Italia 18/09/2020

Apicoltori sempre più preparati: sale di anno in anno la qualità del miele italiano

Apicoltori sempre più preparati: sale di anno in anno la qualità del miele italiano

Solo il 12% dei mieli partecipanti al Concorso nazionale Grandi Mieli d'Italia è stato bocciato per difetti organolettici ma c'è ancora margine di miglioramento: solo il 2% dei campioni ha preso il premio massimo


Un interessante studio pubblicato dall'Osservatorio Nazionale Miele fa il punto della situazione sui dati raccolti dalle analisi dei mieli delle ultime annate apistiche attraverso i campioni presentati nel Concorso nazionale Tre Gocce d'Oro – Grandi Mieli d'Italia. Si tratta senza dubbio della più importante ed interessante competizione sul miele a livello nazionale e oserei dire mondiale, vista l'attenzione che in Italia c'è su questo alimento e che invece manca nel resto del mondo. Se c'è una funzione specifica che sottende le competizioni è quella di stimolare un miglioramento del settore e la cultura di prodotto a partire dai produttori e si può senza ombra di dubbio dire che, in diversi decenni, un miglioramento considerevole c'è stato. La grande mole di mieli arrivati in un quarantennio di competizione, ha permesso la mappatura delle caratteristiche dei prodotti provenienti da diversi territori, in termini di analisi chimiche e melissopalinologiche, ma anche lo sviluppo di un percorso di crescita in consapevolezza dei produttori. Per dare un'indicazione circa la partecipazione a questa competizione il 2019 ha visto la presenza di 1011 campioni, saliti a 1222 nel 2020, anche se la scelta è stata quella di limitare l'accesso ai soggetti detentori di partita iva e pur con tutte le difficoltà contingenti.

Il messaggio è chiaro: gli apicoltori cercano un confronto sulla qualità del loro lavoro.

Al di là del beneficio che un momento del genere può portare a chi vuole produrre con consapevolezza , è indubbio che per arrivare ad un risultato positivo, i mieli debbano essere sottoposti ad una serie di analisi che generano dati molto interessanti e importanti, in grado di offrire un'istantanea della stagione apistica che volge al termine.
In particolare i campioni presentati passano un'analisi visiva, di umidità e colore, rilevazione dell'HMF (idrossimetilfurfurale – che individua se il prodotto è stato degradato con il calore), analisi pollinica specifica su alcune varietà insolite, seduta di degustazione con precedente taratura dei panel (circa 80 esperti in analisi sensoriale del miele, iscritti all'albo nazionale), valutazione organolettica, discussione dei gruppi panel, sistematizzazione e discussione dei dati delle votazioni, analisi specifiche di composizione sui campioni più discussi. Il lavoro è tanto e si unisce all'organizzazione logistica del ricevimento del campioni, della preparazione di parecchie migliaia di campioni per l'assaggio e tutta la conseguente attività di segreteria.

Si capisce bene come l'accesso ad una notevole quantità di dati ha permesso, per esempio, di fare delle considerazioni circa il miglioramento della qualità del prodotto in primis relativamente ad alcuni problemi abbastanza banali. Nel 2019 il 38% dei campioni presentati ha preso un premio, e di questi solo il 2% il premio massimo (tre gocce d'oro). I mieli scartati perchè difettati sono risultati il 12%, di cui il 4% a causa dell'umidità eccessiva, il 3% di una non rispondenza pollinica rispetto alla varietà botanica dichiarata, il 2% per un indice di HMF oltre il limite.

Oltre ad una visione prospettica, l'accesso ad una così grande quantità di prodotti di tutto il territorio nazionale, ha permesso di fare delle valutazioni anche sulla presenza di inquinanti specifici. All'inizio degli anni 2000 venne individuata nel settore, la tendenza all'utilizzo di antibiotici e sulfamidici non consentiti, di cui rimanevano tracce a livello residuale. La collaborazione con il Reparto chimico degli alimenti di Bologna dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna, tra il 2006 e il 2015 consentì di indagare sui campioni che accedevano alle posizioni migliori nella classifica del Premio, monitorando una progressiva riduzione di questo problema.

Il lavoro dell'Osservatorio Nazionale Miele si orienta nel valorizzare il patrimonio di raccolta dati effettuato negli ultimi anni, attraverso la realizzazione di una banca dati relativi ad 8.000 campioni e una banca mieli di 3.500 campioni conservati con la corretta refrigerazione, per rendere disponibili a terzi e anche in futuro, una fotografia di ciò che oggi è presente.

Ancora una volta il mondo del miele segna il passo e indica quanto un lavoro sinergico costituisca un valore collettivo, capace di portare un beneficio di conoscenza, di cultura e di miglioramento del prodotto, alla portata di produttori, consumatori e ricerca.

di Elisabetta De Blasi