A regola d'arte
Francia e Italia si confrontano. Nessuna gelosia: un puro trionfo di Bacco
Nelle colline senesi di Castelnuovo Berardenga si è verificato un incontro ad altissimo livello tra i migliori crus italiani e lo Champagne. Tutto nelle mani dello chef Giorgio Trovato che ci spiega la sua filosofia in cucina
04 giugno 2014 | Gianluigi Pagano
A dire il vero l’evento è avvenuto un po’ per caso, quando l’antica Villa di Curina è stata acquistata dalla famiglia: Bertone - De Agostini di origini piemontesi, i quali hanno deciso di trasformarla in un lussuoso Residence, con un prestigioso Ristorante: il “Convito di Curina”.
Si è quindi verificato un incontro quasi naturale fra i grandi vini toscani, che in un ristorante del genere non potevano mancare, e quelli altrettanto grandi del Piemonte, amati e assolutamente voluti dai nuovi titolari.
Pochi anni dopo, il proprietario del ristorante, a causa di un viaggio “galeotto” in Champagne si innamorò dei grandi vini francesi e ne acquistò un gran numero, (circa 60 referenze) facendosene addirittura imbottigliare uno col nome di “Champagne Villa Curina”. Un vino della casa di tutto rispetto!
Fu così che la cantina del Convito si trovò ad ospitare i migliori prodotti di queste tre grandi regioni vinicole, in perfetta concordia.
Lo chef Giorgio Trovato che, dopo esperienze un po’ in tutto il mondo, dall’Ucraina all’India, ha recentemente assunto la direzione del Ristorante, è molto soddisfatto di questa grande varietà di offerta vinicola: - “Naturalmente, accanto a queste tre regioni prima citate, abbiamo anche una rappresentanza di tutte le migliori etichette nazionali di vini, più di 500 etichette, e questo è molto importante perché, se è vero che gran parte della mia cucina è del territorio e si sposa ottimamente con i vini toscani, è anche vero che nella mia linea gastronomica c’è sempre una dose di creatività e quindi gli accostamenti apparentemente eterodossi con lo Champagne o con i vini Piemontesi possono essere una ulteriore, interessante novità, assai piacevole.
- Lei come definirebbe la sua linea di cucina?
“Una cucina legata al territorio, con l'idea di ripartire dal passato per attualizzarlo con l'aiuto delle nuove tecnologie e la fusione con ingredienti che arrivano da altre culture, in un'autentica contaminazione culturale in quanto considero la cucina essenzialmente un'attività di comunicazione fra il cuoco e chi degusta, quindi un fenomeno di carattere culturale”.
- Ma come è possibile che una linea di cucina fondamentalmente italiana richieda un abbinamento di Champagne?
“Non è una necessità ma una possibilità offerta in più, un modo per ampliare a livello concettuale le abitudini del nostro cervello e sul piano degustativo per avere delle sfumature diverse. Come dicevo la cucina è fondamentalmente un’attività di comunicazione in cui il cuoco fa le sue proposte e chi le riceve le accetta o meno e le arricchisce di significato, inserendole nella propria esperienza. Inoltre può arricchirle o valorizzarne qualche aspetto attraverso gli abbinamenti con diversi tipi di vino. E’ evidente che un arrosto sposato con uno Champagne avrà un gusto, con un Barolo darà un risultato degustativo molto differente. Poi ciascuno farà le sue scelte in base ai propri gusti ed abitudini alimentari. Lo scopo che mi propongo è quello di offrire agli avventori del mio ristorante la possibilità delle più ampie sperimentazioni, non obbligandoloi per forza a scelte ”ortodosse”.
- E i clienti come accettano tali proposte?
“Alcuni rimangono fedeli alle scelte tradizionale, quindi per la maggior parte dei casi ai vini toscani, ma molti accettano con piacere la proposta di diversi accostamenti. E bisogna dire che in genere ne rimangono assai soddisfatti. Comunque ciò di cui mi raccomando ai miei collaboratori è che non cerchino mai di forzare i gusti dei clienti, ma semplicemente facciano notare che la nostra ricca carta dei vini permette una sana sperimentazione; poi va rispettato il gusto di ciascuno.
- Un processo di sperimentazione da parte del cuoco e dell’avventore dunque?
“Esattamente; come io parto dalla grande tradizione gastronomica del nostro Paese per un processo di adeguamento che tenga conto delle nuove tecniche di cotture, dei nuovi stili di vita e dei nuovi sapori che impariamo a conoscere, così deve esserci una uguale libertà da parte di chi degusta la mia cucina di sottolinearne certi aspetti, o di alleggerirli con gli opportuni abbinamenti enoici. Così veramente la cucina diventa conoscenza e piacere.
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