Italia

Condizionalità. L'Italia si difende bene

Su 22 mila aziende controllare 2600 sono state le infrazioni conteste, per la maggior parte legate alla complessità dei criteri di gestione obbligatori

09 ottobre 2010 | Ernesto Vania

Riduzione dell’erosione del suolo, mantenimento della fertilità dei terreni, salvaguardia della biodiversità. Questi i primi risultati positivi ottenuti dall’agricoltura italiana nella nuova sfida ambientale tracciata dalla Politica agricola comunitaria - che a questi obiettivi destina una fetta importante dei finanziamenti Pac – attraverso la cosiddetta “condizionalità”. Ovvero attraverso l’insieme di regole, stabilite dalla Comunità europea, che gli agricoltori devono rispettare per garantire standard elevati riguardo alla difesa dell’ambiente e del territorio, sicurezza alimentare, salute pubblica, nonché benessere degli animali.

È quanto emerge dal primo rapporto sull’applicazione di questo insieme di impegni ambientali, presentato a Roma nel corso del Workshop Condizionalità 2010, organizzato dalla Rete Rurale Nazionale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con la Commissione europea e Agea.

Secondo i dati divulgati, che dimostrano con evidenza come l’agricoltura rappresenti un elemento imprescindibile per garantire il rispetto dell’ambiente, rivelano che nel 2008 le verifiche in campo sul rispetto dei vincoli imposti dalla normativa europea hanno interessato oltre 22mila aziende, più che quadruplicate rispetto al 2005, anno in cui il sistema è stato introdotto. Le infrazioni contestate sono state 2.600, per la maggior parte legate alla complessità dei criteri di gestione obbligatori, in particolare all’applicazione delle prescrizioni agronomiche nelle zone vulnerabili ai nitrati. Queste complessità non hanno comunque impedito di raggiungere concreti risultati positivi in termini di impatto ambientale dell’attività agricola.

Per quanto riguarda l’erosione del suolo, il monitoraggio su alcune aree test ha evidenziato una sostanziale riduzione: pari a cinque volte nel caso dei terreni inerbiti, fino quasi ad azzerarsi nei casi un cui si fa ricorso ai solchi acquai temporanei nei campi coltivati a mais. Positivo anche l’impatto sulla salvaguardia della biodiversità, in particolare per le specie di uccelli, il cui habitat è strettamente legato all’attività agricola, che dal 2005 al 2009 ha presentato un trend crescente delle specie censite.

Come tutte le clausole, anche la condizionalità prevede una penale in caso di inadempienza che, in funzione del livello di infrazione, può comportare una riduzione dei contributi comunitari fino al 20 per cento; nei casi più gravi e reiterati si può arrivare all’esclusione del pagamento annuale.

Attualmente, il totale degli aiuti diretti erogati alle aziende agricole italiane sotto forma di “titoli Pac” (1° pilastro) ammonta a circa 3,8 miliardi di euro, frazionati in 9,5 milioni di titoli abbinati a 8,48 milioni di ettari. La media degli aiuti diretti per azienda è pari a 2.500 euro, che comprende una forbice molto ampia a livello regionale: in testa la Lombardia, con una media di oltre 10.000 euro per azienda, seguita dei 6.500 euro del Piemonte; in coda la Liguria, con meno di 600 euro.

Quanto al 2° Pilastro (sviluppo rurale) la condizionalità si applica a diverse misure ambientali dell’Asse 2 dei Programmi di sviluppo rurale per un ammontare di quasi un miliardo di euro l’anno.

I requisiti di condizionalità interessano attualmente 1,3 milioni di aziende agricole, quasi il doppio rispetto al 2005, per il progressivo aumento dei vincoli, ma anche per le successive riforme Pac che hanno fatto confluire diversi regimi di aiuti comunitari all’interno del Pagamento unico aziendale.
Un giro di vite voluto dall’Unione Europea proprio per rafforzare i comportamenti virtuosi degli agricoltori, in coerenza con il nuovo modello europeo che vede l’agricoltura non più come semplice serbatoio di materie prime agricole, ma anche come produttrice di “beni pubblici” a vantaggio dell’intera collettività. Un obiettivo destinato a rafforzarsi con il prossimo negoziato sulla Pac e sulle prospettive finanziarie post 2013.

”Nell’ambito della condizionalità esistono – ha affermato, durante il convegno, il Direttore generale della competitività per lo sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole Giuseppe Blasi – dei punti chiave come controllabilità dei risultati in campo, nessuna discriminazione tra agricoltori, semplificazione e possibilità di comunicare all’opinione pubblica i risultati raggiunti. Elementi che possono contribuire ognuno con la propria parte alla costituzione di un pacchetto di impegni fondamentali per il concetto di agricoltura come produttrice di beni pubblici, anche in vista della prossima riforma comunitaria post-2013. Su questa linea, oggi abbiamo presentato una serie di buone pratiche a livello europeo e abbiamo cercato di mostrare la loro applicabilità nel contesto attuale”

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