Libri
Libri per l’estate. Romanzi e racconti sotto l’ombrellone
A stagione già iniziata, è tempo di pensare a come rendere piacevoli le vacanze. Andarci con un bel po’ di libri al seguito, aiuta a sentirsi migliori e a ritrovarsi. Dopo tante energie spese per il lavoro nel corso dell’anno, meglio rilassarsi un po’, pur continuando ad allenare la mente con letture appaganti
16 luglio 2011 | L. C.
Ebbene sì, siamo giunti all'estate 2011 ed è tempo di prepararci per le meritate vacanze. Il riposo è un valore cui non si può rinunciare.
Ecco allora alcuni libri che vi segnaliamo. Non si tratta di recensioni, ma pure segnalazioni. A voi il piacere di scoprirne il piacere.
I titoli individuati rispecchiano per certi versi lo spirito di Teatro Naturale. Intanto voi segnalateci i vostri libri del cuore, non mancheremo di pubblicarne l'elenco.
Buona lettura, e buone vacanze per chi già è in partenza.
LIBRI LIBRI LIBRI > NARRATIVA
Andrej Longo, Lu campo di girasoli, Adeplhi
Una storia d'amore e di violenza, di amicizia e di coraggio - un po' fiaba, un po' racconto nero - narrata in una lingua gustosa e sorprendente. Il primo sorriso Caterina e Lorenzo se l'erano scambiato al party del sindaco - "Ca lu chiamava party picché faceva cchiù moderno. E cu lo modernismo isso s'era vinciuto li votazioni". Era da un pezzo che Lorenzo teneva nel cuore quella malattia, ma aveva cercato di non pensarci: perché sulla "vagliuncella" aveva messo gli occhi Rancio Fellone, il figlio dell'uomo più ricco del paese, e lui, Lorenzo, era solo il nipote dello scarparo,: "Pirciò aveva deciso che Caterina se l'aviva levare da la capa". Poi quella sera lei l'aveva guardato, e non aveva smesso di guardarlo mentre lui suonava la tamorra come mai prima...
Flavio Soriga, Nuraghe Beach. La Sardegna che non visiterete mai, Laterza
Una cittadella murata che domina la città da mille anni, i gabbiani che volano alti, i muraglioni, le torri, la cattedrale, nessuno mai ha un ricordo abbastanza vivido da potersi pensare davvero pronto al ritorno. In Sardegna ci sono le spiagge dei vip, Gigi Riva, le case di paglia e fango, il cous cous di Carloforte, la discoteca di Samassi dove ha cantato Madonna, il mare di Chia, la stazione di Villamassargia e quella di Chilivani, i tavolini nelle piazze di Castello, Little Tony alla festa di Santa Maria di Uta, i silenzi nelle chiese di campagna, l'Argentiera, Elisabetta e George in vacanza a Tresnuraghes, le basi militari, le pesche di San Sperate, i mostaccioli di Oristano, i cagliaritani che sciano, la panada di anguilla, il festival di Berchidda, il tatuaggio di Diablo, il biliardino dell'Aggabachela, il vino di Santadi. Flavio Soriga torna a raccontare l'isola, in una storia d'amore e disamore che è anche una travolgente, ironica, appassionata contro-guida della sua terra. 
Yan Lianke, Il sogno del villaggio dei Ding, Nottetempo
In un povero villaggio della Cina, la ricchezza arriva con la vendita del sangue, ma porta con sè la peste moderna, l’Aids. La storia de Il sogno del villaggio dei Ding e della tragedia dei suoi abitanti (ispirata a una vicenda realmente accaduta) è raccontata da un bambino, con un tono pieno di freschezza, come un’antica ballata, attraverso immagini della natura di grande poesia, mantenendo lievità e sorriso malgrado la durezza della realtà. Dal libro è stato tratto un film che sarà presentato in Europa a ottobre e un documentario.

Ingeborg Bachmann, Diario di guerra, a cura di Hans Höller, Piccola Biblioteca Adelphi
«È l'estate più bella della mia vita e, dovessi campare cent'anni, queste resteranno per me la primavera e l'estate più belle. Della pace non si avverte un gran che, dicono tutti, ma per me è pace, pace!». Così scrive nel suo diario una Bachmann diciottenne alla capitolazione del Terzo Reich. Un diario salvato dall'oblio, di stupefacente intensità, che manifesta ripugnanza etico-estetica verso il nazismo ed euforia per la sua caduta. E che racconta un grande amore, di cui ci rendono partecipi anche le lettere che al monologo della Bachmann fanno da contrappunto. Gli incontri diventano assidui, l'amicizia impetuosa, e gli scrittori amati da entrambi – Mann, Zweig, Hofmannsthal – accendono le conversazioni. Seguiranno la lontananza, le attese, i silenzi. E le lettere appassionate e dolenti.

