L'arca olearia

Alla quinta edizione di Olio Capitale si è celebrata l'Unità olivicolo-olearia

Grande successo di pubblico e buoni affari per gli espositori nella manifestazione oliandola che si conferma leader assoluta in Italia, anche perchè fa tendenza. Infatti proprio a Trieste è stato lanciato il Manifesto per il Risorgimento dell'Olio Italiano

26 marzo 2011 | T N

 

E' stata una conferma, l'ennesima. Alla V edizione Olio Capitale la manifestazione oliandola di maggior successo in Italia, l'unica che è capace di far camminare l'extra vergine da sé, senza altre stampelle enogastronomiche.

Solo a Trieste l'olio d'oliva è protagonista assoluto.
Una scommessa vinta.
Vinta dai più di 200 espositori che hanno partecipato dal 18 al 21 marzo alla manifestazione, con ottimi riscontri visto che l'ultimo giorno, presso diversi stand, l'extra vergine era finito, "sold out".
Una scommessa vinta dai numerosissimi buyer, ristoratori, enotecari, con una folta rappresentanza dalla Mitteleuropa che hanno scelto Olio Capitale per approvvigionarsi dell'eccellenza italiana.
Una scommessa vinta dal pubblico, più di 6000 i visitatori, che è accorso in maggior numero rispetto allo scorso anno nei padiglioni fieristici per degustare l'olio e acquistarne, da ogni regione d'Italia, per avere in casa e in famiglia quella varietà di profumi e aromi che è la ricchezza del nostro Paese.


Entusiasmo alle stelle tanto che senza indugio il padrone di casa, Antonio Paoletti, presidente della CCIAA di Trieste che ha organizzato Olio Capitale, ha già annunciato le date della VI edizione di Olio Capitale: 2-5 marzo 2012.

Ma oltre al business c'è di più.
Infatti Olio Capitale si conferma manifestazione di tendenza che sviscera le problematiche del settore, grazie alla partecipazione di ospiti qualificati, e che delinea possibili soluzioni. E durante l'edizione dell'Unità d'Italia, iniziata proprio il giorno successivo la giornata celebrativa del 17 marzo, non poteva mancare un avvio con i fuochi d'artificio, lanciando quel Manifesto per il Risorgimento dell'Olio Italiano, poi presentato ai nostri lettori (link esterno).

Ritrovare un'Unità della filiera olivicolo olearia, attraverso la condivisione di principi universali dell'olivo e dell'olio, è indispensabile per crescere, per ritrovare quello spazio competitivo che manca da 20 anni e più all'Italia.

Le ragioni sono presto dette. Anche in Spagna ci si è accorti che il vero potere sta nelle mani della Grande Distribuzione. E' questo attore della filiera a fare il bello e brutto tempo sui prezzi tanto che la grave accusa mossa è che le catene di supermarket presenti in Spagna abbiano fatto cartello perchè il prezzo dell'extra vergine, pur mantenendosi bassissimo, non scenda oltre quella soglia (1,7 euro/kg) per cui scatterebbe la misura di aiuto all'ammasso privato.
In Italia la situazione non è diversa e gli scontri tra produttori, frantoiani e imbottigliatori rischiano solo di essere una guerra tra poveri da cui può trarre vantaggio la GDO.

Come emerso nel corso del talk show sui costi di produzione visibili ed invisibili, infatti, ciascuna delle realtà economiche della filiera è alle prese con problematiche strutturali che ne aggravano i bilanci. Gli olivicoltori dovrebbero ammodernare i loro oliveti per recuperare margini di redditività, ma con quali soldi? I frantoiani si trovano schiacciati da una doppia competizione, da costi energetici in aumento e dal gravoso problema dei sottoprodotti. Gli imbottigliatori? L'immagine degli industriali come sanguisughe ha subito un duro colpo proprio durante il dibattito. Sono stati infatti presentati dati incontrovertibili. Il tasso di redditività di un grande imbottigliatore oleario è compreso tra lo 0,25 e lo 0,5 %, ovvero per generare utili per 100.000 euro si deve avere un fatturato di 400 milioni di euro.

Occorre dunque far salire i prezzi per recuperare valore per la filiera, attraverso una valorizzazione che si svincoli dall'uso, ormai scontato e ripetitivo, che la GDO fa dell'extra vergine. Prodotto civetta, da volantino, per attirare i clienti o fidelizzarli. Uscire da questa logica è possibile solo se si evitano le contrapposizioni autolesionistiche, come quelle andate in scena nelle scorse settimane sugli alchil esteri e le frodi nell'olio, che hanno più l'effetto di allontanare il consumatore dal prodotto piuttosto che avvicinarlo a qualche attore della filiera. L'extra vergine non è mutato da cinquant'anni, si è solo e blandamente adattato ai tempi e perchè si possa veramente fare marketing occorre non una scossa al mercato ma un terremoto. Occorre reinventarsi un prodotto, occorre garantirlo, meglio e di più di quanto fatto per l'extra vergine, occorre fare selezione, senza voler, nella migliore tradizione italiana, alla fin fine includere tutti. Per dare valore alla filiera olivicolo-olearia occorre fantasia, un processo culturale che torni a valorizzare tutti gli oli d'oliva, oggi quasi svaniti, con il risultato che talvolta l'olio d'oliva costi più dell'extra vergine sugli scaffali e che si apra a nuovi prodotti, nuovi usi, nuove consuetudini alimentari, senza escludere cosmesi e altri segmenti.

Naturalmente a Olio Capitale non sono mancati anche appuntamenti più ludici, come la scuola di cucina, con il coordinamento di Emilio Cuk e una folta rappresentanza della Federazione italiana cuochi, che hanno accolto e deliziato il pubblico presentando piatti regionali abbinati a oli del rispettivo territorio, da sempre abbinata vincente. Oltre al progetto Olio Officina, con la regia dell'oleologo Luigi Caricato e la presenza attiva del maestro di cucina Giuseppe Capano.

Successo anche per l'Oil Bar, a cura di Olea, che quest'anno si è aperto anche alle scuole, per insegnare ai giovani ad apprezzare oli d'oliva di qualità. Folto e interessato pubblico anche in occasione delle degustazioni guidate, a cui è seguita la giuria popolare del concorso.

Olio Capitale è stato anche tanto altro, e ve ne daremo conto nei prossimi numeri di Teatro Naturale. Impossibile sintetizzare tutto in poche righe.

Olio Capitale è un format originale ed unico, complesso e semplice, in cui ogni segmento si incastona perfettamente in un quadro più ampio che comunque vede sempre l'extra vergine come protagonista.

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