Ambiente

INQUINAMENTO ACUSTICO. QUANDO LA GIUNGLA METROPOLITANA ATTENTA IL NOSTRO UDITO

Non è solo un problema circoscritto. A subirne le conseguenze è anche lo stato di salute in generale. E, come se non bastasse, a pagare il dazio è anche l’economia. Il danno spesso è già provocato prima che il soggetto provi un senso di fastidio. Il rumore ci sovrasta minaccioso

30 aprile 2005 | Ada Fichera

Sirene delle ambulanze e delle volanti delle forze dell’ordine, aerei in decollo, clacson di autisti impazienti ed indisciplinati, motociclette che sfrecciano credendo di trovarsi in un motodromo, treni, tram e martelli pneumatici di uno dei tanti cantieri aperti appena “a due passi” da noi.
Ecco che il tremendo caos della giungla cittadina è compiuto!
Si va avanti così già dalle prime ore del mattino e al tramonto il frastuono metropolitano non sembra quietarsi. Siamo quotidianamente sottoposti ad un inquinamento acustico dai tratti allarmanti, il massacro delle nostre orecchie e, di conseguenza, dei nostri nervi avanza ormai senza tregua, accrescendo e moltiplicando sempre più i suoi effetti devastanti.
Il 20 aprile scorso si è “celebrata” in Italia la “Giornata della Sordità” ed ecco che si torna a parlare di inquinamento acustico e del relativo rischio di perdita dell’udito di tanti cittadini.
In occasione di tale giornata nazionale, anche l’Eurispes, ha pubblicato un approfondimento informativo in proposito.
Il comunicato dell’Eurispes denuncia un costo complessivo, diretto ed indiretto, da inquinamento acustico, nel 2004, pari a 20 miliardi di Euro.
Sarebbero ben 7 milioni gli italiani che soffrono di disturbi uditivi, mentre sette italiani su dieci sono esposti a livelli di rumore superiori alle norme vigenti.
Secondo l’Apat (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici), il rumore oggi è fra le principali cause del peggioramento della qualità della vita nelle città. Infatti, sebbene la tendenza in ambito comunitario negli ultimi 15 anni mostri una diminuzione dei livelli di rumore più alti nelle zone maggiormente a rischio, definite “zone nere”, si è verificato contestualmente un ampliamento delle zone con livelli definiti di attenzione, chiamate “zone grigie”, che ha comportato un aumento della popolazione esposta ed ha annullato le conseguenze benefiche del primo fenomeno.
L’Italia è spesso al centro di episodi tra loro controversi…!
Per avere un'idea dei livelli sonori che un individuo normo-udente è in grado di percepire, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato alcuni dati afferenti ai livelli sonori.
Sono 10/20 i decibel per un fruscio di foglie o per un bisbiglio, 50 i decibel in media di un teatro o di un ambiente domestico, 60 quelli di un ufficio rumoroso o di una voce alta, 70 per telefono, stampante, tv e radio ad alto volume, 80 decibel in una strada con traffico medio, 90 in una strada con forte traffico o in una fabbrica rumorosa, 100 quelli di un autotreno o di un cantiere edile, 120 per una sirena o per un martello pneumatico e 130 i decibel di un aereo jet in decollo.
È sapendo tutto ciò, che si può comprendere la gravità dell’ultima ricerca dell’Eurispes, che dimostra come siamo tutti esposti ad ingenti pericoli.
Partiamo dal fatto che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito in 80 decibel la soglia di rischio, ma raccomanda di rimanere in media al di sotto dei 65 decibel di giorno e dei 55 di notte.
Ebbene in Italia, in media, viviamo esposti di giorno a 70 decibel e di notte a 65. Non siamo a quote di massimo rischio, ma siamo a livelli di considerevole inquinamento.
Il punto è che spesso il danno avviene ancor prima che il soggetto provi fastidio, il quale si presenta alla soglia dei 90 decibel.
Siamo fra l’altro ormai talmente abituati a vivere nel rumore che quasi non ci facciamo più caso.
