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Nuova bufera nel mondo dell'olio d'oliva italiano: le reazioni

L'operazione del Corpo Forestale dello Stato che ha messo sotto accusa dieci aziende olearie e che ha per oggetto 7000 tonnellate di falso olio extra vergine d'oliva italiano ha suscitato un coro di reazioni. Unanime la condanna per i truffatori

03 dicembre 2015 | C. S.

L'operazione del Corpo Forestale dello Stato, sotto l'egida della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha interessato 7000 mila tonnellate di falso olio extra vergine d'oliva italiano, per un giro d'affari di decine di milioni di euro e coinvolto dieci aziende tra le province di Bari e Brindisi ha suscitato numerose reazioni.

Unanime la condanna per i truffatori. Sollievo perchè i controlli a difesa del Made in Italy ci sono e sono efficaci.

“L’operazione di oggi del Corpo forestale dello Stato dimostra l’efficacia del nostro sistema di controlli che abbiamo rafforzato in tutti i passaggi della filiera. Chi danneggia un settore così strategico come quello dell’olio va punito con la massima severità. È fondamentale fare chiarezza per tutelare i consumatori e le migliaia di aziende oneste che contribuiscono al successo del Made in Italy nel mondo. È una battaglia che portiamo avanti quotidianamente come dimostrano gli oltre 10 mila controlli dallo scorso anno a oggi effettuati dai nostri organismi di controllo su tutto il territorio nazionale”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sull’operazione del Corpo Forestale dello Stato sull’olio extracomunitario venduto come italiano.

“La Puglia non deve diventare il porto franco degli agropirati che invadono gli scaffali degli ipermercati con olio extracomunitario spacciato come Made in Italy”. Lo afferma l'on. Colomba Mongiello, vice presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla contraffazione, commentando i risultati dell’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia pugliese e condotta sul campo dai Forestali del Nucleo Agroalimentare e Forestale “protagonisti di un’encomiabile attività di intelligence ed investigazione scientifica”.
“L’inchiesta pugliese, in cui sembrano coinvolti anche soggetti già noti alle forze dell’ordine per la loro attività fraudolenta ed altri che si opposero alla legge ‘salva olio’, conferma la necessità di procedere il più rapidamente possibile a rafforzare la tutela penale in materia agroalimentare – continua Mongiello – A partire dalle lacune del sistema di tracciabilità dell’olio sfuso durante le fasi di importazione e trasporto.
Documenti e certificati che attestano l’origine e la qualità dell’olio non viaggiano con il prodotto, ma restano in azienda. Ciò comporta il rischio, sottolineato anche dal Presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare Giancarlo Caselli, che la materia prima sia alterata durante il percorso verso il destinatario.
Anche le Forze dell’Ordine ci hanno segnalato la necessità che sia adottato un sistema di tracciabilità costante, dal luogo di spedizione a quello di consegna, che individui un’autorità competente a certificare l’inizio della spedizione, il trasporto e l’avvenuta consegna, come avviene per i prodotti vitivinicoli.
E’ un tema che abbiamo affrontato durante le audizione della Commissione d’inchiesta sulla contraffazione, come riportato nella relazione che sottoporremo presto all’attenzione del Parlamento sollecitando l’adozione dei correttivi necessari e utili a tutelare i produttori ed i consumatori.
L’inchiesta pugliese fa luce anche sulle speculazioni sul prezzo che hanno danneggiato i produttori italiani lo scorso anno, aggravando gli esiti negativi dell’annata peggiore dell’ultimo decennio. Evidente che se imbottigli olio turco o tunisino spacciandolo per italiano lo puoi vendere a meno di 5 euro al litro, cacciando dal mercato chi rispetta le leggi e non truffa i consumatori.
Quando approvammo la ‘salva olio’, quasi due anni fa, lo facemmo anche per contrastare gli agropirati che sventolano il tricolore italiano e poi spacciano, in Italia e all’estero, prodotto falso e potenzialmente pericoloso per la salute – conclude Colomba Mongiello – Ora mi auguro che nei confronti di quanti saranno individuati come colpevoli dei reati contestati scattino le sanzioni economiche previste dalla legge, a partire dalla restituzione dei contributi pubblici eventualmente riscossi da Regione, Stato e Unione Europea”.

“Di fronte all’aggressione in atto nei confronti di un prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea bisogna stringere le maglie della legislazione con l’attuazione completa norme già varate con la legge salva olio, la n. 9 del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata" ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è importante cogliere le opportunità che vengono dall’utilizzo delle nuove tecnologiche per combattere le frodi che allontanano i consumatori italiani e sporcano l’immagine del made in Italy sui mercati internazionali”.

“Ora che gli strumenti di indagine sono più efficaci, i controlli funzionano e questo è merito della legge salva olio, meglio conosciuta come legge Mongiello”. David Granieri presidente di Unaprol plaude all’iniziativa della DDA di Bari e all’operato del NAF, il nucleo antifrode del Corpo Forestale dello Stato, per il sequestro in Puglia di 7000 tonnellate di olio riconosciuto come falso extra vergine di oliva 100% italiano. “Mentre attendiamo lo sviluppo delle indagini in corso – afferma Granieri – ci preme sottolineare che il sequestro effettuato toglie sicuramente dal mercato partite di prodotto non italiano. Se fosse stato immesso in commercio in piena campagna di raccolta avrebbe turbato le contrattazioni del prodotto spingendo al ribasso i prezzi del vero extra vergine di oliva di qualità italiano”.

Grazie all’operato della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e del Corpo Forestale dello Stato con il dispiegamento di oltre cento unità in attività di controllo, ispezione ed investigazione è stato possibile far emergere un cosidetto “centro del malaffare” creato da una decina di imprese pugliesi in accordo con un laboratorio compiacente al fine di porre sul mercato falso olio extra vergine di oliva italiano.
“Un sentito ringraziamento alle Autorità che ogni giorno lavorano per migliorare il settore olivicolo oleario e permettono ai frantoi artigiani, piccoli e medi, di lavorare onestamente ed ai quali i consumatori possono rivolgersi con fiducia - afferma il Presidente Aifo nazionale Piero Gonnelli - Aifo sta anche valutando di costituirsi, al momento opportuno, parte civile in difesa di una risorsa inestimabile qual è l’olio extra vergine di oliva italiano”.

“La notizia della scoperta di falso olio in Puglia e del relativo sequestro di 7 mila tonnellate è rassicurante per i produttori italiani di olio di oliva extra vergine e per i consumatori , ha dichiarato il Presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori Gennaro Sicolo, anche perché interviene in una fase assai delicata dell'annata oleicola".
"Il Corpo forestale dello Stato ed i Carabinieri dei Nas sono all’avanguardia nell’utilizzare moderne e sofisticate tecniche per scoprire le contraffazioni e le frodi nel settore oleario, ha proseguito il presidente del Cno. Le frodi sono una grave piaga per l’intera filiera. Le produzioni non autentiche e commercializzate in modo ingannevole tolgono spazi di mercato all’olio extravergine di oliva italiano e comportano una diminuzione generalizzata delle quotazioni, per effetto della insana competizione che si viene a determinare. Il recente accordo di filiera sottoscritto da tutti gli operatori, ha concluso Gennaro Sicolo, consentirà di isolare chi utilizza metodi sleali e non compatibili con le leggi vigenti”.

 

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