L'arca olearia
Le “Donne dell’olio” si presentano a Olio Capitale
Nel corso della manifestazione triestina che si terrà la prossima settimana, la più antica asssociazione che unisce l’universo femminile coinvolto a vario titolo con il complesso e variegato mondo degli extra vergini, rilancia la propria organizzazione con un convegno e uno stand. Ne parliamo con la presidente Laura Turri
12 marzo 2011 | Luigi Caricato
In una società come quella odierna, ha senso parlare di un’associazione che riunisce le donne che orbitano intorno al comparto oleario, o che comunque, da vere appassionate e semplici consumatrici, vogliono saperne di più? Io ritengo proprio di sì. Infatti, se avete ben notato, non si fa altro che parlare di donne, il tema è di estrema attualità. E’ giusto d’altra parte che vengano riconosciuti alcuni ruoli. Prendete per esempio il caso di Pina Romano: è la presidente dell’Interprofessione olio di oliva in Italia. Si tratta di una bella conquista.
Perché, tanto per fare un altro esempio, nelle associazioni di categoria le donne occupano un ruolo marginale. E’ giusto che sia così? Proprio no.
Infatti non è un caso che l’attuale presidente dell’associazione delle “Donne dell’olio”, Laura Turri, voglia imprimere un grande impulso, ma nel segno di una progettualità vera, non dei giochi di fantasia che a poco servono. Non iniziative sciocche, tanto per giocare e mettersi in mostra, ma propositi seri, perché è l’ora che le donne cerchino di rovesciare come un calzino questo mondo olivicolo invecchiato e inerte. Le donne, sono sempre più convinto abbiano una marcia in più.
La presidente in carica è persona concreta e seria, operativa, una produttrice, titolare con i fratelli di un’azienda che sa muoversi professionalmente sul mercato, senza cedere alla tentazione di svilire il vero valore dell’olio extra vergine di oliva.

Quando è nata l’associazione?
Il 19 aprile 2000, in tempi in cui vi era tutta un’altra società, che lentamente si stava aprendo con fiducia alle nuove proposte che si lanciavano sugli scaffali, con la lenta e progressiva introduzione delle denominazione di origine, la vera svolta, per la chi l’ha saputa cogliere, per il settore.
Come sono andati primi passi?
All’esordio eravamo cinque produttrici, un’agronoma e una ricercatrice. Ora che il tessuto femminile sta assumendo maggiore consistenza, ho voluto ridare slancio all’associazione, anche perché con i mutati tempi un’associazione come la nostra deve oggi assumersi delle responsabilità ben precise. Non basta dire siamo donne unite nel nome dell’olio e vogliamo così solidarizzare.
Quindi ci saranno nuove proposte in vista?
Sì, e le lanceremo a Trieste, in occasione di Olio Capitale, dove saremo presenti con un nostro stand e in più ci presenteremo in pubblico, comunicando le nostre idee e soluzioni per tentare una svolta a questa china discendente, a questa mancanza di convinzione e di fiducia che sta attraversando il settore, proprio in un tempo di grandi contraddizioni, con la migliore qualità delle produzioni che spesso non trovano la giusta collocazione sul mercato. Ma io credo che questa situazione contraddittoria non sia frutto del caso. E’ che qualcuno ha tirato i remi in barca e chi aveva il ruolo di dare la spinta impulsiva non lo ha fatto.
Allora ho ragione nel dire che le donne possono contribuire a segnare una svolta in questo Paese, basta cedere loro gli spazi che meritano?
Sì, è troppo buono, ma d’altra parte chi non rinuncia all’intelligenza sa bene che certi ruoli segnatamente maschili non giovano non soltanto all’olivicoltura, ma in generale a tutto il mondo agricolo. In ogni caso noi non saremo chiuse in noi stesse. Accoglieremo nell’associazione tutte le possibili figure, senza discriminazioni di sorta. Non solo le produttrici o leasssggiatrici, le agronome o le oleologhe, ma anche le consumatrici che lo vorranno, le giornaliste, le ricercatrici, le operatrici commerciali. E’ un progetto ampio che non lascerà a casa nessuno. La nostra associazione lavora per dare un’immagine positiva e un’armonia al comparto. Non vogliamo pensare a una associazione con la puzza sotto il naso. Possono farne parte tutte, senza distinzione per fatturato o dimensioni: vi possono accedere imprenditrici di aziende piccole, medie o grandi, purché dietro vi siano persone rette e professionalmente impeccabili.
Finalmente ascolto delle dichiarazioni propositive. Insomma, non andrete in giro a chiacchierare d’olio tra amiche appassionate. Così, giusto per dare l’impressione che esiste una realtà associativa. L’associazione delle Donne dell’Olio riparte alla carica con scopi e finalità tutt’altro che folcloristici?
Non staremmo a perdere tempo se non vi fossero obiettivi ben precisi. Ricordo che dietro c’è solo la passione per l’olio ma anche la consapevolezza che la passione senza risultati concreti serva a ben poco. La nostra associazione ha carattere volontaristico e non ha alcun fine di lucro. Chi vi partecipa attivamente lo fa a titolo gratuito, come è riportato nell’articolo 8 dello Statuto. L'obbiettivo è fare cultura anche attraverso il confronto delle idee, pur se non è sempre facile. Ecco perché è aperta a tutte le donne dell'olio senza esclusioni. Sarà tuttavia bene chiarire, onde evitare fraintendimenti, che l'associazione non intende affatto commercializzare l'olio delle socie, non rientra e né vogliamo che rientri nelle finalità e negli obbiettivi.
Bene, appuntamento dunque a Trieste dal 18 al 21 marzo, a Olio Capitale…
Sì, e domenica 20 marzo tutte le donne vengano numerose al nostro convegno per il rilancio dell’associazione.
E oltre la fiera di Trieste, dove vi possono trovare?
La nostra sede è a Cavaion Veronese, e poi stiamo lavorando per ristrutturare con altro spirito il nostro sito internet dell’associazione. In attesa della nuova versione – più aperta alla comunicazione, con un una struttura più comunicativa, un vero e proprio da blog. Noi ci siamo, attendiamo a braccia aperte l’ingresso delle nuove socie. Potete scriverci, per informazioni, all’indirizzo info@donnedellolio.it.
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