Libri 20/10/2012

Il contadino come maestro

Il contadino come maestro

Marcel Jousse evidenzia quanto sia determinante il contatto con la terra. Di essa ci nutriamo, da essa apprendiamo e contemporaneamente la modelliamo con la nostra intelligenza per ottenerne i frutti utili alla nostra sussistenza. La forza della pedagogia contadina viene dunque rivalutata ed elevata a modello


L’appuntamento, per chi è a Roma, è per sabato 20 ottobre alle 10.30, presso il Salone dell'Editoria Sociale in via Galvani 106. Per quanti non hanno occasione di presenziare alla presentazione del libro l’appuntamento allora è in libreria. Il volume è di quelli da leggere. Il titolo d’altra parte parla chiaro: Il contadino come maestro. Lezioni alla Sorbona. Ne è autore Marcel Jousse (1886-1961). Ordinato Gesuita nel 1910, Jousse si è via via specializzato con grandi maestri del calibro di Rousselot (fonetica), Janet et Dumas (patologia), Mauss (etnologia). Nel 1925 pubblicò la sua tesi di dottorato in psicologia linguistica “Le style oral rythmique et mnémotechnique chez les verbo-moteurs”, la cui eco fu eccezionale, da Bremond a Valéry, da Bergson a Blondel. Occorrerà attendere la “rivoluzione” del ’68 per veder rinascere l’interesse intorno alla figura di un grande pioniere dell’antropologia qual è stato Jousse. Per lui l’uomo è gesto e memoria sin dal seno materno, e bisogna riscoprire, tramite il linguaggio di rabbi Yeshua, la continuità della tradizione giudaico-cristiana.

Il libro che sarà presentato a Roma dal sottosegretario all'istruzione Marco Rossi Doria, alla presenza di Brunella Antomarini, docente alla John Cabot University di Roma, Antonello Colimberti, curatore dell’opera e dell’editore Giannozzo Pucci è un testo fondamentale del pensiero di Jousse. In questo libro, il secondo tra quelli editi dalla Lef, la Libreria editrice fiorentina, parte da una semplice considerazione: di solito abbiamo l’idea che la scuola autentica consista nello stare tra quattro mura, davanti ai libri. Abbiamo fatto cioè totale “astrazione” della “Scuola delle cose” e non vediamo altro che la Scuola dei Libri. Invece, scrive Jousse, dobbiamo ricordare che è la scuola delle cose che orienta verso il senso della vita e verso il senso del linguaggio e che essa è parte integrante nella nostra esperienza pratica.

Fondamentale a questo scopo è quindi il contatto con la terra perchè di essa ci nutriamo, da essa apprendiamo e contemporaneamente la modelliamo con la nostra intelligenza per ottenerne i frutti utili alla nostra sussistenza. Il lavoro della terra riacquista, nelle parole di Jousse, la sua nobiltà, tanto da rivalutare la figura del contadino elevandola a maestro. Maestro per i ragazzi, insegnante per gli insegnanti, che dalla sua mimica, dalla sua azione possono comprendere come appassionare i ragazzi. E’ qui la grande forza della pedagogia contadina che Jousse rivendica con decisione in queste pagine.

 

di T N

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