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Tutelare e valorizzare la biodiversità agraria, a partire dai frutteti antichi
La legge 194/2015 approvata in Parlamento quasi all'unanimità, è un testimone della nuova consapevolezza che sta crescendo anche nelle istituzioni sull'importanza della biodiversità
09 marzo 2017 | Marcello Ortenzi
Tutela e valorizzazione dei frutteti antichi dell'Emilia Romagna raccontate su un volume presentato il 7 marzo nella sala Nassiriya del Senato. Il testo, seconda edizione, realizzato dall’Assessorato all’agricoltura dell’Emilia Romagna e da ARPAE dal titolo “I Frutteti della Biodiversità in Emilia Romagna” ha l'obiettivo di dare evidenza e concretezza agli obiettivi sulla biodiversità. La senatrice Leana Pignedoli, vicepresidente della commissione agricoltura ha affermato nel suo intervento che “dopo l’approvazione della legge nazionale sulla biodiversità, è molto importante si stiano concretizzando parte delle azioni di tutela e valorizzazione previste nella nuova legge. Strumenti di divulgazione come queste aiutano a trasmettere, non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti i cittadini, la consapevolezza dell’eccezionale patrimonio italiano di varietà che abbiamo ereditato" La legge 194/2015 approvata in Parlamento quasi all'unanimità, è un testimone della nuova consapevolezza che sta crescendo anche nelle istituzioni sull'importanza della biodiversità. Come ha chiarito la senatrice Maria Teresa Bertuzzi, con questa legge "la politica torna ad essere mediatrice tra cittadini e istituzioni locali. Serve un modello di sviluppo nuovo, il quale non pensi che le risorse a disposizione siano infinite. Il percorso è ancora lungo - ha concluso la Bertuzzi - ma la direzione intrapresa è giusta". L'Expo ha portato al centro del dibattito che il cibo è elemento essenziale di cui tenere conto nel produrre e consumare.
Nel testo sono stati riprodotti i più vecchi alberi da frutto della regione per sostenere il recupero e la conoscenza di quelle varietà che sono parte della nostra storia ma che purtroppo sono a rischio di estinzione. La ricerca svolta dall'agenzia Arpae per individuare i frutti antichi dell’Emilia-Romagna, ha permesso di raccogliere anche tutta una serie di informazioni utili per capire il perché si trovino determinate varietà in certi luoghi e non in altri, le tecniche colturali adottate nelle varie aree, i metodi di raccolta e conservazione dei frutti e delle altre produzioni agroalimentari e infine il loro impiego in cucina. Sergio Guidi, appassionato autore del volume, ha evidenziato che la ricerca ha permesso di scoprire che le tecniche agronomiche sono diverse a seconda del luogo e questa diversità ancora una volta è una ricchezza, una ricchezza del sapere che non possiamo perdere. L'uomo intervenuto per confrontare, scegliere, agire con la sua manualità, per permettergli di riconoscere al tatto i semi di piante diverse pur non avendo una laurea ma solo grazie alla sua lunga esperienza. Obiettivi dell’indagine, rappresentati nel testo, sono stati: descrivere i processi di coltivazione delle piante da frutto, raccogliere testimonianze di agricoltori custodi e conservatori dell’agrobiodiversità, documentare la memoria e il sapere dei contadini custodi, sottolineare l’importanza della consapevolezza del fenomeno e della conservazione delle antiche varietà come elemento fondamentale per affrontare il futuro.
Attraverso l’indagine per individuare le antiche varietà fruttifere e l’intervista agli agricoltori conservatori della biodiversità sono emersi elementi di grande interesse che hanno permesso di conoscere meglio il forte legame degli agricoltori custodi con la loro terra e le loro tradizioni. Si è così evidenziata una serie di informazioni e sensazioni profonde che appartengono a un mondo che ormai rischia di scomparire per sempre. L'assessore regionale all'agricoltura, Simona Caselli, è intervenuta per affermare che “La biodiversità ha una funzione di testimonianza fondamentale, non è solo “vegetale” ma è anche “culturale”. Dietro a ogni frutto c’è la storia di persone e sono molto colpita dal fatto che molti dei Giovani che hanno presentato progetti alla Regione per il finanziamento tramite il PSR abbiano deciso di valorizzare la biodiversità per dare valore alla loro impresa biodiversità che spesso hanno imparato a conoscere dopo studi universitari”. Le piante antiche, che non hanno una rilevante valenza economica,sono però una traccia nella storia dell'agricoltura e del lavoro umano. L'estrema varietà dei cultivar delle piante censite dalla ricerca dell'Arpae è anche una grande varietà di sapori.
Il viceministro Andrea Olivero ha concluso l’incontro sottolineando come la regione si caratterizza per fare da apripista per applicare le norme, proponendo un modello di agricoltura che tiene insieme modelli produttivi e contemporaneamente ricchezza di biodiversità, dimostrando che il mercato e tutela delle produzioni possono lavorare insieme. “Grazie alla Regione Emilia-Romagna perché da attuazione a una parte del testo di legge nazionale, consentendo a un territorio così importante di tutelare la nostra ricchezza bioculturale, divulgando anche ai cittadini quella che è nostra biodiversità”.
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