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LA SOLITA ORA, DOVE C’E’ SEMPRE QUALCUNO CHE ASPETTA E QUALCUNO CHE NON ARRIVA

Nel romanzo di Alberto Ongaro protagonista della storia è un uomo dalla superiore capacità di ascolto. C’è tutta una carica di passione, amore, rimpianto e nostalgia del piacere e della gioia passati. E ovviamente c’è un delitto, e non è il solito giallo

03 marzo 2007 | Antonella Casilli

Antonella Casilli vista da Filippo Cavaliere de Raho

La storia si svolge a Venezia, una città che Ongaro conosce nei luoghi più segreti e sa rendere con realistica aderenza l’ombrosa città dal reticolo di calli e campielli.
E’ questo lo scenario in cui si consuma un delitto e il detective questa volta non è poliziotto, magistrato, avvocato o carabiniere, come ci ha abituati la recente narrativa; qui, nel campo della letteratura di qualità, c’è un uomo comune. Quasi comune!

Francesco Soria è un musicista.
Scrive con successo colonne sonore per il cinema.
Una sera, alzando il telefono per chiamare Roma, sente “un’orgia di suoni molesti”, seguiti, quando sta per riattaccare, da altri che lo intrigano nel loro carattere adulterino: “no, lascia stare mio marito… è d’altro che dobbiamo… ti prego parliamone… sì domani mattina… alla solita ora… potrebbe essere un incontro casuale al ponte… lì come si chiama… quello grande di legno… sì quello…”.

Sono parole infelici, ma al contempo contengono una carica di passione, amore, rimpianto e nostalgia del piacere e della gioia passati.
Francesco Soria non è un qualsiasi, abusivo ascoltatore, è un uomo dalla superiore capacità di ascolto.
A volte capitava che questa sua capacità “diventasse uno strumento di percezione più profonda ed era quindi naturale che le parole della donna, che contenevano una storia cominciata forse felicemente chissà quando ma dal fine straziante, non gli bastassero ma gli lasciassero addosso una sorta di ardore e il desiderio di capire quello che era accaduto, stava accadendo e sarebbe continuato ad accadere in quel luogo imprecisato dal quale la voce era venuta”.

Francesco Soria grazie a questa sua capacità di scomposizione della voce ha maturato delle certezze, la donna dalla voce colta, educata e senza accento non è sicuramente veneziana e indubbiamente conosce poco Venezia se le sfugge che il ponte dell’Accademia è il solo ponte di legno che attraversa il Canal Grande.
La solita ora, invece, pensa Soria col senno di poi, “doveva essere una categoria di tempo dove c’è sempre qualcuno che aspetta e qualcuno che non arriva ”.

Hanno inizio a questo punto una serie di congetture ed appostamenti che rivelano a Soria capacità investigative che non immagina di possedere.
Andrea dal Fumo, uomo ricco, noto, di grande fascino e dubbia moralità viene trovato morto; il nostro investigatore è allora convinto che la donna della voce, che battezza Ingeborg, in ossequio ad un condiviso amore adolescenziale, sia in qualche modo coinvolta nella vicenda.

Ingeborg (continuiamo a chiamarla così anche se, nel frattempo, Soria ha saputo essere Federika von Klausen) è per Soria un fatto privato, un sortilegio per cui pur sapendo di violare la legge e la morale non riesce a comunicare ad altri ciò che la riguarda.
L’unica che ha l’onore di raccogliere le sue confidenze è Olga Petrovna una scrittrice russa che era stata l’amante di suo padre e sarebbe potuta essere la sua se non fosse stato bloccato dalla sensazione di incesto ogniqualvolta ne aveva avvertito la possibilità.

Olga oltre ad essere una brava sensitiva (“era sicuro che Olga avrebbe capito le più sottili sfumature della sua storia e forse anche percepito qualcosa di più”) è una seguace della Grande Gentilezza.
E’ forse per questo che si addossa la responsabilità della morte di Andrea dal Fumo? E’ veramente colpevole o in fin di vita vuole fare la stravagante cortesia di una falsa confessione?
Una confessione che scagionando la vera colpevole faccia felice un uomo innamorato?

La fine del libro coincide con una nuova lettura , il lettore adesso ha tutti gli elementi per divenire il detective del caso, la storia adesso appartiene solo a lui e può fare nuove e svariate congetture.



Alberto Ongaro, Il ponte della solita ora, Piemme, pp. 206, euro 12,90

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