Televisori ad audio troppo alto, stereo a tutto volume, possono provocare a lungo andare danni irreversibili oltre ad un’assuefazione al frastuono davvero preoccupante.
Di recente, alcune ricerche di studiosi americani hanno testimoniato un fenomeno di rilevante diffusione. L’udito al giorno d’oggi è messo “a dura prova” già da quando il soggetto è in fasce. Giochi che appaiono normalissimi, sono in realtà pericolosi. Macchinine munite di sirene e clacson, strumenti musicali con volume regolabile, sonagli e carillon “isterici” sono “armi” letali per i bambini, soprattutto nel primo anno di vita, quando lo sviluppo dell’udito è particolarmente delicato.
A questo dobbiamo aggiungere le mura domestiche che lasciano trapelare tutti i rumori del circondario. Spesso e volentieri infatti è colpa dei materiali da costruzione, se le capacità d’isolamento delle pareti sono nella maggioranza dei casi minime (il mattone forato ne è un esempio). Unico parziale rimedio, secondo gli esperti, è utilizzare tende e tappeti, che essendo tessuti attenuano un po’ le vibrazioni sonore.
Ci sono inoltre i problemi inerenti al lavoro, nei casi di occupazioni pericolose per l’udito.
Cosa risaputa persino dagli antichi Sabini, che già nel 600 a.C. allontanavano, al di fuori dell’abitato cittadino, professioni rumorose come la lavorazione dei metalli.
Rischiano grosso infatti certi lavoratori alle prese con macchinari troppo “sonori”: le patologie professionali determinate dall’esposizione prolungata ad elevate intensità di rumore rappresentano in Italia il 50 per cento delle malattie indennizzate dall’Inail. E, generalmente, si tratta di danni uditivi permanenti.
L’inquinamento acustico comporta inoltre, secondo l’indagine Eurispes, dei costi rilevanti in termini economici.
Oltre alle spese sanitarie dirette causate dai danni alla salute, si calcola che vengano perse circa 35 milioni di giornate lavorative, a ciò si devono aggiungere i costi delle misure intraprese nell’ambito della lotta contro il rumore, i deficit di produzione e la fuga dal rumore da parte della popolazione colpita. Il 20% della popolazione europea (circa 80 milioni di persone) è esposta a rumori diurni continui, causati prevalentemente dal traffico, che superano il livello considerato come “limite di tollerabilità” per gli individui. Un altro 40% (circa 170 milioni di persone) è esposto a livelli di rumore considerati come “valore di attenzione”, in corrispondenza del quale si possono manifestare seri disturbi nel periodo diurno. Circa il 25% della popolazione dell’Ue ( Unione Europea) è soggetta ad un peggioramento della qualità della vita e una percentuale compresa tra il 5% e il 15% ha seri disturbi del sonno per via del rumore.
Chissà quante volte abbiamo detto “…che rumore insopportabile!”, senza sapere che quel rumore, oltre al fastidio, procura un reale danno alla nostra salute.
In conclusione, se da un lato l’Apat fornisce alcuni suggerimenti di possibili interventi per placare il danno, come agire sulle sorgenti di rumore riducendo le emissioni alla fonte o migliorando le condizioni di mobilità all’interno di una certa porzione di territorio, agire sulla propagazione del rumore allontanando il più possibile le aree residenziali dalle aree di maggiore emissione acustica, adottare dei sistemi di protezione passiva come barriere antirumore agli edifici maggiormente esposti alle immissioni di rumore; da un altro lato, secondo l’Eurispes, sono due i fattori che preoccupano riguardo a questo tipo di inquinamento: uno, è la carenza, sul fronte delle risorse umane, di personale specializzato nel settore, infatti la formazione di tecnici non sembra essere una priorità all’interno della gestione della sicurezza ambientale; il secondo fattore è costituito da una consapevolezza del cittadino non ben sviluppata, che stenta ad associare eventuali disturbi alla presenza dell’inquinamento acustico.

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