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IL VINO BIO TORNA IN GUIDA, CON LE ECCELLENZE

Presentiamo in anteprima i premiati per ciascuna categoria. La guida, edita da Tecniche Nuove, sarà in edicola con il mensile “Cucina naturale” di novembre. Con il 2005 si è giunti con successo all’ottava edizione. Primeggiano Marche, Toscana, Alto Adige, Veneto e Piemonte

09 ottobre 2004 | T N

L’edizione 2005 è l’ottava consecutiva per la Guida ai vini d’Italia bio. Il comparto vino ha riservato negli anni grandi attenzioni verso la coltivazione di uve da agricoltura biologica. Cresce dunque il numero delle aziende presenti, sfiorando le 180 unità, ma sono in aumento anche i vini recensiti, giunti a quota 429. E cinquanta sono infine le migliori etichette premiate dal panel di esperti, guidati da quest’anno dal solo Pierpaolo Rastelli.
L’azienda dell’anno è del Monferrato, la Fratelli Rovero di San Marzanotto d’Asti, produttrice delle denominazioni tipiche della zona, con ben due vini nell’elenco dei migliori e una produzione complessiva di buona qualità.
La guida, come è consuetudine sarà allegata alla rivista “Cucina Naturale” di novembre, in edicola già a partire dal 25 ottobre; e disponibile successivamente anche in libreria. In anteprima presentiamo la premessa a firma di Antonio Attorre, curatore storico della Guida.




Pierpaolo Rastelli, Guida ai vini d’Italia bio 2005 176 aziende, 429 vini, 50 premiati; Tecniche Nuove, Milano 2004; pp. 160 € 7,90



LA DIVERSITA’ DEL VINO BIO
Dati recenti, relativi alla diffusione di aziende agricole che praticano metodi colturali biologici, rilevano come il 38% del numero complessivo di aziende in Europa siano realtà italiane. È sicuramente un dato estremamente importante,
in assoluto e anche relativamente a tematiche più generali che sempre più spesso non vengono discusse esclusivamente in ambiti circoscritti (riviste specializzate, associazioni) bensì trovano ampio spazio nelle prime pagine dei
quotidiani a grande tiratura: agricoltura sostenibile (nuova agricoltura) come fattore non secondario di sviluppo, turismo da ripensare e rilanciare in stretto
rapporto con l’agricoltura di qualità, nuove (o rinnovate) opportunità per l’occupazione giovanile. Non a caso, a quest’ultimo proposito, sono significativi anche i dati che registrano quote crescenti di giovani che si orientano verso
il lavoro in agricoltura (talvolta si tratta di ritorno, altre di scelta del tutto nuova, con una forte componente esistenziale oltre che strettamente economica), e/o che si iscrivono, in misura precedentemente sconosciuta, alle facoltà di agraria o ad altre in qualche modo orientate verso la formazione di nuove professionalità legate allo sviluppo sostenibile.

Certamente molto ha contribuito, a determinare questi nuovi orientamenti, l’interesse che negli ultimi anni è cresciuto attorno alle tipicità e, tra queste e in posizione senz’altro trainante, il vino italiano. Vino italiano che, dal punto bassissimo toccato nel 1985 con il famoso “scandalo del metanolo”, è riuscito
non solo a recuperare credibilità ma addirittura a imporsi autorevolmente nei mercati mondiali, ed è oggi uno dei simboli di un “saper fare”, che molto spesso è associabile non solo alle capacità imprenditoriali ma - ed è questo l’aspetto che qui interessa sottolineare - a scelte di ecosostenibilità, di difesa e valorizzazione dei territori e delle biodiversità, di resistenza all’omologazione. In questo senso, il segmento ancora minoritario ma sempre più significativo delle produzioni bio può costituire una componente di particolare interesse.
Dall’osservatorio in qualche modo privilegiato che è l’annuale redazione di questa Guida ai vini bio, giunta ormai alla sua ottava edizione, credo di poter testimoniare come l’evoluzione del comparto dei vini biologici in Italia
negli ultimi 12-15 anni sia avvenuta con graduale ma regolare crescita, e abbia raggiunto livelli di tutto rispetto: si può rilevare, oltre la costante crescita produttiva per quote di prodotto e numero di aziende (il trend è di un 60%
di crescita annuale, un trend che si mantiene costante a partire dal 1993), anche un assestamento abbastanza generalizzato su standard qualitativi e di continuità nel complesso soddisfacenti.
L’edizione 2005 della guida che state leggendo, in particolare, registra un ulteriore incremento di cantine e, ciò che più conta, del livello qualitativo complessivamente espresso: aziende ormai “storiche” per i lettori più
affezionati, nomi nuovi e nuovissimi, nomi già blasonati che recentemente hanno intrapreso la scelta del biologico.
Un panorama articolato e sfaccettato che evidenzia, oltretutto, una caratteristica comune che vorrei sottolineare: in controtendenza rispetto alle spinte verso l’omologazione (sia pure un’omologazione verso l’alto), che sono oggi molto
forti nel mondo del vino, i vini bio segnano maggiormente l’annata, ne testimoniano meglio caratteristiche reali, limiti e pregi, senza pompature e appiattimenti; all’interno delle specificità vendemmiali, poi, naturalmente, ciascun produttore ottiene quanto è in grado di ottenere grazie alle
proprie capacità tecniche.

