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UN FELICE RITORNO A SCUOLA DOPO LE VACANZE? SI’, CON I ROMANZI DI PAOLA MASTROCOLA

Nei suoi testi, l’autrice non si pone come depositaria di verità, ma, con il suo consueto stile impeccabile, ci fornisce ottimi spunti di auto aiuto per un’alfabetizzazione sentimentale; il tutto al fine di non permettere che si propaghi quel diffuso stato psicologico che è l’indifferenza

02 settembre 2006 | Antonella Casilli

L’estate sta finendo o almeno sta finendo il periodo vacanziero degli studenti italiani.
Venerdì primo settembre gli insegnanti ritornano a scuola ed i meno tradizionalisti di loro porteranno idee nuove, magari escogitate durante l’estate, per la settimana dell’accoglienza.
La settimana dell’accoglienza è la prima settimana di scuola durante la quale, gli alunni, delle prime classi, vengono scorrazzati, dagli insegnanti, all’ interno dei rispettivi istituti per conoscere, bagni, palestre, cortili, soffitte, parcheggi e quant’altro. Vengono edotti in merito al regolamento di istituto, fanno “amicizia ” con gli insegnanti ed altre amenità di questo genere. Spesso i liceali credono di essere tornati indietro di qualche grado.

Un’ insegnante raffinata e sensibile estrinseca il proprio disagio e quello di tanti suoi colleghi (tradizionalisti) di fronte all’allibito ragazzo intelligente deluso dall’Accoglienza, scrivendone una storia. E’ così che è nata “Una barca nel bosco”, di Paola Mastrocola edito da Guanda .
Cosa c’è più fuori posto di una barca nel bosco?

Un ragazzo, un isolano, che pur di frequentare le scuole superiori è costretto a trasferirsi, insieme alla mamma, dalla sua isola al sud nella grande città del nord, Torino, dove i problemi di adattamento all’ambiente sono di gran lunga superiori alle difficoltà scolastiche.
Gaspare Torrente arriva nella metropoli con un carico di inadeguatezze: in una specie di mondo alla rovescia, nel liceo di Torino lui che conosce e traduce Orazio deve imparare un latino moderno e divertente con programmi agili e flessibili.

In una scuola dove trionfa la “cultura del condono” (Crepet) i dieci in latino si rivelano molto meno utili dell’imparare a giocare alla Play station od il lessico del branco che sono invece dei must per l’integrazione.
Il povero Gaspare si trova ad affrontare queste difficoltà nel passaggio più delicato della sua esistenza: l’ adolescenza.
In poco tempo il corpo muta e sembra veramente essere sotto l’effetto di magie o di incantesimi fiabeschi. Di fronte a questi acuti cambiamenti è facile essere presi da un terrore non molto diverso da quello provato nella Metamorfosi di Kafka dal signor Samsa, che una mattina si sveglia e si ritrova mezzo uomo e mezzo insetto mostruoso.

La metamorfosi è un’esperienza tremenda. L’adolescente non si piace, anzi prova ribrezzo per quello che vede guardandosi allo specchio, lo specchio del povero Gaspare Torrente non rimanda indietro solo un ragazzo che non piace a se stesso ma che non piace neanche agli altri, è fuori moda, fuori tempo, fuori posto.

Non basta un fisico inadatto, a peggiorar le cose si mettono scarpe che non sono Nike, felpa senza cappuccio, ed un orecchio senza cellulare nokia tutte cose senza le quali Gaspare sa di poter vivere, non ne sente la necessità, venendo da un’isola sa essere isola egli stesso, ma gli altri, che vogliono integrarlo nel loro mondo, hanno delle aspettative sui suoi desideri.
E mentre lui cerca di non tradire le aspettative degli altri la scuola tradisce le sue, ma con l’università ed il mondo del lavoro va anche peggio. Si direbbe che una specie di pedofobia circondi gli adulti che entrano in contatto con Gaspare che tendono a diventare con lui più sadici proprio perché merita di più. Sembra che tutti vogliano insegnargli una regola che domina questo mondo: più sei bravo meno sei considerato.

