Libri
IL GUSTO DEI CIBI NEI SEGNI DELLA TERRA
Nel 1966 Luigi Veronelli pubblicò presso Feltrinelli il volume Alla ricerca dei cibi perduti, una guida di gusto e di lettere all’arte del saper mangiare. Oggi, a distanza di tanti anni, è disponibile la seconda edizione per DeriveApprodi. Un modo insolito per accostarsi con piacere alla gastronomia, attraverso un linguaggio e un approccio nuovi
17 luglio 2004 | Francesca Racalmuto
Il libro, a leggerlo oggi, stupisce per lâintensità con cui ripropone, a distanza, le medesime indicazioni di un arco di tempo oramai prossimo ai quarantâanni. Per chi non ha avuto lâoccasione di leggerlo in prima edizione, sarà contento di riprenderlo ora in unâedizione molto curata e di pregio. Pregio intellettuale in primis. Sono notevoli infatti le proposte della casa editrice romana insolitamente (e argutamente) denominata DeriveApprodi.

Un editore lo si giudica dal catalogo. E i titoli finora pubblicati lasciano segni importanti di novità . Anche quando, come in questo caso, ripropongono libri già proposti. âRipubblicare questo testo, oggi, significa restituire alla letteratura un suo classico, perduto, e ricordare a un autore la fama che meritaâ. Sono espressioni poste in una nota posta allâinizio, perentorie. Eâ un messaggio chiaro e inequivocabile, programmatico. Intanto perché considera letteratura anche un libro che si incentra solo ed esclusivamente sui cibi. Poi perché si spinge oltre il consueto, usando lâespressione âclassicoâ. Lo merita Veronelli? Sì, evidentemente. Lâeditore lo fa peraltro con lâintenzione di rammentare allâautore âla fama che meritaâ. E Veronelli ha sicuramente lasciato un segno importante e tangibile. Anche con le sue stranezze, i suoi estremismi. Come per esempio si legge testualmente nellâavvertenza in chiusura:
Nulla in Italia è così permanente come il mutare delle osterie. Hai pazienza, amico, se mi hai seguito fin qui; usala. Se lâindirizzo è mutato, ricerca il nuovo. Mutata la cucina, maledici me, impiccami (i nostri vicini bergamaschi quando sentono alcuno che maledicendo il compagno gli dice: âTi venga il cacasangue, la febre, il cancaroâ e simili, sogliono dire: âIo non so dir tante cose, ma io vorrei che tu fussi mortoâ) lâoste traditore.
Già in queste righe si nota il Veronelli caustico ed estremo di oggi. Solo che ora non sorprende più come un tempo, talvolta svirgola. Peccato. Però con Alla ricerca dei cibi perduti (pp. 190, euro 15) câè il Veronelli che tutti hanno tanto amato. Il linguaggio è contorto, nodoso come un olivo, ma franco, capace di giungere allâessenza delle cose. Il rapporto con il lettore è diretto, non conosce tentennamenti.
Nel risvolto compare una dichiarazione che condividiamo senza esitazioni: cinquantâanni di battaglie, intuizioni, stimoli, idee a favore della cultura enogastronomia e dellâagricoltura. Nel bene o nel male, è vero.
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