L'arca olearia

Dove e come “appare” l'olio extra vergine d'oliva in Italia? Dove si nascondono truffe e inganni?

I veri numeri del comparto oleario nazionale. L'Italia nell'ultima campagna ha prodotto il 4% in più. Il Sud domina nella produzione ma il Centro Nord nella commercializzazione. Emerge anche qualche dato sorprendente. Come fa la Lombardia ad avere una resa media in olio del 27%?

11 maggio 2013 | T N

Avere a disposizione dati e numeri è sempre utile, anche quando sono aggregati.

Certo, poi il problema è saperli correttamente analizzare, valutare e trarne le dovute conseguenze. Non sempre è semplice ma alcune anomalie balzano davvero agli occhi ed è difficile ignorarle.

Qualche buona notizia per prima, tratta dai dati di Agea sulla base dei registri di carico e scarico dell'olio del Sian.

L'Italia olivicola è quasi tornata ai livelli produttivi del 2008/2009 quando producemmo 435mila tonnellate. Nel 2012/13 ne abbiamo prodotte 414mila, certamente un bel balzo rispetto alle 327mila del 2010/2011 ma non molto di più rispetto alle 399mila del 2011/2012. L'oliveto Italia, nonostante qualche proclama catastrofico, continua a veleggiare sulle stesse produzioni dell'ultimo quinquennio, segno che, ancora, non è avvenuta la completa disaffezione all'olivo e all'olio.

Si tratta di numeri comunicati dai 6373 operatori obbligati alla tenuta del registro di cui 5716 frantoi. Coloro i quali fanno solo confezionamento in Italia sono 657. Ben 1755 i frantoi aziendali presenti sul nostro paese, esenti dalla tenuta del registro Sian.

Molto interessante la tabella seguente che propone un confronto tra i dati produttivi di due annate.

 

Si nota innanzitutto la stabilità produttiva del Sud Italia con la Sicilia che recupera dopo una stagione difficile e le buone performance di tutto il centro.

Esplosivo l'exploit della Sardegna con una delle annate migliori di sempre, più di 17mila tonnellate d'olio prodotto, un balzo del 500% rispetto alla scorsa campagna.

Deludente il dato umbro e molto interessane quello campano dove, a fronte di una produzione di olive in aumento, si verifica un aumento delle rese di 5 punti. Si segnala che in Toscana, Lazio, Abruzzo le rese sono invece diminuite. Il 20,67 di resa media della Campania è certamente sorprendente ma nulla a confronto con il 27,14% della Lombardia dove l'incremento rispetto alla campagna precedente è di addirittura 13 punti. E' insomma come se la Lombardia avesse fatto due campagne olearie in una e infatti passa da 596 tonnellate a 1251 a fronte di una quantità di olive prodotte sostanzialmente stabile (4239 nel 2011/12 e 4608 nel 2012/13).

La generosità dell'olivo non finirà mai di sorprendere.

 

Interessanti anche i dati relativi alle vendite di olio sfuso

 

e quelli di olio confezionato

 

Dal quadro emerge chiaramente come Puglia, Calabria e Sicilia siano i playmaker della produzione ma Toscana, Umbria e Lombardia dominino invece la scena nel confezionamento e nella commercializzazione dell'olio extra vergine d'oliva.

 

Il segreto di Pulcinella è che non è tutto italiano l'olio che c'è in Italia. Non riusciremmo nemmeno a soddisfare la domanda interna altrimenti, ma è interessante notare come nell'ultima campagna vi sia una maggiore attenzione verso l'olio nazionale e meno verso quello comunitario. Meglio sarebbe dire spagnolo però, visto che, in base ai dati disaggregati, dalla Spagna nel 2011/12 abbiamo importato 270mila tonnellate ridotte a 120mila fino al 30 marzo. Giudicato interessante dagli operatori invece il mercato greco, passato da 51mila a 83mila tonnellate. Incremento di 5mila tonnellate, sempre al 30 marzo, anche per il nostro import dalla Tunisia.

