Italia

Premio Masi, promuovere il vino attraverso le persone e le loro opere

Un appuntamento che si rinnova di anno in anno. L'edizione 27 a Bepi De Marzi, Giovanni Maria Vian, Lionello Puppi, Sajit Bunker Roy e David Ziraldo. Quando a vincere è la cultura

04 ottobre 2008 | Monica Sommacampagna

Ventisette edizioni e guardare sempre al nuovo con un approccio curioso, socialmente responsabile e intellettualmente stimolante. Questo è il “talento” del Premio Masi, promosso dalla Fondazione Masi e quest’anno assegnato sabato 27 settembre al Teatro Filarmonico di Verona.

Il Premio per la Civiltà Veneta è stato attribuito a Bepi de Marzi, compositore e direttore di coro, a Giovanni Maria Vian, direttore dell’ “Osservatore Romano” e allo storico d’arte Lionello Puppi.

Per la Civiltà del Vino, estensione internazionale del Premio, è stato insignito Donald Ziraldo che, con il suo “icewine” è riuscito a portare alla ribalta il Canada.

Il Premio Grosso d’Oro Veneziano, riservato a personaggi che hanno contribuito a diffondere un messaggio di cultura nel mondo, ha riconosciuto invece Sanjit Bunker Roy, ideatore del Barefoot College, un modello economico di successo per riscattare i poveri dei villaggi del Rajastan.

Per tutti, come è ormai tradizione, una botte di Amarone della casa vitivinicola, un “grazie” concreto per aver contribuito a far conoscere nel mondo i valori della civiltà veneta e per l’impegno sociale e nella ricerca.



La firma della botte da parte dei premiati, rituale ormai nella tradizione del Premio, costituisce uno dei momenti più emozionanti della cerimonia. Quest’anno una novità: il talk-show con i premiati condotto da Licia Colò, che ha messo in luce gli aspetti professionali e umani più interessanti dei vincitori.

Bepi de Marzi. Da uno dei i noti compositori di canto d’autore di ispirazione popolare e religiosa (“Il Signore è il mio pastore”, per citare il canto più celebre, è oggi adottato nelle funzioni cattoliche, ortodosse e protestanti nel mondo) una descrizione poetica della vendemmia: “è l’incanto del silenzio, del parlare sussurrato. Nelle campagne Masi sono rimasto colpito da una vendemmiatrice di colore che toccava con amore i grappoli, quelli che di certo non aveva mai visto nella sua terra di origine…”. Originario di Arzignano (Vi), in omaggio, poi, a Mario Rigoni Stern, ha detto, visibilmente emozionato: “Un grande amico e un ispiratore. Un proverbio spagnolo dice che i morti accendono le stelle. Io, da quando ci ha lasciati, ogni sera mi accendo con lui”.

Giovanni Maria Vian. Romano di nascita ma veneziano d’origine, il nuovo direttore del giornale del Papa ha improntato l’”Osservatore romano” a “giornale di idee, capace di creare correnti di pensiero”.”Volevo dargli un respiro internazionale, farne un organo di informazione e formazione” ha detto. Una vis aperta all’innovazione in cui Vian ha ritrovato le sue radici venete: “Veneto significa per me orgoglio, apertura, tradizione”.

Lionello Puppi. Nato a Belluno, Puppi, illuminato studioso di Palladio, giunge nell’anno che celebra il quinto centenario della nascita del più noto architetto della Repubblica di Venezia. “La grandezza di quest’uomo risiede nelle sue opere, più che nei suoi trattati”. A proposito del Veneto ha detto: “Un veneto è spinto a essere cittadino del mondo. La curiosità ti porta ovunque”.

Sajit Bunker Roy. Appartenente a una facoltosa famiglia indiana ha rinunciato alla carriera diplomatica per dedicarsi al miglioramento delle condizioni di vita dei contadini poveri. A questo cambio di vita si deve la costituzione del Social Work and Research Center, meglio noto come Barefoot College, un istituto costruito dai poveri per gli stessi poveri. Seguace della filosofia di Gandhi, ne ha citato il motto che ha animato il suo impegno sociale: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono e infine tu vinci”. Il modello economico fondato da Roy, dopo essere stato applicato in 110 villaggi del Rajastan, dove dà occupazione a più di 100.000 persone, è ora esportato nelle comunità più povere di Afghanistan, Etiopia, Bhutan, Senegal e Sierra Leone. “Il 60% dei bambini non vanno a scuola perché la mattina devono badare al bestiame, già 50.000 bimbi hanno fatto le nostre scuole serali” ha detto Sajit Bunker Roy. “Esiste una cultura della pace e della tolleranza nelle società tradizionali. Noi abbiamo insegnato alla gente una professione perché siano essi stessi a poter fornire un contributo alla loro comunità”.

Donald Ziraldo

Donald Ziraldo. Figlio di un emigrante friulano, una volta laureatosi in agronomia ricevette dalla madre un anello con inciso un grappolo d’uva. “Mio padre aveva fatto incidere in quell’anello il mio destino” ha ricordato Ziraldo, che in Canada ha pioneristicamente e con successo lanciato l’”icewine”, il vino ricavato da uve vendemmiate in inverno a temperature sotto lo zero. Il Premio ha riconosciuto inoltre il suo ruolo nella ricerca e nell’innovazione come Presidente del Vineland research and Innovation Center of Horticolture.

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