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NEL ROMANZO DI ANDREA DE CARLO I PROBLEMI AMBIENTALI LEGATI ALLA SOVRAPPOPOLAZIONE

Un tema di quelli forti, che presenta, in "Mare delle verità", un carico etico nutrito di gravi implicazioni in forma di spy story. C’è lentezza nel ritmo narrativo, utile per scavare più in profondità, fino a scandagliare i drammi delle morti per Aids contenuti in un memoriale di fuoco

25 novembre 2006 | Antonella Casilli

Antonella Casilli vista da Filippo Cavaliere de Raho

Mare delle verità di Andrea De Carlo, edito da Bompiani, è la storia di un uomo che si intreccia con problemi ambientali legati alla crescita incontrollata della popolazione.

Il tema che propone De Carlo presenta un carico etico fatto di molti problemi e gravi implicazioni.
Lorenzo Telmari, ex skipper giramondo ritiratosi tra le colline umbre a scrivere un libro, in una nevosa mattina di fine novembre, riceve dal fratello Fabio, rampante politico, una telefonata con cui gli comunica la morte improvvisa del padre, virologo di fama internazionale.
Il viaggio alla volta della capitale è una metafora che avverte il lettore di cosa lo attende.

Dal silenzio incontaminato del freddo paesaggio invernale il protagonista, e il lettore al suo seguito, si trova catapultato, dopo poche ore, nella tiepida aria del caos romano.
Con rigoroso meccanismo narrativo, De Carlo pone Lorenzo Telmari al centro di una spy story non all’ultimo respiro.
E’ bene, prima di proseguire, chiarire quest’aspetto del romanzo.

Si è parlato, quasi ad individuarne un difetto, di lentezza del ritmo narrativo. La lentezza, e non v’è dubbi, c’è ma in questo romanzo mi sembra essenziale, non si tratta di scoprire generiche verità nascoste, ma affrontare, in chiave romanzata problemi di grande attualità.
Alla cerimonia per la sepoltura del padre, Lorenzo viene intercettato da Mette, esponente di un’associazione pacifista, Stopwatch, che gli racconta che il professor Telmari era in possesso di un “memoriale di fuoco contro la politica della Chiesa Cattolica sulla contraccezione ed il suo rifiuto di affrontare la questione dell’Aids e della sovrappopolazione.”
La ragazza, una straniera dai capelli rosso miele e gli occhi azzurri e di altri colori, aggiunge elementi alle scarne informazioni in possesso di Lorenzo.
Il documento era stato scritto da un cardinale senegalese, Ndioge, morto di Aids e “dimostra senza mezzi termini, quanto sia criminale predicare accanitamente contro l’uso dei preservativi e stare a guardare” mentre la popolazione è passata da “qualche decina di casi a quarantotto milioni di sieropositivi od ammalati di Aids nel mondo”.

Il cardinale, che aveva conosciuto il famoso epidemiologo, prof. Telmari, pensava che potesse aiutarlo a diffondere il suo memoriale “ nel modo migliore con tutto il supporto scientifico e la documentazione che servivano”.
Del documento, battuto a macchina con carta carbone ne esistono due copie per inseguire e quali Lorenzo e Mette sono costretti a fughe per terra e per mare sino alle coste del Portogallo dove li attende un imprevedibile epilogo.

Non togliendo nulla alla godibilità della trama mi permetto di svelare che il lettore non conoscerà il contenuto del memoriale, né del documento diffusivo curato dal professor Telmari.
Mi piacerebbe che il Mare delle verità fosse seguito da “L’isola della verità”, che il lettore e la sottoscritta lettrice, approdasse, alla fine di un percorso di conoscenze ad una verità unica ed inconfutabile.

De Carlo è da sempre definito scrittore attento ai mutamenti sociali, senza tema di sembrare eccessiva oserei parlare di rabdomante dei mutamenti sociali.
E’ di pochi giorni or sono la notizia che il Papa abbia chiesto alla Curia di studiare l’uso del preservativo nella prevenzione dell’Aids. Dal Vaticano, però si tiene a sottolineare che “non ci sono decisioni, ma solo uno studio e non è detto che si arrivi ad un documento”.

Come si sa l’infezione da HIV colpisce prevalentemente adulti in età fertile, la via eterosessuale per la trasmissione si appresta a divenire statisticamente la maggiore sorgente. Il contagio attraverso i rapporti sessuali è dovuto alla presenza del virus nel liquido seminale e nelle secrezioni vaginali ed al fatto che il suo passaggio da una persona all’altra è favorito sia da piccole ulcerazioni o lacerazioni procurate durante il coito sia da una maggiore permeabilità ad agenti esterni propria delle mucose delle zone genitali.

Il compianto Pontefice Papa Giovanni Paolo II nell’intervento alla Conferenza Internazionale sull’AIDS promossa nel 1989 dal Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari tra l’altro dichiarava:
“appare profondamente lesivo della dignità della persona…propugnare una prevenzione della malattia dell’Aids basata sul ricorso a mezzi e rimedi, che violano il senso autenticamente umano della sessualità, e sono un palliativo per quei disagi profondi, dove è chiamata in causa la responsabilità degli individui e della società: e la retta ragione non può ammettere che la fragilità della condizione umana, anziché motivo di maggiore impegno, si traduca in pretesto per un cedimento che apra la via al degrado morale.”

Dinnanzi alla diffusione dell’AIDS si è da più parti esortato un ammorbidimento delle posizioni della Chiesa sull’impiego del condom sia per evitare il rischio di contagio sia per impedire il concepimento, è quindi visto come segno di grande apertura il dossier preparato dal Cardinale Lorenzo Barragan presidente per il “Consiglio per la pastorale della salute”, su richiesta del Santo Padre in cui sarebbe ipotizzata una liceità dell’uso dei preservativi in casi quali una coppia con partner sieropositivo o casi di pandemia.

E’ stato scritto che la Chiesa ama tanto l’uomo che “per evitargli un male futuro, non ha paura dell’ingiusta accusa di nemica del progresso scientifico, un idolum fori che, tra l’altro, sta mostrando da tempo i suoi limiti: essa si accontenta di avere la gioia di proteggere l’incomparabile dignità dell’uomo e di salvarlo da sogni che possono diventare follia”.






Andrea De Carlo, Mare delle verità, Bompiani, pp. 336, euro 16