Libri
COLTIVARE IL PROPRIO OLFATTO CON PERSEVERANZA E DILIGENZA, FINO AD ACQUISIRE LA CAPACITA’ DI DISTINGUERE OGNI SINGOLO AROMA
Ci sono libri che vanno necessariamente letti. E’ il caso del best seller “Il profumo”, di Patrick Suskind; romanzo dal quale è stato ricavato il film di Tom Tywer. Ecco alcune indicazioni per fornire ai professionisti della degustazione un buon bagaglio culturale per affrontare al meglio la non facile e neppure scontata arte dell’assaggio
14 ottobre 2006 | Antonella Casilli
Era il 1985 quando âIl profumoâ di Patrick Suskind veniva pubblicato in Italia da Longanesi.
Nel settembre 2005 vedeva la luce la trentaduesima edizione per âTeadueâ; e nellâottobre 2005 lâedizione speciale, sempre per Tea âI successi Docâ.
Il libro lâavevo letto, nel 1985: non mi era piaciuto.
Rileggo spesso i libri, ma mai avrei riletto Il Profumo se, il direttore di questo giornale, del cui giudizio accorto e misurato, mi fido ampiamente, parlandone non mi avesse fatto venire il desiderio di riprendere il libro in mano.
Grazie dunque a Luigi Caricato: è stato il momento giusto; come dice Eco, lector in fabula.
A discolpa del mio antico parere è giusto dire che un romanzo, che per parlare del â700 deve contestualizzare la putrescenza dello stesso, non è forse il massimo per una signorinella, quale ero allâepoca, con la puzza sotto il naso.
In questi giorni il romanzo, che dalla sua pubblicazione non ha mai conosciuto lâoblio, sta vivendo una grande primavera poichè nelle sale cinematografiche si proietta il film, tratto dallo stesso, per la regia di Tom Tykwer.
La pratica della trasposizione â in gergo chiamata adattamento â di un testo letterario in uno cinematografico è una pratica molto diffusa, e quantunque potrebbe essere apprezzabile la circostanza che vedano la luce trame originali â cosa che, ahinoi, manca allâattuale panorama cinematografico â è pur vero che viene mortificata lâimmaginazione del lettore, che può essere nutrita solo dalla narrazione scritta.
Lâintegrazione fantastica del lettore, la sua interpretazione a seconda delle conoscenze ed esperienze, la libertà di seguire lo svolgimento narrativo, sono possibilità precluse al fruitore cinematografico cui sostanzialmente è offerto un punto di vista ben preciso, quello assunto e trasmesso dal regista passivamente accettato dal cinespettatore.
Ciò non toglie che personalmente amo vedere i film tratti dai libri letti: è un piccolo confronto di immaginazioni.
Jean-Baptiste Grenouille, un bastardo, viene allevato da Madame Gaillard, una donna che avendo ricevuto un colpo âpoco più su della radice del naso, aveva perso lâolfatto e qualsiasi senso di calore umano, di freddezza umana e soprattutto qualsiasi passioneâ.
Già dalla descrizione della donna capiamo lâassunto che qui si porta avanti. Non sono i codici psicologici che spiegano i drammi e le passioni umane, ma i rapporti olfattivi che attirano o repellono due esseri secondo leggi biologiche controllabili solo dallâolfatto.
Prego a questo punto di interrompere la lettura chi non vuol sentire la trama o il finale, ma vi sono dei particolari che è il caso di sottolineare.
Grenouille, uomo dal raffinatissimo olfatto non ha odore e il cruccio di non essere amato da nessuno perché gli manca lâattrazione olfattiva.
Solo degli odori reciprocati possono renderlo degno dellâamore altrui.
Eâ quindi necessario costruirsi il profumo dellâumano: âesisteva una nota fondamentale dellâodore umano, del resto abbastanza sempliceâ¦sudore grasso, formaggio acidulo, nellâinsieme assolutamente disgustosa, ugualmente propria a tutti gli uominiâ¦â, le comuni essenze â⦠dovevano soltanto nascondere il vero profumo che si era proposto di creare⦠il profumo dellâumanoâ.
Il macabro finale ha un significato coerente alla filosofia di tutto il romanzo: un uomo che in assenza della propria identità cerca un essenza che gliela renda, rischia, per ironia della sorte, di avere unâidentità quando non gli serve più corrompendo, tra lâaltro il suo inconsapevole olfatto.
Solo un gesto dâamore può riscattarlo da ciò.
Parlando di addestramento dellâorgano olfattorio, della capacità di scomporre aromi ed odori, con una capacità che âsi conquista con perseveranza e diligenzaâ, come dice il maestro a Grenouille, vien da pensare alle capacità olfattive dellâoleologo per lâolio extra vergine di oliva o dellâenologo per il vino. Chiediamo quindi allâoleologo per antonomasia come ha addestrato il suo naso a decifrare gli odori.
âIl naso â sostiene Luigi Caricato â va opportunamente educato. Una volta acquisiti i descrittori più comuni, considerando sia le sensazioni gradevoli, sia quelle sgradevoli, occorre tanto allenamento per riattivarlo, ma soprattutto tanta cultura. Da qui la necessità di leggere molti libri sullâargomento, non necessariamente di carattere tecnico, come alcuni scritti dellâanalista sensoriale Luigi Odello, per esempio. Anche il romanzo di Suskind può essere una utile traccia. Si tratta in ogni caso di recuperare un organo che per troppo tempo è stato atrofizzato e ritenuto, in maniera indebita e inopportuna, addirittura obsoleto. Non è così. Lâimpoverimento del nostro universo olfattivo segna il sintomo di un arretramento della specie. Il recupero dellâolfatto, è vero, ci avvicina allâanimale che è ancora presente in noi, quellâanimale che vogliamo stupidamente mettere da parte, quando invece câè, esiste, fa parte della nostra identità , della nostra storia passata e presente. Si tratta soltanto di fronteggiare la distanza che si è venuta a creare nel tempo, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra ad oggi, e colmare di conseguenza le lacune olfattive attraverso lâattenzione agli odori e lâallenamento continuo nel riconoscerli. Nellâolfatto câè la nostra natura più vera, occorre dunque assumere questa consapevolezza. Il filosofo e medico tedesco Agrippa di Nettesheim giustamente scriveva, nel De Occulta Philosophia, che i profumi rasserenano e tranquillizzano tutti gli animi, e li attraggono come la calamita attrae il ferro. Prendiamone atto.â
Süskind Patrick, Il Profumo, Longanesi, pp. 272, euro 16,50