Bio e Natura 17/09/2011

La subirrigazione come futuro irriguo per il carciofo

La subirrigazione come futuro irriguo per il carciofo

Coltura esigente sotto il profilo idrico si avvantaggia di varie tecniche, dalla micoaspersione, anche in funzione antibrina, fino alla microirrigazione a goccia, utilizzata specie laddove si vogliano carciofaie poliennali


Negli ambienti mediterranei, l’irrigazione ha un’importanza fondamentale fra le tecniche colturali per la coltivazione del carciofo (Cynara scolymus L.).

In Italia riveste un ruolo primario tra le colture ortive da reddito con una superficie in produzione di circa 50.000 ha. Le peculiarità di questo prodotto e le numerose tipologie coltivate sul nostro territorio lo rendono molto diffuso e ricercato, l’origine dell’uso alimentare è antica, già gli Arabi lo introdussero in cucina, lo stesso nome carciofo deriva infatti dell’arabo al-kachuf. Le principali aree di produzione sono concentrate nel Meridione: Puglia (17.000 ha), Sicilia (15.000 ha), Sardegna (13.400 ha) e Campania (2.000 ha) secondo Istat 2010; queste regioni da sole coprono più del 90% della superficie coltivata carciofo.

Il suo ciclo, in natura, è autunno-primaverile, ma nelle zone più calde delle regioni mediterranee il carciofo è coltivato con una tecnica di stimolazione idrica che ha lo scopo di anticipare, al periodo autunnale, la produzione dei capolini. La propagazione vegetativa normalmente utilizzata segue metodi diversi secondo il tipo di ciclo colturale, ma si riconducono principalmente a due tipi: la propagazione per ovoli e quella per carducci. Dai rizomi di una coltura precedente si prelevano le gemme, dette ovuli, e dopo una fase di pregermogliamento sono messe a dimora dalla seconda metà di giugno in poi, a questa fase segue l’irrigazione. In questo modo l'attività vegetativa ha inizio in piena estate, con differenziazione a fiore nel mese di settembre e produzione dei capolini di primo taglio nei mesi di ottobre e novembre. I carducci sono invece i polloni basali emessi dal rizoma delle piante di oltre un anno d'età nelle prime fasi vegetative. Le colture ottenute da carducci iniziano il loro ciclo in tardo autunno e, dato la pianta non riesce ad acquisire una sufficiente vigoria, l'impianto è finalizzato a dare la prima produzione al secondo. Le colture ottenute da ovoli iniziano il loro ciclo in piena estate e sono pertanto in grado di produrre capolini già nell'autunno successivo o nella primavera successiva. Questa tecnica di propagazione è pertanto utilizzata per le varietà autunnali o rifiorenti in coltura forzata.

I cicli irrigui iniziano in luglio-agosto e proseguono fino ad ottobre, ed in alcuni casi anche a novembre. La prima irrigazione, a seconda del tipo di terreno, richiede un volume di acqua di circa 600-1000 m3/ha. In totale, il volume stagionale si aggira oggi sui 3-5.000 m3/ha. Le tecniche irrigue maggiormente utilizzate sono la microaspersione e la microirrigazione a goccia. La microaspersione appare maggiormente legata alle aree laddove si trapiantino gli ovoli e spesso ha anche l’applicazione di protezione antibrina. La tecnica a goccia appare invece maggiormente utilizzata laddove si pratichi il trapianto di carducci e si miri a carciofaie poliennali.

Ovviamente, esistono carciofaie annuali irrigate a goccia e poliennali in aspersione, ma rimane importante rimarcare come queste due tecniche, secondo le aree, permettano comunque di esprimere al meglio le capacità produttive e qualitative delle diverse varietà che in Italia si coltivano.

Possiamo sicuramente dire che con la tecnica dell’irrigazione a goccia i volumi irrigui possono ridursi significativamente grazie all’alta efficienza e all’alta uniformità di distribuzione.

I fabbisogni irrigui variano secondo la stagione e la fase fenologica che il carciofo attraversa, dal risveglio vegetativo alle successive fasi di taglio dei capolini. Dapprima sono necessità crescenti che poi tendono a stabilizzarsi considerando anche il contributo degli eventi piovosi.

Qualche parola in più va sicuramente spesa per le applicazioni della tecnica a goccia in subirrigazione che sta a oggi attirando su di se parecchie attenzioni legate anche ai notevoli benefici che può apportare. La subirrigazione è quella tecnica irrigua con la quale, mediante un impianto a goccia in pressione, posto interrato, viene somministrata acqua e i fertilizzanti alle colture. Ha le caratteristiche principali della microirrigazione a goccia e, grazie alla sua versatilità, si è dimostrata applicabile ad un numero sempre maggiore di colture. Rispetto ad altri metodi irrigui, la subirrigazione presenta diversi vantaggi quali il risparmio idrico dovuto alla riduzione della componente evaporativa dell’acqua dal terreno e delle perdite di acqua per deriva a causa del vento; l’erogazione dell’acqua avviene in prossimità degli apparati radicali; la distribuzione dei fertilizzanti in prossimità degli apparati radicali assicura una maggiore efficienza della fertirrigazione con impatto ambientale contenuto; consente la distribuzione localizzata di elementi poco mobili nel terreno, aumenta l’efficienza nell’assorbimento dei nutrienti; non vengono bagnati gli organi vegetativi e si offre minore opportunità di sviluppo alle infestanti.

Numerose prove condotte da Netafim Italia in questi anni, e altre oggi in atto, indicano come, secondo le necessità della singola azienda, si possano applicare con successo queste tecniche irrigue per soddisfare le esigenze irrigue del carciofo e i fini commerciali dei produttori.

NETAFIM ITALIA


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