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IL LEGAME CON LA TERRA NEI RACCONTI DI MAURO CORONA

Di lui Erri De Luca ha riferito ch’è un uomo leale che scala montagne in stile pulito, scolpisce legno seguendo la vena e la luna e scrive libri e storie di persone vere e perciò rare. Si tratta di un autore di culto per chi opera nel mondo rurale o ama la natura

13 marzo 2004 | Maria Carla Squeo

E’ un autore che dovrebbe rappresentare l’orgoglio di quanti operano a vario titolo nel mondo rurale. Mauro Corona ha pubblicato per Mondadori un libro di storie di piante, rocce, animali e uomini. Si intitola Nel legno e nella pietra ed appena uscito, nell’aprile 2003, ha già guadagnato una seconda edizione il mese successivo. Ma Corona non è solo autore di questi piacevolissimi racconti, ha all’attivo altre pubblicazioni, tra cui Il volo della martora e Le voci del bosco, entrambi tradotti in Germania, ma anche altri testi, da Finché il cuculo canta a Gocce di resina, a La montagna.

Chi è l’autore? Un uomo dal fisico possente, di quelli che sprizzano energie da tutti i pori. Nato nel 1950 a Erto, in provincia di Pordenone, vive nel paese natale dove svolge l’attività di scultore con grande genialità. Così peraltro lo encomia Claudio Magris: “Le sue figure di legno hanno l’incredibile forza e insieme la dolorosa friabilità della vita”. Per l’autore del celebre Danubio “Corona è poeta del legno, del suo mistero doloroso e appassionato”. E’ lo stesso Magris a scoprirne le qualità di scrittore: è uno “stile lineare, scarno; la lingua viene scolpita come un tronco, la mano sapiente sbalza via l’inutile e il superfluo ed emergono i connotati, i volti, i corpi, le storie”.

Dopo il grande successo conseguito con il volume Nel legno e nella pietra , la Mondatori ha provveduto a editare nella collana “I Miti” i racconti de Il volo della Martora, dove peraltro si riferisce di una tra le più grandi tragedia italiane, quando il 9 ottobre 1963, alle 22 e 39, 270 milioni di metri cubi di terra e roccia si staccano dal monte Toc e precipitano nel lago artificiale formato dalla diga del Vajont, sollevando un’onda alta più di 70 metri che spazza in un niente la valle. Vengono travolti boschi, case e vite umane. Mauro Corona era allora poco più che un bambino, ma i segni di quel dramma restano vivi nella sua memoria, e diventano nella pagina carne viva, carne brutalmente ferita fin dentro l’anima.

Così Corona della sua cittadina, in Il volo della martora: “Erto significa ripido ed esiste un paese con quel nome. In verità il paese di Erto è sorto su un terreno scosceso ma non estremamente ripido. La ripidezza di Erto sta invece nel suo infelice destino, perché tra i paesi della valle è stato senza dubbio il più disgraziato. Da voci antiche del passato rimbalzano ancora echi di tragedie e terribili avvenimenti che mettono paura a pensarci”.



Il registro espressivo di Corona è cangiante, esprime una forte adesione alla concretezza del reale. C’è la sua famiglia nei suoi racconti. Il nonno paterno, che di professione faceva l’intagliatore, ma amava muoversi nei boschi, fino a sentirne la linfa segreta dentro di sé. Di lui Corona spiava ogni gesto: “Mio nonno capiva gli alberi come nessun botanico saprebbe. Di certo non conosceva i nomi in latino, ma conosceva il loro carattere. Ogni pianta possiede un suo temperamento, diceva, e in base a questo reagisce all’uomo che la tocca”.

C’è la dimensione della spontaneità e dell’immediatezza nei racconti di Corona. Ecco quanto per esempio leggiamo nel volume Nel legno e nella pietra: “Da ragazzo andavo spesso per boschi, valli e montagne con il bracconiere Celio, uno dei tanti maestri che, nel bene e nel male, hanno dato un’impronta alla mia esistenza. Le spinte, ricevute in età giovanile, si infilano nel DNA e, anche se opportunamente elaborate dal ragionamento e dall’età che vanza, buone o cattive ce le portiamo nella tomba. Celio non possedeva il senso della misura e, prima di morire debellato dall’alcol proprio a causa della mancanza di misura, riuscì a insegnare quell’arte anche a me. Nemmeno io, infatti, possiedo l’accortezza del limite. E’ una mancanza pericolosa che può condurre a gravi conseguenze. E’ come dare una pistola carica in mano a un bambino. O fa male a sé o lo fa agli altri”.



Il lettore di Corona non può non amare la natura, con tutte le ambiguità che questa esprime. I suoi libri sono un utile bagaglio per quanti operano a vario titolo nel mondo rurale. Si può considerare a tutti gli effetti un autore cult.




Mauro Corona, Nel legno e nella pietra, Mondadori, pp. 276, euro 16,00;
Mauro Corona, Il volo della martora, Mondadori, pp. 212, euro 4,60

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