L'arca olearia 29/11/2019

Listini italiani troppo vicini ai 4 euro/kg per l'olio extra vergine d'oliva nazionale

Listini italiani troppo vicini ai 4 euro/kg per l'olio extra vergine d'oliva nazionale

La quotazione dell'olio italiano si maniene doppia rispetto a quello iberico. Proprio l'extra vergine iberico è stato il re delle importazioni, arrivando al 76% dell’intero volume importato dall’Italia. A prezzi bassi si riduce il deficit della bilancia commerciale


L’elevata disponibilità di olio di oliva ha impresso al mercato un andamento ribassista, secondo Ismea.

Per quasi tutta la scorsa campagna si è registrato un mercato a due velocità, con i listini italiani dell’extravergine aumentati mediamente del 18% mentre il resto dei Paesi competitor, Spagna in testa, hanno visto scendere le proprie quotazioni con variazioni a due cifre. I prezzi italiani alla produzione sono, infatti, cresciuti molto fino a marzo ma successivamente sono stati investiti dalla tendenza flessiva dettata dalla copiosa disponibilità iberica 2018.

Tendenza che ha subito una decisa accelerazione proprio negli ultimi mesi ed ha portato i prezzi medi spagnoli dell’extra vergine a metà novembre a 2,06 euro al chilo trascinando verso il basso sia i prezzi tunisini, attestati nelle prime settimane di novembre a 2,28 euro al chilo, sia quelli greci fermi a 2,86. Momento difficile anche per i listini italiani che sono poco sopra i 4 euro al chilo.

Nel segmento degli oli a denominazione di origine, come di consueto, non si registra una tendenza univoca. Nel 2019, quando i prezzi dell’intero settore sono mediamente saliti, anche la maggior parte degli oli Dp/Igp ha mostrato incrementi importanti sostanzialmente in linea con il prodotto convenzionale degli stessi territori. Ne è un esempio la Dop Terre di Bari il cui incremento è stato del 23%. Situazione analoga in Sicilia, discorso diverso, invece, per Toscana e Umbria dove le produzioni 2018 erano state abbondanti e i listini si sono mossi al ribasso, così come gli oli Dop del Nord.

I dati sugli scambi con l’estero da gennaio ad agosto 2019 mostrano un incremento dei volumi importati dell’8% rispetto ai primi otto mesi del 2018, a fronte di una sostanziale stabilità dei volumi esportatati. In netta flessione, invece, la spesa per importazioni, mentre gli incassi da export calano in maniera più contenuta riducendo a poco più di venti milioni di euro il deficit della bilancia commerciale.
Nella sezione passiva si osserva una crescita rilevante dell’olio di oliva, trainato sicuramente dall’extra, mentre la domanda italiana di olio di sansa cresce in misura molto limitata. L’export, invece, è stato decisamente sostenuto dall’extra, mentre tutte gli altri segmenti hanno segnato il passo.
La domanda italiana si è rivolta decisamente alla Spagna dalla quale è arrivato il 76% dell’intero volume importato dall’Italia. La decisa abbondanza di disponibilità iberica dovuta ad una produzione 2018 particolarmente abbondante ha, di fatto, favorito le richieste italiane che sono incrementate del 45% a volume rispetto ai primi otto mesi dello scorso anno.
Decisamente in flessione, invece, l’import da Grecia e Tunisia che tradizionalmente vedono scendere le proprie importazioni in Italia quando c’è produzione spagnola in abbondanza.

di C. S.