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CON "IL CORRETTORE", LA REALTA' SI COGLIE GRAZIE AGLI OCCHI DELLA MEMORIA

Un omicidio commesso in una libreria di articoli sacri. Una piccola porta che comunica direttamente con la Curia. Nel romanzo di Elisabetta Liguori, c'è la scelta puntigliosa di ogni parola. Il filo conduttore è un flusso di coscienza dal quale emergono passioni ed emozioni

17 marzo 2007 | Antonella Casilli

Antonella Casilli vista da Filippo Cavaliere de Raho

Il correttore di Elisabetta Liguori, edito da peQuod, non è certo il romanzo che si legge per vedere come va a finire. E per fortuna, direi!
Siamo saturi di gialli mascherati da opere letterarie. Qui l’opera letteraria c’è, la scelta puntigliosa di ogni parola, che si ritrova anche come diktat del
protagonista “usa le parole quando hanno un significato preciso, per
cortesia” non sono che un primo, piccolissimo indizio di ciò che è.

Curiosamente in terza pagina, una pagina letta da chi proprio non vuol
staccarsi dal libro, ed allora se lo gingilla in mano spulciando dediche, ringraziamenti, sede della stamperia e quant’altro, si nota il sottotitolo: “un giallo inutile”.
Questa scelta appalesa una precisa volontà, non solo non strizza l’occhio al lettore di genere, ma addirittura sembra voglia prenderne le distanze circoscrivendo il genere a funzione di cornice.
Il filo conduttore è un altro, è il flusso di coscienza che fa emergere conflitti interiori, sensazioni, passioni, emozioni.
Un uomo, al rosso di un semaforo ripensa, dando al racconto il ritmo del ricordo.

La storia quindi ha luogo in un tempo pubblico chiaramente identificabile mentre il tempo personale dell’ io narrante ha un andamento irregolare“. Rosso, il semaforo. E’ qui che penso a quel primo omicidio, dieci anni fa… Penso, posto che il rosso dura un tempo infinito e vuoto” .
E’ un susseguirsi e sovrapporsi di flashback, tutta la struttura del romanzo dipende dalla dilatazione e dalla frantumazione del tempo personale e la realtà si può cogliere solo grazie agli occhi della memoria che offrono la
possibilità di ricreare e rivivere interiormente gli accadimenti del passato.
L’uomo, il co-protagonista, Nicola, è un magistrato, il tempo del ricordo si riferisce ai tempi in cui, uditore giudiziario in una non ben identificata ed identificabile città del Nord, si trova alle prese con il primo omicidio.
Protagonista della storia, insieme a Nicola, è sua moglie Angela, giovane avvocato, rimasto a casa, al Sud.

Il dialogo, nonostante la lontananza tra i due è alimentato da lunghe e
costruttive conversazioni telefoniche. La storia è talmente tanto
convincente che il recensore, dimentico per un attimo che si tratta di
finzione si è chiesto se la quotidianità, che fortunatamente non c’è non avrebbe potuto minare il dialogo.

Angela è una bellissima figura, è una vincente, è la rappresentazione della coscienza, è la figura fondamentale del romanzo, senza di lei non ci sarebbero i dialoghi, senza di lei il ritmo sarebbe differente.
Rosso, il semaforo, Nicola pensa a quando era con Ietta, il sostituto procuratore, con il quale doveva fare l’uditorato di sei mesi: “diritto e morti ammazzati”.

“Morti ammazzati e procedura penale”. Alle prese con il suo primo cadavere. Il cadavere del Corietti, come lo chiamavano in città, commesso in una libreria di articoli sacri, una piccola porta che comunica direttamente con la Curia, una libreria ad un passo da Dio, dove si aggirano uomini, donne e quant’altro, dove il poco sacro e il molto profano offrono la possibilità di entrare in contatto con una diversificata moltitudine umana.
Una vicenda con poche menzogne: “ in totale sincerità, nulla è mai stato così vicino alla verità per me, nulla mai più di quell’indagine sgangherata sull’omicidio del signor Corietti…”
Ed il nostro cerca la verità lavorando sulle parole della gente perché osserva le parole non sono un fatto marginale. Sono vive. E raccontandole, sulla scia del comprende meglio le cose, si avvicina alla verità.
“…la verità c’è ma si sta bucando la suola delle scarpe a forza di far su e giù a furia di correggersi e sbagliare…”

La recente letteratura, americana in particolare, sta fornendo belle
occasioni di lettura sul filo del ricordo. Il ricordo intimo sta però rivelando una falla ed è nel ritmo, incalzante, incessante.
L’escamotage del dialogo introdotto dalla Liguori, riesce a far emergere quel benefico srotolarsi del pensiero lento e sereno.



Elisabetta Liguori, Il correttore, peQuod, euro 15,50