Si sta sempre più affermando, del resto, una sorta di nuovo modello nel mondo del vino di qualità: forte motivazione verso risultati di eccellenza organolettica, dimensioni aziendali perlopiù ridotte, decisa impronta personale a partire dalle caratteristiche del terrori e, dunque, avversione per quei prodotti che, pur qualitativamente alti, presentino, in qualche modo, una cifra omologata, infine (ma non in misura secondaria) grande rispetto per l’ambiente e una
concezione armonica del ciclo produttivo, che restituisca centralità all’elemento naturale senza togliere ovviamente spazio all’importanza dell’intervento umano.
Non una linea di fuga regressiva, insomma (come sbrigativamente sostenevano spesso, negli anni scorsi, i detrattori del biologico), quanto, piuttosto, un preciso
segnale di insofferenza verso l’omologazione (sia pure un’omologazione su livelli elevati), un’interpretazione più autentica e concreta del rispetto del territorio e, se si vuole, un ampliamento dei parametri qualitativi che definiscono
l’importanza di un vino. Questa tendenza, da tempo avviata e molto ben riconosciuta in Francia (dove nomi come quello del produttore Nicolas Joly sono tra quelli dei capiscuola del vino tout court, e non solo bio) e in altri paesi, si sta ora facendo strada in Italia; aldilà della componente magari anche un po’ modaiola che potrebbe essere presente in questo interesse, c’è da sottolineare senz’altro il positivo riscontro e la capacità di orientamento di cui i produttori
bio possono andare fieri.

Nel lasciarvi alla lettura delle pagine che seguono vorrei salutare quei lettori che seguono la guida già dagli anni scorsi, e mi auguro saranno sempre più numerosi: Pier Paolo Rastelli, che da questa edizione la redige, ha la passione e la competenza per proseguire nel migliore dei modi un percorso che abbiamo iniziato insieme.

Antonio Attorre


I PREMIATI: i migliori vini bio 2005

Miglior vino bianco: Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2001 DOC, Fratelli Bucci

Miglior vino rosso: Brunello di Montalcino DOCG 1999, Podere Salicutti

Miglior vino rosè: Südtiroler Lagrein Kretzer DOC 2003, Heinrich Mayr Nusser-Nusserhof

Migliori bollicine: Riva Moretta, Perlage

Miglior vino dolce: Recioto di Soave San Zeno DOCG 2002, Fasoli

Azienda dell’anno: Rovero, San Marzanotto d’Asti


I criteri per la degustazione e la scelta
I vini, suddivisi per gruppi omogenei, sono assaggiati alla cieca, vale a dire senza mostrare l’etichetta e la valutazione riportata in centesimi come nelle prevalenti scuole di degustazione. I vini che hanno fatto segnare un punteggio
medio superiore/uguale agli 82/100 sono indicati come “i migliori” e tra questi, riuniti in una degustazione finale, scaturiscono i vini dell’anno per ogni categoria.
L’azienda che abbia mostrato una particolare completezza della gamma e la migliore media dei vari prodotti proposti si fregia del titolo di “Azienda dell’anno”.
Non tutti i vini inviati sono stati recensiti: talora alcuni si presentano non pronti a ricevere una valutazione e, per evitare una penalizzazione eccessiva, se ne omette la descrizione.
Se presenti, compatibilmente con le esigenze in seno all’organizzazione del panel test, vengono riassaggiati anche vini già valutati nelle passate edizioni della Guida: non partecipano all’assegnazione di “migliori vini” anche in
quest’edizione, ma se hanno mantenuto, o addirittura migliorato le loro caratteristiche organolettiche, ciò verrà puntualmente riportato nella scheda.
Hanno partecipato alle degustazioni: Gianni Camocardi, Fabio Giavedoni, Massimiliano Paniconi, Federico Pignati, Paolo Prignacchi, Oscar Remia.