Libri

Un salto indietro nel tempo con la gastronomia medioevale

Cosa mangiavano i nostri trisavoli? Rosella Omicciolo Valentini in un libro ci racconta le ricette più caratteristiche e riconoscibili di un mondo ormai scomparso

13 aprile 2013 | C. S.

La cultura dell'alimentazione in tempi di studi storici mostra di occupare uno spazio sempre più ragguardevole. L'indagine sulla semantica degli eventi culturali antichi e meno antichi è sempre più percorsa e quando l'uomo di oggi, forse oramai meno creativo dei suoi progenitori, si abbandona alla storia come fonte di idee e di recuperi, non fa che offrire una delle tante dimostrazioni di una ormai sempre più immobilizzata capacità creativa.

Però proprio nello studio dell'antico delle sue tracce dei suoi lasciti ecco che emerge un nuovo modo di fare.

Ciò che sembrava desueto ed improponibile diviene curiosità, novità, stimolo può anche entrare nella moda e diventare fonte di una nuova tipologia di creatività. È ciò che accade alla cucina.

L'antica ars coquinaria destinata alle mense ricche dove le carni di ogni tipo e foggia dominavano, assolute signore dell'alimentazione, oggi viene studiata con l'impegno e l'approfondimento che merita ogni aspetto dell'antropologia. È nato così il libro di Rosella Omicciolo Valentini che non solo riporta piacevoli ricette di cibi ormai fuori dai percorsi dei menù attuali, ma circostanzia usi e modi alimentari con un rigoroso inquadramento storico. Anzi possiamo proprio affermare che la parte relativa all'indagine storica è davvero la preponderante rispetto a quella che ci propone la confezione di antichi e spesso esotici mangiari. Scopriamo così che Carlomagno nonostante la gotta conclamata e diagnosticata dai suoi medici amava le carni più di ogni altro cibo ed ogni suo pasto terminava con arrosti allo spiedo destinati a garantirgli -almeno nelle sue intenzioni- la forza e l'energia per l'esercizio del potere imperiale. Tanto per citare una curiosità a caso, perché di aneddoti e di riferimenti storici documentati il volume è ricchissimo. Le frequenti carestie e l'insorgere conseguente di epidemie avevano dato dimostrazione di come l'alimentazione fosse un fattore primario per il conseguimento di una buona salute e di forza fisica. Negli ambienti monastici dove invece alla salute del corpo si sostituiva la cura dello spirito, gli alimenti non potevano costituire una preoccupazione prevalente, quindi la scelta dei cibi si inseriva in un programma mortificatorio di più ampio spettro che prevedeva la rinuncia al piacere della materia, fosse pure a scapito della salute. Erbe, radici commestibili, con pane di farina d'orzo o di avena rappresentavano lo squallido menù degli eremiti votati alla morte per stenti.

Eppure Santa Ildegarda, nelle sue visioni beatifiche, non trascurava i precetti di medicina.

Tra questi raccomandava un biscotto a base di noce moscata che ha la capacità di aprire il cuore di chi la mangia e di donare acume intellettuale.

Si susseguono nelle oltre duecento pagine i nomi e gli stili culinari di molti antichi cuochi da Marco Gavio Apicio con il suo De re coquinaria (I sec. d. C.) al famoso Mastro Martino autore del Libro de arte coquinaria della fine del Medioevo.

È dedicato un certo spazio anche alla gastronomia orientale che in età di crociate divenne fonte notevole di ispirazione anche per l'occidente cristiano. Naturalmente in prima linea troviamo l'uso delle spezie che apprendiamo come spesso venissero usate confettate, ossia ricoperte di glassa ed impiegate come corredo notturno da conservare nelle camere da letto signorili per poterle usare all'occorrenza, ognuna come uno specifico rimedio terapeutico.

Ciò che emerge da questo singolare saggio storico è il concetto di evoluzione che si verificò nel lungo millennio del Medioevo proprio nel settore dell'alimentazione che' da primitivo e non sistematico metodo di saziare la fame divenne nel tempo una vera e propria arte su basi di scienza.

 

Titolo: Mangiare medievale. Alimentazione e cucina medievale, tra storia, ricette e curiosità

Autore: Rosella Omicciolo Valentini

Editore: Edizioni Penne & Papiri - Distribuzione Bardi Editore

Formato: 17x24 cm

Illustrazioni: in bianco e nero

Pagine: 216

Anno: 2003

Prezzo (di copertina): 15,00 Euro

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