 

In un quadro così complesso vi sono sicuramente luci e ombre ma avere questi dati a disposizione aiuta a capire molto del settore oleario italiano, facendo chiarezza e accendendo dei fari laddove potrebbe servire.

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Emanuele Aymerich

14 maggio 2013 ore 00:57

Credo di essere stato frainteso: non credo che i valori siano reali, credo che purtroppo siano corretti rispetto al dichiarato e credo nella loro utiltà nell'indicare le anomalie proprio per le incongruità che evidenziano. Ho avuto modo l'anno scorso di vedere i primi risultati analitici e credo che si può fare un gran lavoro mirato, sfruttando bene i dati e percorrendoli a ritroso. Adesso le truffe si possono fare sulla carta ma non passeranno più inosservate. Sul dichiarare quale sia la parte della filiera che ruba ci andrei piu molto cauto: per certe cose serve il supporto di più elementi della filiera: i commercianti e i confezionatori da soli non vanno da nessuna parte.

GIANLUCA RICCHI

13 maggio 2013 ore 19:39

Dobbiamo rimettere apposto il settore iniziando dalla pianta caro Emanuele. sono contento che lei creda ai dati riportati in tabella, io al contrario no. Tutti gli operatori sanno che quest'anno abbiamo prodotto meno rispetto all'anno scorso, la siccità nel nostro paese ha causato non pochi danni quantitativi oltre che qualitativi. Non voglio cercare di convincerla, ci mancherebbe altro, credo soltanto opportuno ricordare a chi legge, che la produzione è l'unico anello della catena, ancora oggi, che beneficia degli aiuti comunitari. Per non rischiare di passare sempre per il paese di Pulcinella, perchè la politica e le associazioni di categoria non si uniscono per rivedere una volta per tutte il catasto oleario ?. Quanto si produce davvero, che percentuale sul totale è extra vergine,quanto è vergine e quanto lampante.
Il vergine e il lampante, oli "dimenticati" da chi asserisce che siamo il paese della qualità, del 100% made in italy e della legge Mongello, sono quantità davvero importanti che aiutano se non addirittura sostengono l'intera produzione olearia. Diamo una svolta al settore, partiamo dalle radici,guardiamo attraverso i satelliti, ricontiamo le piante,quantifichiamo la quantità di olive, studiamo le rese,oggi tutto questo è possibile farlo.Ovviamente continueremo a massacrare i confezionatori e i commercianti dalle denunce e dai controlli,visto che quella è la parte della filiera che ruba, però almeno dalla parte degli onesti saremo riusciti una volta per tutte a capire davvero quanto e cosa siamo in grado di produrre. io dopo quasi vent'anni di lavoro ancora non ne ho la più pallida idea.

Emanuele Aymerich

13 maggio 2013 ore 15:39

io ci credo eccome a questi dati, e sono contento che finalmente mettano nero su bianco delle anomalie pesanti che possono indirizzare i controlli. Quelli dell'articolo non sono completi, in realtà ne esistono anche di più analitici che dovrebbero far tremare i polsi a molta gente. Questi dati sono l'unico motivo per tollerare il registro pesantissimo e costoso che ci siamo accollati, quindi ben vengano: ora bisogna sfruttarli bene. Io credo anche che Il problema non sia l'assenza di controlli ma la dispersione di energie che si fa mandando diversi organi dello stato a fare li stessi controlli a pioggia su tutto il territorio, presso le piccole aziende, dove si scoprono quasi solo errori e piccole infrazioni formali invece che concentrare le risorse umane sui grandi truffatori che muovono grandi volumi devastando il mercato. Qualcuno mi deve spiegare perché un piccolo frantoio deve essere controllato ogni stagione da NAS, Ufficio Repressione Frodi, ASL, Forestale e Comune, non basterebbe uno solo di questi organi? Gli altri potrebbero così dedicare meglio le loro energie a indagini ben più proficue. Abbiamo tanto personale valido per riuscire ad evitare certe cose, ma a mio parere non è coordinato bene dallo Stato: invece che tutti questi doppioni ci vorrebbe una bella riorganizzazione settoriale dei controlli e una conseguente modulazione degli incarichi, ne beneficeremmo con soddisfazione tutti quanti: controllori, controllati e consumatori.

