Turismo
Tutta colpa dell’olio in paradiso
Un locale sperduto e genuino, nella valle del Rio Cavallo, in Trentino. Lo stambecco bianco e la qualità della cura. Una pizzeria. Con l’olio sui tavoli in bottiglie da 50 ml in vetro scuro. Non un primo prezzo. Il reportage di Tullia Gallina Toschi
15 gennaio 2011 | Tullia Gallina Toschi
Eâ difficile passare di qui, ma nel caso merita davvero. La pizzeria ristorante Rosspach, nella valle del Rio Cavallo. Aperto con il sostegno della Regione Trentino, è lâunico esercizio commerciale di Mezzomonte, una località a metà del monte tra Folgaria e la piana di Rovereto, appunto, che conta un centinaio di abitanti, venti più, venti meno (media di dati incerti).
Sono capitata qui per caso e mi ha incuriosito, tanto che, oltre a mangiarvi, ho deciso di scriverne. Eâ il luogo che riunisce tutta la vita di un piccolo paese.
Ragazzi seduti ad un tavolo, che chiacchierano dal vivo e non consumano nulla, un grande televisore al plasma, un nonno con il cappello che viene a bere la sua birra alle tre.
Vari avventori locali, habitué e nessun turista, oltre noi.
Gli habitué ci lasciano il tavolo migliore, si spostano, cooperano con la famiglia di gestori che avvicina rumorosamente i tavoli per farci stare.
Si capisce, noi siamo la novità , evidentemente anche abbastanza rari, soprattutto fuori stagione.
Un articolo del 2007, incorniciato, campeggia allâentrata: âIl locale per far rivivere la comunità â¦â , e continua descrivendo il âbar multiserviziâ.
Mi informo: questa era una canonica, mi raccontano, poi una scuola. Chiusa per tanti anni, finalmente ristrutturata e offerta al minuscolo paese. Che non ha altri servizi, oltre la chiesa e questa pizzeria. Aperta tutto lâanno, leggo in rete, e resto stupita dal numero di documenti che trovo su questo luogo remoto. Câè anche una rivista e un sentiero famoso. Lo farò, spero.
Le grandi finestre danno sulla valle oscura, quasi un orrrido. La montagna oltre il torrente fa ombra al sole di sud-ovest. Alle due il sole è già tramontato, la luce fa freddo anche da dentro. Quel freddo montanaro, che giunge diritto e avvolge in fretta..
Il forno per pizza dâacciaio nellâultima sala è lindo, come le vaschette porta ingredienti, e lâolio sui tavoli avvicinati è in due bottiglie uguali da 50 ml, in vetro scuro. Non è un primo prezzo.
Eâ dichiarato italiano, con regione di provenienza evidenziata da un puntino del tipo ânoi siamo quiâ in una zona dello stivale, non è Dop, né Igp.
Ha un leggero difetto di morchia, ma averne, mi viene da pensareâ¦.
Quando vedo in un luogo remoto lâolio che ha una sua storia, una reputazione, almeno nelle aspettative di chi lo ha acquistato, penso di avere incontrato una forma di qualità .
La qualità nelle intenzioni è cura, certo, al meglio della propria conoscenza.
Un olio non rabboccato e non di primo prezzo è cura.
Se poi è difettato è colpa anche nostra (Panel dâassaggio n.d.r.), perché abbiamo poco coraggio.
Questâolio sarebbe un vergine onesto, ma questa categoria è introvabile ormai.
Del resto, viviamo in un mondo che si riempie la bocca di eccellenza; la normalità o la qualità intermedie non le vuole nessuno.
E così ce le mangiamo con il timbro âdi qualità superioreâ e siamo tutti contenti. Ma questa, ben nota, è unâaltra storia.
Carne salada, fagioli di Lamon, pizze normali e buffe, buone pappardelle, la torta al cioccolato discreta, ottimo caffè, la pizzeria ristorante bar multifunzione, in mezzo al paradiso. Non mi stupirei a veder spuntare lo stambecco bianco di Nuti in fondo alla valle.
Beh, se mi chiedono un litro di latte o il pane non li nego⦠Qui ci siamo solo noi- mi dice la signora.
Per gli amanti del borsino: 116 euro in otto, niente vino, qualche birra, molte pizze, qualche doppia portata.
Esperienza positiva. Un posto dove venire a mangiare, camminare e magari a studiare.
Per gli assaggiatori-docenti coscienziosi: ricordarsi di insegnare, ai ristoratori che amano la cura, la pienezza del fruttato e il difetto di morchia.
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