Italia

Quanto l’agricoltura e l’ecobusiness piacciono alla mafia

Il settore primario per la criminalità organizzata vale circa un terzo del suo fatturato, per circa 50 miliardi di euro all’anno. I tentacoli della mafia arrivano fino al Nord

05 giugno 2010 | Graziano Alderighi

Anche l'agricoltura si conferma uno dei pilastri dell'economia criminale.
Un giro d'affari di 50 miliardi di euro l'anno, poco meno di un terzo del fatturato illegale nel nostro paese.
Un business che si traduce in 150 reati al giorno, un agricoltore su tre raggiunto dai tentacoli delle mafie, come denuncia la Cia, Confederazione italiana agricoltori, nel suo terzo rapporto sulla "Criminalita' in agricoltura".

Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia sono le regioni in cui il comparto dell'agro-crimine rende di più, anche se i tentacoli arrivano fino al Nord.
I reati vanno dai furti di attrezzature e mezzi agricoli, usura, racket, abigeato, estorsioni, "pizzo", macellazioni clandestine, danneggiamento alle colture, aggressioni, a truffe nei confronti dell'Unione europea, caporalato, abusivismo edilizio e saccheggio del patrimonio boschivo.

5.154 infrazioni accertate per 2.933 persone denunciate, 52 arrestate e 2.836 sequestri effettuati nel settore delle zoomafie. Dai piccioni viaggiatori corrieri della droga ai combattimenti tra cani, dalle corse clandestine di cavalli al traffico di specie protette, fino alla passione dei boss per le fiere da esporre per vanità o per intimidire le vittime, anche questo settore aumenta il proprio business nel 2009. Numerosi i casi di commercio illegale di cuccioli di cane di razze pregiate provenienti dall'Est europeo come le corse di cavalli maltrattati, drogati e rovinati dalle gare notturne sulle strade deserte delle periferie del Sud Italia.
Il mercato alimentato dagli acquisti via internet e dai lauti guadagni delle scommesse clandestine.
L'ecomafia, nell'analisi del 2010 si conferma, quindi, sempre più come fenomeno globale.

L'Organizzazione mondiale delle Dogane ha attivato però nuove e più sinergiche alleanze tra agenzie che hanno portato nel 2009 al sequestro, solo in Italia, di ben 7.400 tonnellate di rifiuti.
Tra le operazioni principali, la Demeter, che ha coinvolto le autorità doganali di ben 64 paesi europei, africani e del Sud Est asiatico, portando al sequestro di più di 30.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, costituiti principalmente da plastica, carta, rottami ferrosi e rifiuti elettrici ed elettronici.

Nell'ultimo trimestre del 2009 poi, su input dell'Ufficio centrale antifrode, è stata attivata un'operazione di controllo contro il traffico illecito di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), denominata "Video01", che ha interessato finora i porti di Genova e La Spezia. I controlli hanno riguardato circa 100 spedizioni dichiarate come apparecchiature funzionanti che, invece, contenevano rifiuti elettronici (monitor stampanti e altre parti di computer inutilizzabili), destinati all'estremo oriente e all'Africa. I paesi in via di sviluppo infatti, mancando di procedure appropriate, divengono mete preferite di smaltimento da parte delle organizzazioni criminali. In Asia per esempio, avvengono le operazioni di smaltimento delle navi, spesso provenienti dall'Europa. Il basso costo della manodopera fa aumentare il valore del metallo che si ricava dallo smantellamento a tutto vantaggio dei proprietari delle navi.
Secondo i dati della Commissione europea, centinaia di lavoratori rimangono uccisi o feriti in Bangladesh, India e Pakistan, mentre l'amianto, i policlorobifenili e i fanghi di petrolio che fuoriescono dalle imbarcazioni danneggiando l'ambiente.

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