Mondo Enoico
Forma di allevamento e impianto di irrigazione devono andare a braccetto
Alcune forme di allevamento, come l'alberello, pongono già limiti oggettivi. Qual'è la soluzione più idonea in ragioni delle esigenze aziendali? Ala gocciolante a terra, su filo o subirrigazione?
25 settembre 2015 | Alberto Puggioni
Le soluzioni impiantistiche in un impianto d’irrigazione a goccia per vigneto sono principalmente tre:
- ala gocciolante poggiata a terra
- ala gocciolante sul filo (della spalliera o dei sostegni)
- subirrigazione (vicino al filare o in interfilare)
Pur avendo la medesima funzione, si tratta di applicazioni diverse che nascono per assecondare specifiche necessità gestionali espresse dalle aziende vitivinicole come, ad esempio, la raccolta meccanizzata. Come si può arrivare a identificare la soluzione più idonea?
Diciamo subito che la tipologia d’impianto dei vigneti può condizionare la scelta. Nelle forme a spalliera, per esempio, il posizionamento del sistema è in funzione anche delle operazioni colturali e dell’età delle piante.
Una vite coltivata a goccia presenta un apparato radicale meno esteso, ma più capillarizzato e attivo rispetto a una coltivata senza impianto irriguo, che viceversa avrà apparati radicali estesi per esplorare un maggior volume di suolo.
La scelta, per esempio, di poggiare l’ala gocciolante a terra (gestita con diserbo localizzato, sempre che non si applichi una gestione in biologico) lungo il filare è poco gradita e funzionale se si fa uso di spollonatrici meccaniche o se si necessita di lavorare il terreno immediatamente adiacente al ceppo. L’ala poggiata a terra, tuttavia, è la soluzione quasi obbligatoria per impianti allevati ad alberello o in forme prive di cortina, che non si sviluppano su fili sostenuti da pali. Inoltre, questa soluzione ben si accorda con vigneti giovani, nei quali è necessario assistere la fase di post-trapianto delle barbatelle.
Le stesse prerogative di coltivazione e sviluppo possono essere soddisfatte mettendo l’ala sul filo (sospeso a 60-80 cm da terra) della spalliera, come nel cordone speronato o nel guyot, e fissandola con i ganci premontati come nei modelli Netafim Uniwine o Dripwine.
In questo caso possiamo allevare le barbatelle e, nel futuro, avere il ceppo libero di essere gestito in maniera meccanizzata o irrigare le piante adulte. Nelle strutture molto alte quali la pergola o il tendone, diffuse principalmente nell’uva da tavola, è necessario fare attenzione a non posizionare l’ala gocciolante troppo in alto, dato che l’acqua erogata potrebbe da un lato “scavare” il terreno e dall’altro dover attraversare un volume di aria molto calda nel periodo estivo: due eventualità che farebbero perdere efficienza al sistema. Da non trascurare, inoltre, che la presenza di vento potrebbe causare la deriva dell’irrigazione. Per ovviare ai problemi appena menzionati in zone aride e ventose, come in Australia, si ricorre alla stesura di un filo dedicato a sostenere l’impianto irriguo a circa 30 cm da terra.
Esaminiamo, infine, la subirrigazione, una soluzione che si adatta a tutte le forme di allevamento, dato che interrando l’ala a una profondità di circa 30 cm non si interferisce con nessuna cortina o sistema libero da sostegni. La distanza dalla pianta dipende dall’età: su piante giovani è sufficiente mantenersi intorno ai 40 cm, mentre su piante mature spesso si ricorre alla posa in interfilare. Per la subirrigazione l’applicabilità è massima e, pertanto, questa tecnica si candida a essere quella con i maggiori benefici, incluso che l’ala sia esposta a minori rischi in quanto non visibile. Il sistema in subirrigazione va monitorato con contatore e spurgato regolarmente per garantire la durata attesa.
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