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CAMBIAMENTI DEL CLIMA, SI APRONO NUOVI SCENARI PER LA VITICOLTURA MONDIALE. AL CENTRO DELL'ATTENZIONE LE POSSIBILI CONSEGUENZE SULLA QUALITA' DEI VINI

Il caso emblematico della Champagne, che, secondo Attilio Scienza, sta avvicinandosi alle condizioni climatiche delle zone di Bordeaux e Montpellier, con riscontri poco favorevoli per la finezza delle pregiate bollicine. Nessun pessimismo, per ogni evenienza sono ancora possibili degli interventi adeguati

01 dicembre 2007 | Monica Sommacampagna

“La storia della civiltà umana è la storia dei tentativi, in larga misura coronati da successo, di sottrarsi alla dittatura del clima”. Ad Attilio Scienza, ordinario di viticoltura alla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, è piaciuto citare questa frase dello storico Emmanuel Le Roy Ladurie in occasione di uno stimolante convegno sulle relazioni tra meteorologia e viticoltura organizzato da Trentino Spa in occasione della festa dello spumante “Bollicine su Trento”.

La variabilità dei fenomeni atmosferici determina la variabilità delle annate viticole. È un dato di fatto. Per clima, però, non si intende solo il tempo (macroclima) ma anche il mesoclima (il clima locale che interessa una porzione di territorio da 1 a 50 km. di estensione) e il microclima, inteso come spazio intimo intorno alle foglie e ai grappoli, di difficile valutazione. Di qui si comprende come parlare di mutamenti climatici sia una questione complessa.

Quali le tendenze? Scienza premette di non essere un meteorologo ma, di fronte alle bizzarrie di stagioni sempre più elastiche e ambigue, si schiera dalla parte di coloro che attribuiscono le variazioni del tempo a macro-alternanze naturali di caldo e di freddo. Tra le ipotesi più accreditate cita le modificazioni che hanno interessato nei millenni l’inclinazione dell’asse terrestre e le loro conseguenze sul livello di energia solare che viene irradiata sul nostro pianeta. «I nostri ghiacciai si stanno sciogliendo. Fa parte di un ciclo biologico che indica la fine dell’ultima glaciazione iniziata circa 18.000 anni fa. Nei prossimi anni assisteremo a una progressiva scarsità di acqua, a fenomeni di media o scarsa piovosità» ha spiegato l’ex direttore generale dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.

Le bizzarrie del clima, a dire il vero, secondo l’ampia casistica riferita dal prof. Scienza, hanno fatto storia già secoli orsono. Tra le fine del XVIII e il XIX secolo l’Italia è stata interessata da picchi di freddo memorabili. Nel gennaio 1709 tutta la viticoltura europea è scomparsa nel giro di una notte. Nel 1788 la laguna di Venezia si è ghiacciata. A metà del 1800 il gelo ha talmente colpito il Trentino da provocare non solo l’allontanamento dalla viticoltura ma anche fenomeni di emigrazione verso l’America. In Francia, in un arco temporale tra il 1490 e il 1880, la vendemmia più tardiva si è verificata nel 1816, quella più precoce – a fine luglio in Trentino - nel 1556.

Valutando l’andamento climatico tra il 1861 e il 2001, assistiamo a un progressivo innalzamento delle temperature medie. In particolare, dal 1985 non si sono riscontrate più temperature sotto la media mentre sono state registrate temperature anomale al di sopra della media. In base a una ricerca francese effettuata nel 2002 su 255 viticoltori italiani, francesi e tedeschi, il 94% delle persone si è accorto dei mutamenti climatici. Ma, mentre il 56% dei viticoltori italiani li ha valutati come negativi, la maggioranza dei tedeschi li ha considerati positivi.

A torto o a ragione? Di qui nasce spontanea la domanda: come possono incidere i nuovi futuribili “orientamenti” del clima sulla qualità dei vini? Scienza ha citato come emblematico il caso della Champagne, che sta avvicinandosi climaticamente alle condizioni delle zone di Bordeaux e Montpellier, con conseguenze poco favorevoli per la finezza delle pregiate bollicine. I riflessi su un vitigno come lo Chardonnay sono, ad esempio, la perdita di alcuni descrittori caratteristici, come i sentori vegetali, le note di burro e di frutta secca.

Ma l’approccio di Scienza ha evitato toni pessimistici. Anzi, se ne scriviamo è perché conoscere che cosa sta succedendo, ipotizzare cosa accadrà, può fornirci utili chiavi di gestione per il futuro.
Tra le principali ripercussioni dell’andamento climatico in viticoltura il docente ha citato, in generale, l’innalzamento della gradazione zuccherina. Ha suggerito vendemmie a temperature fredde, effettuate la notte o di prima mattina e opportuni cambi di varietà. Ha invitato a tenere presente che la maturazione anticipata si svolge a temperature più calde, di per sé deterrenti per la finezza del vino. Molti più composti si formano all’interno dell’acino; l’acidità malica, strategica per gli spumanti, tende a diminuire. Le prime piogge infettanti di peronospora da giugno si stanno spostando a marzo. Va riservata grande attenzione alla gestione della chioma, in rapporto all’esposizione al sole, considerando le forme di allevamento più utili.
In sostanza, l’invito forte è stato a controllare accuratamente la maturazione dell’uva, a ovviare a eventuali cali di aromi e di acidità, a valutare l’ipotesi di collocare vigneti in quota. L’Oltrepo Pavese, ad esempio, si starebbe organizzando per identificare nuove zone di Pinot nero, fino a 400 m. s.l.m., con l’obiettivo di ottenere risultati qualitativi importanti, alla luce dei mutamenti climatici.

La genetica, del resto, sta approntando nuovi cloni e incroci di vitigni ad-hoc. «Occorre, inoltre, sviluppare modelli revisionali di riscaldamento su scala ridotta e nuove tecniche di gestione dell’acqua irrigua» ha aggiunto Scienza.
La Germania, in previsione di regimi siccitosi, ha già programmato di realizzare semi per ottenere ibridi in grado di ottenere portinnesti di particolare efficacia per contrastare la scarsità di acqua. Senza andare all’estero, la siccità è un fenomeno che interessa parte del Sud Italia. In Sicilia e in Puglia, ad esempio, molti terreni si stanno desertificando a causa delle infiltrazioni di acqua marina e di sale. Il problema è che, in questo caso, al momento non esistono portinnesti validi per tollerare il sodio.

In ogni caso, la ricerca vitivinicola e lo sviluppo di tecniche agronomiche mirate rappresentano la nostra arma per prevenire, controllare e gestire, nei limiti del possibile, il clima che cambia. Nel Terzo Millennio lo possiamo fare decisamente di più e meglio rispetto al passato. Se i cambiamenti climatici, insomma, funzionano a “macro-cicli”, la viticoltura deve guardare sempre avanti, alle possibilità che la scienza ci offre per non farci sentire in totale balia del tempo.


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