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LO SGUARDO CURIOSO DI FRUTTERO SULLE DONNE

Un thriller intrigante. In un racconto polifonico, otto voci femminili si alternano nella narrazione dei perché di un delitto. L’ inchiesta è solo un pretesto per capire i meccanismi della nostra quotidianità: stiamo andando verso forme di individualismo ed utilitarismo sempre più sfrenate in cui gli altri rappresentano soltanto un mezzo

28 ottobre 2006 | Antonella Casilli

Antonella Casilli vista da Filippo Cavaliere de Raho

La definizione di romanzo giallo è nata in Italia dal colore della copertina di una collana, edita da Mondadori, specializzata in polizieschi, romanzi cioè tesi alla chiarificazione di un enigma iniziale.

L’arancione è un giallo mescolato al rosso. E’ qualcosa di più di un giallo. Che sia questa la motivazione della scelta del colore che splende dalla copertina del romanzo di Carlo Fruttero Donne informate sui fatti edito da Mondadori?
Ancora poche parole sulla meravigliosa sovracopertina. In un’illustrazione di Lorenzo Mattotti è rappresentata una donna con una lente d’ingrandimento. Non sembra una Sherlock Holmes in gonnella, la lente pare più utile a farsi scrutare dentro che non ad osservare fuori.

In questo racconto polifonico otto voci femminili si alternano nella narrazione dei perché di un delitto.
Una donna bellissima, una rumena, Milena Martabazu in Masserano, viene rinvenuta cadavere in un fosso con addosso la “divisa da prostituta” minigonna di finto coccodrillo rossa, calze a rete nera, sandaloni, tanga turchese.
Chi può averla uccisa?

Ciascuna delle otto donne ha visto o sentito qualcosa dei fatti e con ogni suo pensiero aggiunge un piccolo tassello alla ricostruzione del delitto.
Sullo sfondo di un intreccio narrativo in giallo sono delineate le psicologie femminili immediatamente individuabili grazie al linguaggio adoperato da ciascuna delle donne.

La prima voce narrante che incontriamo è quella della bidella che, nel prato non lontano dagli stabilimenti Fiat, si trovava per raccogliere “innocentemente a scopo culinario, come da consuetudine annuale e ad uso strettamente personale” la verdurina selvatica per l’insalata.
“Sì praticamente sono stata io a trovare il corpo della donna nel fosso e a chiamare i carabinieri col cellulare senza pensarci due volte” del resto non è nella mentalità della donna farsi i fatti propri e poi è una deformazione professionale “in quanto bidella sono gentilmente richiesta di tenere gli occhi sempre bene aperti a 360 gradi”.
Il suo essere attenta agli altri, contestualizzato perfettamente nella società dei reality, dove tutto è protagonismo, giustifica l’esigenza della bidella di fornire informazioni su se stessa “gli mando una bella smentita…io gli voglio puntualizzare che il loro casuale testimone è la sottoscritta Covino Angela”.

Altra testimone chiave è una barista che si trova sul luogo del delitto per raccogliere un po’ d’erba per il suo coniglietto Nerino, questa però tende ad avere un comportamento differente a quello della “rotta in culo della bidella, l’egregia signora Covino” cerca di farsi gli affari propri anche per proteggere “fidanzati presenti e passati”.

Col suo perfetto narrare Fruttero introduce poi una carrellata di voci femminili: la carabiniera che indaga sui fatti, la giornalista che cerca di fare lo scoop della sua vita, quantunque conscia che alla sua Teleschifo interessano solo le televendite, la figlia e l’amica di famiglia, il cui ceto e snobbismo si palesano in un perfetto mix di italiano e francese, la volontaria del centro di accoglienza dove Milena è stata ospite, dopo essere stata tolta dal marciapiede e prima del reinserimento sociale trasformata dapprima in badante e baby sitter e poi addirittura in moglie del banchiere Masserano.
E la vecchia contessa arteriosclerotica che dalle stanze dove è isolata vede tutto, fotografa tutto ed incosciamente fa centro perché, forse, solo le distanze possono liberare gli occhi da condizionamenti“… in quella fiction la sposa … un’attricetta molto bella …un po’ impreparata…forse era la prima volta che recitava, nessuna disinvoltura in mezzo agli altri che sembravano gente del mestiere…”.

Con leggerezza alternando momenti di tensione ad altri di grande godibilità, l’autore pone il dito su problematiche profonde quali quelle collegate all’immigrazione.
La conseguenza umana della tragedia degli immigrati non è mai affrontata apertis verbis ma in ogni momento è sottesa: non sono loro, la loro vita, i loro cari che hanno rilievo ma la loro funzionalità agli altri.

L’ inchiesta è, in questo romanzo, solo un pretesto anche per capire tanto della nostra quotidianità; stiamo andando verso forme di individualismo ed utilitarismo sempre più sfrenate in cui gli altri rappresentano soltanto un mezzo.

Fruttero con leggerezza pone il dito su tante problematiche profonde dando vita ad libro il cui valore va al di là dello specifico contenuto perché offre schegge di umana varietà.

A proposito de La donna della domenica scritto nel lontano 1972 in coppia con Lucentini, Andrea Pinketts sostiene che “il romanzo segnò il passaggio del giallo italiano dal ghetto della sottocultura ai piani alti della letteratura”. Donne informate sui fatti è una straordinaria conferma.



Carlo Fruttero, Donne informate sui fatti, Mondadori, pp. 200, euro 16,50