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Il prezzo dei dazi di Trump sull'agroalimentare italiano: un miliardo

Il vino è il primo prodotto agroalimentare esportato negli USA, con 1,9 miliardi di euro, con i dazi subirà un impatto stimato in oltre 290 milioni di euro. Poi l'olio extravergine di oliva: i dazi avranno un peso stimato in più di 140 milioni di euro
31 luglio 2025 | 15:00 | C. S.
L’introduzione di dazi al 15% da parte degli Stati Uniti sui prodotti agroalimentari italiani rischia di far perdere oltre 1 miliardo di euro al comparto, frenando una crescita costante che ha visto il cibo Made in Italy imporsi come sinonimo di qualità oltreoceano. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga, che mette in luce la vulnerabilità delle nostre filiere di fronte alla nuova politica commerciale americana.
Con un valore che nel 2024 ha sfiorato gli 8 miliardi di euro, gli Usa rappresentano il primo mercato extra-Ue per l’agroalimentare italiano. Negli ultimi cinque anni, l’export verso gli Stati Uniti è cresciuto in media dell’11% l’anno, arrivando a toccare un +17% solo nell’ultimo anno. Una dinamica positiva che ora rischia di invertirsi bruscamente.
I settori più penalizzati. Il vino è il primo prodotto agroalimentare esportato negli USA, con 1,9 miliardi di euro, con i dazi subirà un impatto stimato in oltre 290 milioni di euro. Poi l'olio extravergine di oliva. L'export verso gli Usa vale oltre 937 milioni di euro. I dazi avranno un peso stimato in più di 140 milioni di euro. Andrà male anche per la pasta di semola: ad oggi esente da dazi: peserà 74 milioni di euro. Restano stabili, invece, molti dei formaggi, che erano già tra il 10% e il 15%, ma l’incertezza sull’abolizione delle quote rischia di incidere sull’export, che nel 2024 ha superato i 486 milioni di euro.
“La Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen si sta dimostrando totalmente inadeguata al ruolo che ricopre - dichiara il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - Dopo aver già colpito duramente il mondo agricolo con tagli senza precedenti alla Pac, oggi assistiamo all’ennesimo danno provocato da una gestione improvvisata e debole del negoziato commerciale con gli Stati Uniti. L’accordo siglato con Washington è chiaramente più vantaggioso per l’economia americana che per quella europea - prosegue - Stiamo assistendo anche al fatto che il documento a base dell'accordo non coincide nemmeno con quello statunitense, una situazione lesiva della credibilità stessa dell’Europa. La Von der Leyen - conclude Prandini - ha mancato ancora una volta l’obiettivo di difendere la produzione europea, il lavoro degli agricoltori e la sovranità alimentare dell’Unione. A pagare il prezzo di questa politica remissiva non sarà solo l’agricoltura, ma l’intero sistema produttivo europeo. Serve una reazione decisa per ottenere l’esclusione dei prodotti agroalimentari di eccellenza dalla lista dei dazi e garantire sostegno economico alle filiere più colpite e fa bene il nostro Governo a spingere perché si arrivi a questo per salvaguardare un comparto strategico come quello agricolo”.
“Non possiamo rimanere a guardare questa deriva autocratica dell'Europa – afferma il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo – La Von der Leyen ancora una volta dimostra di essere forte con i deboli e debole con i forti. Questo accordo penalizza proprio i prodotti simbolo del Made in Italy, che hanno conquistato il consumatore statunitense grazie a qualità, tracciabilità e legame con il territorio. Il rischio è un calo delle vendite e un’impennata dell’italian sounding, con gravi danni per i nostri produttori e per l’immagine dell’agroalimentare italiano e a pagarne il prezzo saranno imprese, lavoratori e consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico”.
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