati dal Cib, Consorzio italiano biogas, nel corso di un incontro alla Cascina Vigna di Carmagnola (AL), al quale hanno preso parte l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, oltre a esperti, studiosi e rappresentanti sul territorio di tutte le associazioni agricole e di Legambiente. "Il Piemonte – ha commentato Piero Gattoni, presidente del Cib – ha raggiunto un importante risultato, frutto di un lavoro di sinergia tra istituzioni e associazioni. Il biogas, e in particolare l’utilizzo del digestato come biofertilizzante, contribuisce fattivamente all’abbattimento delle emissioni e al contempo a chiudere l’economia circolare dell’impresa agricola".
Nell'occasione della presentazione dell'atto piemontese sono stati presentati i risultati di due recenti indagini sull’uso agronomico dei digestati realizzate dal Crpa, Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia e finanziate dal Mipaaf e dalla Regione Emilia Romagna. "I nostri studi – ha spiegato Loredana Rossi del Crpa – hanno dimostrato come la digestione anaerobica migliori lo stato-igienico sanitario delle matrici di ingresso. Il livello di micotossine e di batteri del letame e delle biomasse vegetali vengono degradati sensibilmente all’interno degli impianti a biogas, anche in condizioni di mesofilia (temperature moderate). Ciò che esce da un impianto a biogas, il digestato, in estrema sintesi, è migliore di ciò che entra. Questi risultati sono stati ottenuti sia su scala sperimentale che su quella reale, con un’analisi che ha coinvolto sei impianti a biogas e ha visto la fattiva partecipazione del Cib, Consorzio italiano biogas e dei Consorzi Parmigiano-Reggiano e Grana Padano". Quindi si deduce che da un lato, con il biogas si ha produzione di energia elettrica, termica e biocarburanti rinnovabili e dall’altro l'impianto fornisce un contributo a un’agricoltura più sostenibile. La ricerca del Crpa permette di affermare che l’uso del digestato come biofertilizzante, a chiusura del ciclo virtuoso di sequestro di carbonio all’interno della produzione agricola, favorisce la fertilità dei suoli e l’intensificazione delle colture. In questo modo, l’agricoltura può produrre di più e in modo più favorevole all'ambiente e al territorio. Si spera che con questi recentissimi studi i dubbi sulle produzioni degli impianti a biogas espressi dagli avversari di questi impianti comincino a dissiparsi.
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