alberto zurru

13 maggio 2013 ore 14:11

ebbene si ! cari signori, è un vero miracolo!
questo modo italiano di fare controlli è identico a quanto accade ogni giorno in tutta italia, ciechi che riacquistano la vista, paraplegici che camminano, senza neanche passare da Lourdes, poi meraviglia delle meraviglie.... qualcuno si accorge che..., ma solo dopo 20 anni!!!
(qualcuno può spiegarmi che differenza c'è tra il miracolato inps ed il funzionario che dorme per 20 anni, anch'egli pagato da tutti noi?)
olio, vino e le mitiche lasagne al ragù di un improbabile animale..., solo per citarne alcune,
se alle analisi statistiche non seguono azioni concrete a tutela di tutti, consumatori e produttori, quindi del mercato, il prossimo anno ci sarà nuovamente questa solita discussione...

GIANLUCA RICCHI

13 maggio 2013 ore 13:00

Incredibile! dai dati che si legge, in questa campagna Olearia siamo riusciti a produrre più della campagna scorsa nonostante la siccità. Se non ricordo male ,un articolo del Grimelli e di Scoccia riportavano un calo di circa il 30% per tale problema riscontrato in tutto il bacino del mediterraneo.......... Vi ricordo inoltre che siamo stati capaci di dichiarare alcuni anni or sono più di 700.000 ton di produzione... Continuo fermamente a pensare che sia necessario rivedere il catasto oleario altrimenti tutto questo non serve.

Guidalberto di Canossa

13 maggio 2013 ore 08:46

Torno a concentrare l'attenzione sulla serietà ed efficacia dei controlli...dopo aver letto i commenti dei Sigg. Conti e Zurru.
Anche l'olio extravergine deve passare attaverso uno scandalo vino-metanolo per diventare olio extravergine di oliva?

Emilio Conti

13 maggio 2013 ore 01:54

Mi sorprende che ci sia qualcuno che crede a questi dati. Leggo rese impossibili. Annunci prima e durante la campagna, da pregiate associazioni, che indicano cali produttivi diventati poi aumenti sia di olive che di olio. Ricordo come anni fa' da febbraio a giugno si produssero più olive che da ottobre a dicembre; dichiarazione unanime: a marzo i frantoi sono tutti chiusi. Mi chiedo quanto sia realmente l'olio italiano prodotto in Italia e quello prodotto in Italia cartaceo. Questi dati sono uno specchio della situazione dove all'abbandono della coltura corrisponde un aumento delle produzioni. Miracolo italiano.

alberto zurru

11 maggio 2013 ore 17:25

non credo che i dati possano sorprendere operatori seri e onesti, la cosa che dispiace, per quanto mi riguarda, e che difficilmente questi dati avranno una diffusione importante, sopratutto per gli ignari consumatori, i quali se fossero informati meglio, causa anche la loro pigrizia, quasi nessuno legge le etichette, farebbero un favore a loro stessi, dando contemporaneamente soddisfazione alle aziende serie che hanno come unica freccia, spuntata, al loro arco, solamente un prodotto sincero e di qualità !

Guidalberto di Canossa

11 maggio 2013 ore 17:11

Signor Aymerich, abbiamo un pensiero in comune? A cosa porterebbe il due + due?

Emanuele Aymerich

11 maggio 2013 ore 14:55

I dati che si estrapolano dal SIAN andrebbero ben pubblicizzati pure al pubblico, il consumatore deve essere messo in grado di capire e potere fare due più due

Guidalberto di Canossa

11 maggio 2013 ore 10:43

Dati interessanti. I controlli garantiscono effettivamente l'origine del prodotto?

massimo occhinegro

11 maggio 2013 ore 07:10

La scoperta dell'acqua calda.