Giacomo Toma, Sangue di nemico, Lupo Editore
L’occupazione dell’Arneo segnò la storia salentina negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. La sollevazione popolare fu repressa dalle forze dell’ordine ma rappresentò comunque un’importante presa di coscienza per i braccianti, le cui condizioni di vita fanno da sfondo a questo romanzo corale.
Nucleo della narrazione è la storia del diciannovenne Alfredo, figlio di Enrico, calzolaio, e del suo amore per la coetanea Maria, costretta a condividere con la madre le fatiche dei campi. Entrambi sono protagonisti in un Salento all’apparenza immobile e lontano come un lembo di terra dimenticato nell’estremo sud, ma traboccante di varietà umane e personaggi genuini che ne fondano un’identità unica e irripetibile. Giacomo Toma riesce con grande abilità a raccontare la coscienza politica di un popolo semplice che esce dalla rassegnazione e dalla passività atavica cui il fatalismo culturale l’ha condannata per aggregarsi attorno ad un ideale comune in virtù del quale lottare e riscattare la propria dignità di uomini.
Gian Luca Favetto, Se dico radici dico storie, Laterza
Le vite sono fatte di storie più che di atomi e ciascuno ha le sue, ciascuno è le sue storie. Le diventa. Quando si dice radici, si dice storie.
«Uno coltiva il suo giardino di cose memorie pensieri dubbi curiosità e se lo porta dietro, sempre dietro – anche il più metropolitano degli uomini –, dietro e dentro. Lo porta in viaggio con sé. È il suo zaino, la sua valigia. Lì custodisce le proprie radici. Ogni tanto le bagna. Ogni tanto le fa respirare. Fa loro vedere il mondo. Le adopera come polpastrelli. È con le radici che incontri il mondo, con ciò che le radici producono.»
Favetto racconta radici che si diramano nello spazio e nel tempo: nascono da un torrente, da un campo di calcio, da una pagina scritta, da uno schermo cinematografico. Partono dal Vietnam e ci portano in una valle piemontese, a Venezia, a Benares, a Madrid, in Giappone.
Nelson Martinico, Dovevamo saperlo che l’amore, Lupo Editore
Salvare una biografia per i posteri: questo garantisce la Polizza “Genial Biography” proposta da Nelson Martinico con l’impegno di raccontare almeno quarant’anni della sua vita familiare. E si va per libera associazione di idee… dai nonni emigrati dalla Sicilia a Roma negli anni Trenta, ai traumi della guerra e alle incertezze della difficile ricostruzione, alle svolte epocali degli anni Sessanta e all’atmosfera di piombo di quelli successivi. La scrittura ricostruisce esistenze, ripercorre infanzia e adolescenza nel chiassoso e a volte goliardico clima di una grande famiglia sicula di cuore generoso, nei quartieri romani della formazione. Un grande romanzo “popolare” sull’Italia e su quella generazione che, cresciuta nell’eredità di anteguerra, ha dovuto metabolizzare i nuovi tempi con troppa rapidità, subirne l’abbaglio e i crolli, gestire il dubbio e decidere a quali valori aggrapparsi.
Rosella Postorino, Il mare in salita. Da Sanremo a Dolcedo passando per i bricchi, Laterza
La Riviera dei Fiori non assomiglia a niente, perché è un mondo pensato in verticale.
«Ecco, dipende dal fatto che sono italiana. Che sono calabrese. Che sono ligure. Dipende da me. Se la Riviera è un romanzo, anzi tanti romanzi non scritti – romanzi solo all'inizio, o solo alla fine, o solo nel mezzo – dipende da me». È la Riviera dei Fiori di Rosella Postorino. Un corteo di paesi lungo una strada a picco sul mare, dove si vive in apnea aspettando l'estate. Una cascata di borghi aggrappati alle colline, stesi al sole come lucertole, in procinto di scivolare. Case addossate come squame di una pigna, grovigli di carugi, cattedrali di ulivi: per conquistare la cima non puoi avere fretta, devi imparare a respirare. La Riviera dei Fiori sembra l'Italia: ci sono il cemento, le alluvioni, la 'ndrangheta, l'emergenza rifiuti, i ghetti albanesi e nordafricani. Ma è più dell'Italia: è un racconto apocalittico, risorgimentale, un racconto della Resistenza, una fiaba.


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