Libri

CONFESSO CHE HO VISSUTO. PARDON! CHE HO BEVUTO

In un volume edito da DeriveApprodi, un'antologia di racconti sul vino e sul piacere del bere. A parte alcuni testi poco avvincenti, perché scritti da giornalisti o cantanti che si illudono di essere narratori, è soprattutto Melania Mazzucco a catturare l’attenzione

18 settembre 2004 | Ludovica Riposto

Finalmente non uno dei soliti libri sul vino, ma uno più coinvolgente, di taglio espressamente letterario, o quasi. Sì, perché si tratta di un’antologia di racconti. Il titolo, emblematico, rimanda a un testo del grande poeta cileno Pablo Neruda, premio Nobel nel 1971. Ricordate la pubblicazione postuma delle sue memorie nel 1974? Recavano il titolo di Confesso che ho vissuto, scritte con una venatura umoristica anche per ragionare intorno ai “giacimenti” della sua profonda poesia. Sono tracce di un’esistenza straordinaria, ricca di tante esperienze, anche politiche. Ebbene, da questo bellissimo titolo, l’editore romano DeriveApprodi – il cui catalogo è ricco di tanti testi invitanti, per letture di alto profilo e originalità – ci ricava l’antologia Confesso che ho bevuto contenente trenta racconti “sul vino e sul piacere del bere”.



Luigi Ananìa e Silverio Novelli, oltre a comparire in qualità di narratori, sono anche i curatori dell’opera. Prefata da Luigi Veronelli – che tuttavia ripropone una sua antica chicca che compare in un bicchiere di Riedel esposto in un manifesto al Moma di New York – il grande giornalista enoico scorge tra l’altro, in ogni bicchiere di vino, “l’immagine di una giovane donna giovane giovane di annata” tutta da bere. Sensazioni, insomma, espresse sul filo dei ricordi che si intrecciano e si delineano nel nome del vino. E ad aprire il libro è proprio il non racconto del giornalista Gianni Mura, che brinda con i suoi liberatori “affanculo” quanto con irruenza va affiorando dal passato, con il risultato di appagare poco per lo stile, è vero, ma riuscendo comunque simpatico quando pubblicamente annuncia di non aver mai bevuto “per dimenticare”; e di questo – lo ammettiamo con sincerità – siamo molto contenti per lui. In realtà, neppure la testimonianza successiva, quella di Francesco Guccini, convince del tutto, soffermandosi sui “pistoni” di lambrusco che lo rimandano alla sua terra, alla sua gente: ma anche qui non c’è racconto; sono solo sensazioni, appunto, pure evocazioni. In ogni caso, a parte alcuni racconti poco attraenti in sé, un po’ forzati anche, il resto del libro cattura ed è veramente interessante. Certo, qualche dubbio sorge con il bizzarro “dialogo dei vini” che il pur bravo Dario Voltolini s’inventa, seppure con qualche azzardo, servendosi dei pur fascinosi nomi dei tanti vitigni. Ma è soprattutto il racconto di Melania G. Mazzucco a convincere tra tutti. Con “Una bottiglia fra i Kashgai”, ha scritto senza dubbio il testo più intenso e letterariamente avvincente, con un rimando alle complessità del mondo islamico quanto mai attuale e profondamente vero nelle sue dinamiche.
Racconti, nel complesso, da non perdere.





AA.VV., (a cura di Luigi Anaìa e Silverio Novelli), Confesso che ho bevuto. Racconti sul vino e sul piacere del bere, DeriveApprodi, Roma 2004, pp. 239, euro 13,50; info@deriveapprodi.org

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