L'arca olearia 18/01/2024

Un cambio di passo nella gestione di Xylella fastidiosa

Un cambio di passo nella gestione di Xylella fastidiosa

Occorre cambiare prospettiva per la tutela del patrimonio olivicolo esistente, nel Salento e in tutte le altre zone interessate dal disseccamento, con l’attivazione di pratiche agronomiche e cure adeguate


A 10 anni dall’individuazione dal co.di.ro - xylella e ad almeno 15 dalla sua reale presenza sul territorio salentino pensiamo sia doveroso effettuare un check – up riguardo lo stato della fitopatia e l’efficacia delle azioni messe finora in campo.

L’analisi dei diversi aspetti della fitopatia e dei relativi provvedimenti adottati in questo periodo porta alla conclusione che per realizzare una rigenerazione agro-ecologica del territorio (compreso l’aspetto produttivo) sia urgente e necessario modificare in maniera sostanziale le strategie in atto.

Modifiche che devono anche partire da una diversa narrazione di quanto è accaduto, basata spesso su pregiudizi più che su fatti concreti o su dati assolutamente falsi, come il numero di olivi infetti o morti, che contrastano l’evidenza e il semplice buon senso.

In ogni caso, non è più possibile continuare ad utilizzare in presenza di un’area infetta di oltre 800.000 ettari (grande quanto l’Umbria) gli stessi metodi di eradicazione del 2013, quando  gli ettari erano solo 8.000. Così come il piano di rigenerazione olivicola e territoriale del Salento non può essere affidato solo al reimpianto di specie tolleranti ( come le definisce l’EFSA ) e al sovrainnesto degli olivi ( peraltro senza alcuna sperimentazione in merito) , non essendo state individuate fino ad oggi dalla ricerca varietà di olivo realmente resistenti.  

E’ venuto il momento di prendere atto che con il batterio, diventato ormai endemico, si dovrà convivere, come succede con tante altre fitopatologie. 

Per questo motivo occorre cambiare completamente prospettiva per la tutela del patrimonio olivicolo esistente, nel Salento e in tutte le altre zone interessate dal disseccamento, con l’attivazione di pratiche agronomiche e cure adeguate. Dove queste sono state messe in atto per tempo le piante in genere hanno continuato a vegetare e a produrre, a differenza delle altre abbandonate a sé stesse, dimostrando che le piante infettate non sono tutte destinate a morte certa.

Continuare a parlare, un po’ pateticamente,  a questo proposito di “santoni” , “stregoni”…., per negare un’evidenza, riportata anche dalla Commissione europea,   che ormai interessa centinaia di migliaia di piante e rilevabile  anche da satellite (https://doi.org/10.1038/s41598-023-32170-x oppure https://environment.ec.europa.eu/news/eu-satellites-reveal-how-bio-fertiliser-canprotect-olive-groves-southern-italy-2023-10-04_en)  non rende certo un buon servizio alla tutela  degli olivi ;  o non si hanno argomenti a proposito o, più probabilmente, si difendono precisi interessi per mantenere lo status quo.

Peraltro, negli ultimi anni si sta assistendo in maniera diffusa nella provincia di Lecce ad una ripresa vegetativa spontanea di piante di cellina e ogliarola, molte fortemente colpite dal disseccamento. Questo fenomeno, che interessa sia i polloni che le chiome, ha portato anche ad una certa ripresa produttiva.

Ciò rappresenta un’imperdibile occasione per individuare e studiare i meccanismi della resilienza di piante infette da molti anni. A questo proposito appare poco probabile, come ipotizzato da alcuni, la relazione di questo fenomeno con un’eventuale riduzione della presenza della sputacchina, trattandosi di alberi con una concentrazione di batterio al proprio interno altissima, che secondo le previsioni avrebbero dovuto seccare già da molti anni.  Capire questi meccanismi potrebbe portare ad una svolta decisiva nella lotta alla xylella.

In definitiva riteniamo che:

- Sia necessario cambiare le strategie in atto per una gestione della fitopatia finalizzata alla complessiva rigenerazione agroecologica del territorio e che non si limiti solo all’aspetto produttivo. In tal senso vanno indirizzati strumenti normativi e risorse, coinvolgendo l’insieme dei soggetti interessati del territorio.

- La ricerca debba essere focalizzata non solo sull’individuazione delle specie resistenti ma anche su cure e pratiche atte a contenere la fitopatia. In particolare, vanno assolutamente avviate indagini scientifiche sulla resilienza in atto degli olivi, a cominciare dalla sua estensione e consistenza.

- Vada tutelato il patrimonio olivicolo esistente per la il ruolo fondamentale che svolge dal punto di vista produttivo, della biodiversità, paesaggistico ed ambientale, a cominciare dagli olivi monumentali. Ciò utilizzando cure e pratiche agricole adeguate.

- La Regione finanzi  azioni di sostegno a tutti i gestori di olivi resilienti, a cominciare dalle pratiche agronomiche fino alle spese per cure che utilizzino protocolli sperimentali consolidati.

di Domenico Ragno