Gastronomia
Gli Antichi meloni reggiani sono un nuovo Presidio Slow Food
Quattro varietà pressoché scomparse sono state salvate al termine di un lungo progetto che ha visto coinvolto un Istituto superiore di Reggio Emilia.
28 agosto 2020 | C. S.
Quando il professor Mirco Marconi e i colleghi dell’Istituto di istruzione superiore Antonio Zanelli di Reggio Emilia hanno cominciato a girare nei Comuni della zona alla ricerca di prodotti che rischiavano di scomparire non era ancora il 2000. "All’epoca, lavorare in questo modo non era di moda come oggi" racconta Marconi, responsabile del nuovo Presidio Slow Food degli Antichi meloni reggiani. Mirco faceva già parte di Slow Food - di cui poi è stato fiduciario della Condotta reggiana - ma la molla che lo fece scattare fu un’altra: un ricordo di famiglia. "Mio nonno era un commerciante di frutta e io ricordavo quando, da bambino, mangiavo dei meloni che non ho mai più trovato in giro. Così siamo partiti, perlustrando la Bassa reggiana e il mantovano". Prima recuperando la zucca Cappello da prete, entrata a far parte dell’Arca del Gusto Slow Food, e poi orientandosi verso meloni e angurie.
Il melone protagonista dei dipinti del ‘600
La coltivazione di meloni, nel Reggiano, ha una lunga tradizione, in particolare nelle valli tra Novellara, Guastalla e Santa Vittoria. Le varietà che si trovavano in commercio qualche decennio fa erano più di quelle di oggi, che a farla da padrone sono quelle che si conservano più a lungo e il cui gusto è più dolce. Il lavoro di riscoperta portato avanti dall’Istituto Zanelli però ha consentito di recuperarne altre quattro, ognuna diversa dall’altra per caratteristiche e sapore.
Cominciamo dal “melone rospa”, sicuramente quello la cui storia è più lunga: "È uno dei più antichi in assoluto in Italia - spiega Marconi -. Ha un aspetto simile a una zucca e deve il suo nome alle verruche sulla superficie". E particolare è anche il gusto, non molto dolce, sapido e leggermente piccante, caratteristiche che lo rendono eccellente cotto al forno con cioccolato e amaretti, come le più consuete pesche.
Ma c’è un’altra curiosità legata al melone rospa: compare in diversi dipinti italiani del ‘600 e anche negli affreschi di Palazzo Te, a Mantova, ne vengono raffigurati di simili. Una storia importante, al punto da venire citati dall’agronomo reggiano Filippo Re in un documento del 1811.
Il melone rampicante e quelli “banana”
C’è poi il cosiddetto “ramparino”, che deve il suo nome al fatto che cresce bene come rampicante. È un melone dal gusto probabilmente un po’ più difficile: poco dolce e con note pepate, per questo motivo può anche essere utilizzato in insalata.
Gli ultimi due appartengono alla tipologia “banana”, chiamata così per la polpa bianca e l’aroma che richiama il frutto omonimo. Il primo è quello di Santa Vittoria, profumatissimo e dalla forma ellittica, e l’altro il Lentigione, più tondeggiante: "Dei quattro, il Lentigione è forse il più interessante - commenta Marconi - e si presta a essere mangiato come frutto più che ad accompagnare i tradizionali salumi".
Anche in questo caso la storia è intrigante: "Lo ricordavano poche persone, solo nell’area tra Brescello (nel Reggiano) e Sorbolo (in provincia di Parma), ma non siamo ancora riusciti a scoprirne l’origine, anche se ci sono varie ipotesi in campo, come il suo arrivo dalla Libia in epoca coloniale, visto che qualcuno pare lo chiamasse “tripolino”".
La riscoperta e il futuro
"La nostra zona è molto adatta alla coltivazione delle cucurbitacee - prosegue Marconi - ma in molti negli ultimi decenni si sono orientati su colture moderne, abbandonando le varietà antiche per una questione di gusto e di facilità di commercializzazione". Il Presidio Slow Food nasce anche per raccontare la storia di varietà che possono diventare un valore aggiunto per i produttori: "Uno dei nuovi coltivatori dei meloni reggiani si occupa di grani antichi ma ha accolto con entusiasmo il progetto e, in un pezzetto di terra, ha piantato anche i nostri semi".Oggi le aziende produttrici sono nove, tutte bio salvo un’eccezione, e tra gli agricoltori ci sono anche ragazzi tra i 25 e i 40 anni, preparati e sensibili alla tematica della biodiversità. «Sono i giovani quelli che meglio degli altri possono capire e trasmettere il valore di questi prodotti» conclude Marconi.
L’area di produzione coincide con le zone di pianura e pedecollinari della provincia di Reggio Emilia, e aree omogenee e limitrofe delle province di Parma, Cremona e Mantova.
Il Presidio è sostenuto da Emil Banca - Credito Cooperativo e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Potrebbero interessarti
Gastronomia
Dalla Calabria una melanzana buona anche nei dolci
La violetta di Longobardi diventa Presidio Slow Food. Sott’olio, fritta, al forno e perfino candita: un patrimonio culinario per il quale “non basterebbe un ricettario intero”
06 dicembre 2025 | 16:00
Gastronomia
Olio nuovo protagonista a Castelnuovo di Farfa: l’8 dicembre Sabina Flavour apre la Sala Panel
L’Associazione Sabina Flavour avrà un ruolo centrale nella divulgazione della cultura olivicola della Sabina, con un focus particolare sull’olio nuovo e sulla Sala Panel
05 dicembre 2025 | 18:00
Gastronomia
Il caffè come tradizione delle festività natalizie
Dalle varianti del classico tiramisù alle torte speziate, dai dolci al cucchiaio come la crema al caffè, fino ai biscotti natalizi arricchiti da un tocco di aroma intenso, il caffè aggiunge carattere ed eleganza a ogni preparazione durante il Natale
04 dicembre 2025 | 18:00
Gastronomia
Ecco chi sono le migliori cuoche dell'olio extravergine di oliva
Questa appassionante competizione, così partecipata e sentita, non è finalizzata soltanto a premiare dei piatti, ma è volta a celebrare un’idea vincente, quella che l’olio non sia un semplice ingrediente, ma un racconto di territorio, di cultura e di talento
04 dicembre 2025 | 17:00
Gastronomia
I formaggi italiani sulle tavole del Natale
Sulle tavole emiliane e lombarde, ad ogni Natale primeggiano Grana Padano e Parmigiano Reggiano proposti in purezza con miele e mostarde o come ingredienti di paste ripiene. In Sicilia, le feste hanno il sapore del Ragusano e del Pecorino Siciliano DOP, mentre in Sardegna, il Fiore Sardo e il Pecorino Sardo
03 dicembre 2025 | 17:00
Gastronomia
Boom di “ristoranti italiani” nel mondo: 600.000, ma solo 4 su 10 sono autentici
Il fenomeno dell'Italian Sounding nella ristorazione vale oltre 100 miliardi di euro all'anno. Arriva la piattaforma che smaschera i finti ristoranti italiani, mette ordine nel caos globale e dice stop ai furbetti del tricolore
02 dicembre 2025 | 17:00