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La Palestina entra nel Consiglio oleicolo internazionale
L'olivicoltura palestinese copre 90 mila ettari e produce 16 mila tonnellate di olio vergine ed extra vergine di oliva all'anno. L'ingresso dello stato arabo ufficializzato il 9 aprile scorso a Madrid
20 aprile 2017 | C. S.
A seguito della notifica alle Nazioni Unite e alla ratifica da parte dello Stato della Palestina della sua adesione all'accordo internazionale sull'olio d'oliva e sulle olive da tavola il 9 aprile 2017, H.E. Musa Amer Odeh, ambasciatore della Palestina a Madrid, è stato accolto dal direttore esecutivo del Coi, Abdellatif Ghedira, dai due vice direttori esecutivi, Jaime Lillo e Mustafa Sepetçi nonchè dai principali capi dell'unità del segretariato esecutivo, che hanno accolto con favore questo nuovo Paese a nome di tutti i paesi membri del Coi.
Il sig. Odeh ha ricordato che l'olivo è un simbolo universale della pace e ha ringraziato il personale del segretariato esecutivo per il loro benvenuto.
I diplomatici e gli ambasciatori che hanno partecipato a questa riunione hanno accolto il riconoscimento internazionale di un importante partner nel settore dell'olio d'oliva.
La produzione di olio e olive in Palestina è molto antica e continua a ingrandirsi e svilupparsi con impianti moderni. Attualmente circa 90.000 ettari sono in essere, con una produzione media annua di 16.000 tonnellate d’olio, vergine ed extra vergine.
Le principali varietà locali sono il Nabali e il Souri.
Dalla cultivar Souri si ottiene un olio dal fruttato leggero, con connotati erbacei non particolarmente evidenti. Alcuni profumi ricordano vagamente i sentori di Picual. All’assaggio si presenta dolce, morbido, tuttavia privo di carattere. In chiusura è apprezzabile il tono piccante, piuttosto pronunciato ma affatto sgradevole.
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