A regola d'arte

Dal Garum romano alla Colatura di Alici Cetara Dop

La ricetta venne recuperata nel Medioevo da parte dei gruppi monastici. Le alici impiegate per il prodotto, che presto sarà Dop, sono pescate nei pressi della Costiera Amalfitana nel periodo che va dal 25 marzo, che corrisponde alla festa dell'Annunciazione, fino al 22 luglio, giorno di Santa Maria Maddalena

26 giugno 2020 | T N

Prosegue l’iter per il riconoscimento della Colatura di Alici di Cetara come denominazione di origine protetta.

Pubblicata infatti sulla Gazzetta Ufficiale europea del  22 giugno 2020 (GUUE C 208 del 22/06/2020) la domanda di registrazione della denominazione italiana Colatura di Alici di Cetara Dop (Classe 1.7. Pesci, molluschi, crostacei freschi e prodotti derivati) i sensi dell’articolo 50, paragrafo 2, lettera a), del regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari.

Nei prossimi 3 mesi dalla pubblicazione ed in assenza di eventuali opposizioni da parte degli altri Paesi membri (articolo 51 del regolamento (UE) n. 1151/2012), la Commissione europea renderà definitiva la registrazione della Dop iscrivendola nello specifico registro comunitario.

Le origini di questo prodotto gastronomico risalgono ai Romani, che producevano una salsa molto simile alla colatura odierna, chiamata garum. La ricetta venne poi in qualche modo recuperata nel Medioevo da parte dei gruppi monastici presenti in Costiera Amalfitana, i quali ad agosto erano soliti conservare sotto sale le alici in botti di legno con le doghe scollate e poste in mezzo a due travi, dette mbuosti; sotto l'azione del sale, le alici perdevano liquidi che fuoriuscivano tra le fessure delle botti. Il procedimento si diffuse successivamente tra la popolazione della costa, che la perfezionò con l'utilizzo di cappucci di lana per filtrare la salamoia.

La colatura d'alici viene soprattutto utilizzata come condimento di spaghetti, ma anche per insaporire piatti a base di pesce o verdure, come ad esempio la scarola per la pizza ripiena; inoltre con verdure saltate in padella con olio, aglio e peperoncino, quali bietole, spinaci, ecc. Da alcuni è apprezzata anche come condimento per pomodori, olive, persino per panini farciti e uova cotte in vari modi.

“Un prodotto simbolo importante per il rilancio della enogastronomia – dichiara Mauro Rosati, direttore Generale Qualivita – che, data la notorietà che aveva assunto a livello nazionale ed internazionale in questi anni, ora potrà essere tutelato dalle imitazioni”.

“Un  riconoscimento –  afferma il comitato promotore della Dop, l’Associazione per la Valorizzazione delle Alici di Cetara, presieduta da Lucia Di Mauro – frutto della sapiente e secolare laboriosità di intere generazioni di pescatori e produttori della zona. Un piccolo prodotto che comunque genera dai 2 ai 3 milioni di euro l’anno di fatturato, con un trend in piena crescita che la Dop favorirà ulteriormente”.

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