Quando tutto sembra perduto la vita regala al genio di Gaspare “un riscatto etico ed estetico” nei confronti di una società che riconosce solo i gregari e di un sistema scolastico che si rivela inadeguato a coltivare i talenti.
Paola Mastrocola non si pone come depositaria di verità, ma con il suo consueto stile impeccabile ci fornisce degli spunti di auto aiuto per un’alfabetizzazione sentimentale al fine di non permettere che si propaghi anche in noi quello stato psicologico altamente comunicabile che è l’indifferenza tanto presente nell’umana varietà con la quale entra in contatto Gaspare Torrente .

Da mamma, mi preparo alla ripresa scolastica proprio rileggendo i libri di Paola Mastrocola tutti editi da Guanda; di code per l’acquisto di diari, libri, quaderni ed altro ritengo che un liceale possa occuparsene da solo. Come genitori non possiamo orbitare dignitosamente in un mondo che ci è estraneo e la Mastrocola con grande talento narrativo avvicina al mondo della scuola meglio di tanti trattati specialistici.
Ne La scuola raccontata al mio cane, senza le metafore alle quali ci aveva abituati precedentemente, (oltre a La barca nel bosco ricordiamo anche La gallina volante e Palline di pane) la Mastrocola esprime il suo punto di vista su Progetti, Recuperi, Percorsi, Obiettivi, Debiti, Pof, senza come dice la stessa autrice “la protezione di una storia romanzesca”.

Uno dei problemi affrontati in questo volume della collana “le fenici rose” è quello dell’educazione alla lettura e della confusione che spesso si fa tra lettura e letteratura.
La società che non indica e non impone non educa. Le radici affondano lontano nel permissivismo ormai imperante in tutti i campi .
Educare, dirigere e destinare sono per la Mastrocola sinonimi nel senso che l’adulto aiuta il giovane a trovare la strada, la sua natura, il sé, il ruolo al quale è destinato.

Il giovane ha un destino nel senso che deve arrivare ad un indirizzo preciso, ad una meta.
Nel racconto Che animale sei? (uscito a dicembre sempre per Guanda) utilizza la metafora di una pennuta che nascendo non sa chi sia , quello che però conta nella vita è trovare qualcuno che sappia spiegarglielo o almeno dirglielo perché alla fine ciascuno diventa quello che gli altri vedono.

Nel campo della lettura un giovane che si cimenta con letture impegnative è un insensato al libro oggi si richiede che diverta e faccia passare il tempo, tolga i pensieri, renda spensierati.
La letteratura, invece, mette i pensieri

Non ti piace mangiare verdura? Non mangiarla! Patatine fritte mattina e sera? E così sia! La Mastrocola dal suo osservatorio privilegiato, di insegnante di lettere e scrittrice, nota come la maggioranza ritiene che vada benissimo che i giovani leggano Stephen King, Camilleri, Harry Potter e non vedano perché si dovrebbe propor loro di leggere Proust visto che i tempi son cambiati e libri che una volta andavano bene non andrebbero più bene con il nuovo ritmo di vita.
Non è vegetariano chi mangia patate fritte, ma cos’è chi legge la semplice pagina scritta senza il valore aggiunto dell’impegno intellettuale richiesto per la lettura dei grandi classici?

La Mastrocola ricorda quanto detto da Giuseppe Pontiggia in I contemporanei del futuro :
Non pretendiamo di imporre, in nome della uguale dignità, l’uguaglianza dei valori.
Quando sento paragonare Wilburn Smith a De Foe, non provo l’impulso di criticare Wilburn Smith, che stimo come un narratore abile e piacevole. Mi viene piuttosto in mente una domanda: “Ma hanno mai letto De Foe?”.